Segue la lettura della riflessione da parte di un lettore.
Evidenza
Quando uno spermatozoo feconda una cellula uovo, si forma la prima cellula di un embrione, lo zigote. Lo zigote è la prima cellula del nuovo individuo, è una cellula totipotente, ossia in grado di dare vita a più tipi di cellule. Lo zigote prende casa nell’utero attraverso un processo di annidamento, e inizia a nutrirsi attraverso i villi coriali: una parte delle sue cellule formeranno la placenta e un’altra parte diventerà l’embrione.
La nascita dello zigote indica il punto di inizio dell’esistenza di una persona, di un uomo e di una donna, e quindi l’istante a partire dal quale gli spettano il rispetto per la sua dignità e i suoi diritti, primo fra tutti il diritto alla vita. Una volta che l’uomo è concepito, tutte le azioni contro l’integrità, la salute, la sicurezza della sua vita possono essere equiparate a un omicidio.
Ora, secondo la possibilità offerta da Dio all’uomo nel dono del libero arbitrio, un uomo potrebbe per suoi motivi, interessi e scopi compiere azioni di violenza mortale nei confronti di una nuova vita, di un embrione, di un feto? Sì, purtroppo sì, è terribile, ma qualcuno potrebbe compiere queste azioni omicide nei confronti di una nuova vita. Secondo la Parola di Gesù, l’omicidio è il peccato più grave al cospetto di Dio. E se l’omicidio è commesso ai danni di un bimbo ancora in pancia della madre, è assolutamente il peccato più grave davanti a Dio e all’uomo. Per la libertà offerta all’uomo da Dio, l’uomo può uccidere un bambino. Sì, lo può fare, ha la possibilità psichica e fisica di farlo, ma, davanti a Dio e all’uomo, è e rimane un omicidio. Questa è la realtà razionale.
Ora, se con l’intelligenza offerta da Dio all’uomo, l’uomo per i suoi interessi e scopi costruisce un sistema logico-mentale per affermare che l’uomo, quando nasce, è un uomo e gli spettano tutti i diritti, ma se invece si trova allo stadio di feto non è un uomo e dunque può essere usato come un pezzo di carne da macello senza commettere omicidio, allora si va oltre il peccato, si sfocia nell’imperdonabile, perché è un peccato contro lo Spirito Santo, contro l’evidenza, è un peccato che non avrà perdono in eterno.
Per paradosso, un popolo, uno stato, un governo, per mille questioni ideologiche o politiche, può autodeterminarsi a livello legale in modo tale che, pur ritenendo l’uccidere un bambino in pancia alla madre un omicidio a tutti gli effetti, questo omicidio non debba essere punito in alcun modo. Si tratta di una libera scelta di quel popolo. Ma se un popolo, uno stato, un governo decide arbitrariamente che il feto in pancia alla madre è solo un ammasso di cellule e non è un uomo a tutti gli effetti, e dunque sopprimerlo non è affatto un omicidio ma è pari a tagliare via una bistecca dalla coscia di un manzo, questa è tutta un’altra cosa, questa è perversa follia.
Chi uccide un bambino in pancia alla mamma commette omicidio. È il peccato più grande, ma può essere perdonato.
Chi uccide un bambino in pancia alla mamma, affermando che quel bambino non è un uomo, e dunque non si tratta di omicidio, compie un’azione che non può essere perdonata, perché è un peccato contro lo Spirito Santo, contro l’evidenza stessa della vita.
Gesù in Matteo lo esprime così: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Matteo 12,31-32); in Marco così: Tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini, e anche tutte le bestemmie che diranno, ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna (Marco 3,28-29); in Luca: Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato (Luca 12,10).
La vita ha un suo verso, una sua direzione, ha le sue leggi. L’uomo è fornito di libero arbitrio e può non essere d’accordo con il verso della vita, con la direzione e le leggi della vita, è nel suo diritto. Se prende strade contro la vita, procede verso il mortale, rovina la sua esistenza, va contro Dio, può essere perdonato. Ma se per i propri interessi chiude occhi e intelligenza e va contro ogni evidenza per arrogarsi il diritto di pensare di poter cambiare il verso, la direzione, le leggi della vita, allora compie qualcosa che non è perdonabile.
Gesù, il Figlio di Dio, nasce come un bambino tra i bambini. Maria, Giuseppe, i Magi d’oriente, qualche pastore riconoscono la sua divinità anche nei segni della sua umile, normale umanità. Gesù, il Figlio di Dio, inizia la sua vita pubblica tra le strade d’Israele, nell’umiltà e nella semplicità dei contatti più quotidiani, ed è comprensibile e scusabile se molti non riescono a credere alla sua divinità così velata da simili apparenze. Ma quando Gesù guarisce migliaia di uomini e donne da ogni malattia, comanda agli elementi naturali, moltiplica pani e pesci, le cose cambiano. L’uomo rimane libero di non credere a Gesù e di non aver parte in alcun modo al suo messaggio, ma se, davanti a Gesù che guarisce i ciechi e sana i lebbrosi a decine e decine, afferma che Gesù fa quello che fa perché è un demonio, allora le cose cambiano. Questo non è scusabile, non è perdonabile, né in terra né in cielo.
L’uomo rimane libero di ritenere e pensare che il messaggio di Gesù non sia di alcuna utilità per vivere e può anche prenderne le distanze, ma se, di fronte a Gesù che caccia i demoni dalle persone indemoniate, afferma che Gesù fa quello che fa perché è Beelzebùl, il capo dei demoni, questo è contro l’evidenza, contro lo Spirito Santo, contro la Vita e non può essere perdonato, perché un uomo che fa questo rinuncia alla sua onestà intellettuale e, rinunciando a essa, si apre a una forma di follia perversa che non ha possibilità di recupero. Finché un uomo, pur vivendo una vita malvagia e perversa, mantiene la sua onestà intellettuale e mantiene gli occhi aperti sull’evidenza della vita, c’è sempre la possibilità di rinascere in Dio e alla vita. Ma quando un uomo, per i suoi interessi e scopi, rinnega l’evidenza, non c’è più nulla da fare per riportarlo alla vita.
Anche negli ultimi istanti della sua vita terrena Gesù si comporta in modo così umile, silenzioso, pacato da poter indurre molti a ritenerlo un semplice uomo, un malvivente comune. I sacerdoti del tempio, uomini di religione, bastonano Gesù, lo fanno frustare, perché Gesù dice di essere re. Pilato, quando Gesù dice di essere re, resta perplesso, cerca di capire, e a un certo punto prova perfino un reverenziale timore. I sacerdoti del tempio, detentori della Parola di Dio, condannano a morte Gesù come bestemmiatore, Pilato invece cerca di salvarlo, perché riconosce che in lui non c’è colpa. Chi davanti a Gesù mantiene un minimo di onestà intellettuale?
Ai piedi della croce, la gente che passa scuote il capo in segno di disprezzo e spregio, pur avendo conosciuto Gesù, pur avendolo visto operare migliaia di guarigioni, pur avendo sperimentato la sua dolcezza, la sua intelligenza, la sua eleganza, il suo fascino, il suo amore, la sua compassione. Ai piedi della croce, i militari deridono Gesù, gli sputano in faccia, lo spogliano, se ne dividono le vesti, gli conficcano i chiodi nella carne. Quando il cielo si oscura e la terra trema per il terremoto, questi soldati continuano a ridere, a schernire, a bestemmiare e a giocare a dadi.
Ai piedi della stessa croce c’è anche un centurione dell’esercito romano, il capo di questi soldati, che ha l’incarico di far eseguire la condanna a morte dei condannati. Non è lì di passaggio, è lì perché sta eseguendo degli ordini, è obbligato dal suo compito. È un uomo abituato alla violenza, alla guerra, alla morte, al sangue. Sotto quella croce, lui come tutti coloro che si trovano lì, può stare faccia a faccia con Gesù da mezzogiorno alle tre. Sotto quella croce, tutti sentono il grido di Gesù e vedono il sangue e l’acqua uscire dal suo fianco dopo il colpo di lancia. Ma solo il centurione e pochi altri soldati, visto come Gesù muore, affermano: Veramente, costui era Figlio di Dio (Matteo 27,54; Marco 15,39). Chi davanti a Gesù mantiene un minimo di onestà intellettuale?
Gesù viene crocifisso in mezzo a due malfattori di professione. È scritto: Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi! L’altro invece lo rimproverava dicendo: Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male. E disse: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. Gli rispose: In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso (Luca 23,39-43). Chi davanti a Gesù mantiene un minimo di onestà intellettuale?
Quando quello che vedi non è più quello che vedi ma quello che vuoi vedere, la razionalità inizia a sfociare nella perversa follia. Quando quello che senti non è più quello che senti ma quello che vuoi sentire, la razionalità inizia a sfociare nella perversa follia. Quando quello che capisci non è più quello che puoi capire ma quello che vuoi capire, la razionalità inizia a sfociare nella perversa follia, e nemmeno Dio può fare qualcosa.
L’uomo può scegliere il male invece del bene, può scegliere il mortale invece del vitale, è libero di farlo, è un suo diritto sancito da Dio. Ma chi si arroga il diritto di dire all’uomo che il male è il bene e il bene è il male, che ciò che è vitale per l’uomo e la vita è mortale e ciò che è mortale per l’uomo e la vita è vitale, costui non è scusabile, non troverà perdono, mai.
Dio ama l’uomo oltre ogni immaginazione e ha donato suo Figlio all’umanità per farla rinascere nella luce e nell’amore, ha donato il suo Spirito per ricondurre tutti i suoi figli a sé, ma non può fare nulla per l’uomo se l’uomo, per difendere i propri interessi e i propri scopi, rinuncia alla propria onestà intellettuale e non vuole più vedere la luce dell’evidenza delle cose.
Tutti gli uomini in qualche momento della vita possono essere ingannati, depistati, imbrogliati, oscurati. Tutti possono farsi ingannare per un po', in qualche momento, in qualche circostanza, ma quando, in nome di interessi, tenore di vita, paura, solitudine, persecuzione, gli uomini iniziano a rinunciare definitivamente alla loro capacità di vedere l’evidenza della realtà come scelta di vita, allora prendono un cammino verso un abisso che non ha più ritorno. L’umanità del tempo del diluvio ne sa qualcosa.