Segue la lettura della riflessione da parte di un lettore.
La frusta
Gesù fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi. Perché?
Il perché lo spiega lui stesso: Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato. Ma cosa significa?
Cosa trova Gesù nel tempio? Trova buoi, pecore e colombe, trova animali per i sacrifici rituali. Trova che nel tempio di Dio, il luogo di incontro, non solo fisico, tra Dio e l’uomo e l’uomo e Dio, i nuovi mediatori tra Dio e l’uomo sono diventati gli animali. Trova che il sangue degli animali e le loro ceneri determinano la validità del rapporto con Dio più e oltre ogni intimità e adorazione del cuore. Trova che la proposta di Dio, che indica ai suoi figli di seguire con amore le sue procedure per essere nella gioia, si è trasformata in una religione dove il sacrificio, il dovere, la legge, il dolore sono il fondamento. Trova nel tempio i banchieri dei sacerdoti dietro i loro tavoli, intenti nelle loro attività commerciali quali la compravendita degli animali per i sacrifici, il cambio di valute, l’erogazione di prestiti, la riscossione di debiti. Trova che nel tempio di Dio, il luogo non solo fisico in cui Dio ha piacere di rivelare attraverso la sua parola l’infinita intelligenza del suo volere, per sollevare l’uomo verso un’evoluzione meravigliosa, il nuovo riferimento dell’umanità è diventato il denaro, il guadagno, il profitto. Trova che nel tempio di Dio, proprio nel tempio di Dio, la comunità dei sacerdoti e i capi dei sacerdoti, che avrebbero dovuto avere il compito di aiutare l’umanità a crescere nella sapienza e nell’amore verso Dio e verso l’umanità, sono diventati i primi artefici di quella che Gesù definisce una spelonca di ladri. I sacerdoti del tempio hanno lentamente trasformato la casa di Dio in una caverna oscura e maleodorante di mortale imbroglio ed efferato ladrocinio.
Gesù aveva affidato alla comunità dei suoi discepoli tre compiti assolutamente particolari: guarire i malati, cacciare i demoni, annunciare la sapienza del vangelo. Con il tempo, alcuni della comunità dei discepoli hanno pensato che era sicuramente più conveniente fare dell’altro, come controllare, angariare e schiavizzare l’umanità, possedere ogni risorsa e ricchezza, cercare di avere il potere su tutto e tutti. Così alcuni dei discepoli, quelli più potenti e protetti dall’istituzione, invece che dedicare la vita a guarire i malati sono diventati essi stessi la malattia, la contaminazione virulenta del male, i propagatori dell’infezione. Invece che guarire l’umanità da malattie, ignoranza, oppressione hanno infettato con le loro menzogne e crudeltà generazioni intere di uomini e donne. Uno dei compiti dati da Gesù ai suoi discepoli era quello straordinario e meraviglioso di cacciare i demoni dal cuore e dalla vita del popolo di Dio. Una parte dei discepoli invece, con il tempo, si è data da fare con grande impegno non per cacciare i demoni, ma per spalancare loro le porte del tempio di Dio e far accomodare le loro schiere fin sui sedili degli altari.
Era stato dato ai discepoli il compito di annunciare ai popoli la sapienza assoluta del vangelo di Gesù e invece quegli stessi discepoli col tempo hanno fatto di tutto per celarne la potenza, screditarne l’autorevolezza, falsificarne i contenuti così da ricoprire talmente il messaggio di Gesù di ridicolo da allontanarlo con forza dagli occhi, dall’intelligenza, dal cuore della gente.
Satana ha usato questa generazione non solo per far uscire i figli di Dio dal tempio di Dio, ma anche e soprattutto per far entrare i suoi figli nel tempio di Dio.
Gesù entra in un tempio che non è più abitato dai figli di Dio, per quanto limitati e fragili ma pur sempre in cammino verso la vita, ma entra in un tempio abitato ormai dai figli di Satana e dal loro sistema di menzogne e di morte.
Perché Gesù fa una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori? Perché il tempio di Dio, il luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo è diventato il luogo dello scontro tra l’uomo e Dio. Gesù sa bene chi ha davanti quel giorno nel tempio, per questo caccia via tutti. Il sistema del male va cacciato di casa, non invitato a entrare, a meno che non si sia completamente stolti o conniventi con il male.
A questo punto gli stolti o i conniventi con il male chiedono a Gesù: Quale segno ci mostri per fare queste cose? In pratica chiedono a Gesù di rivelare con quale autorità si permette di fare quello che fa. Gli stolti chiedono a Gesù con quale autorità fa quello che fa perché non capiscono nulla delle sue azioni, vedono solo che va contro le tradizioni e le istituzioni e questo li spaventa, li destabilizza. I conniventi con il male chiedono a Gesù con quale autorità fa quello che fa perché capiscono il potere destabilizzante delle sue azioni per il loro sistema, sanno che Gesù è lì per manifestare i loro disegni oscuri e malvagi.
Gli uni e gli altri chiedono a Gesù con quale autorità fa quello che fa e dice quello che dice. Ma a Gesù bisogna chiedere con quale autorità si comporta così o bisognerebbe chiederlo ai dirigenti del popolo e del tempio?
Con quale autorità la comunità dei sacerdoti del tempio sta ingannando il popolo e sta spingendo l’umanità nell’abisso di Satana? Con quale autorità la comunità dei sacerdoti del tempio e i dirigenti dei popoli stanno persuadendo l’uomo a rinunciare completamente alla propria identità, personalità, autonomia, dignità, in nome di una globalizzazione sociale e intellettuale?
Gesù con poche parole cerca di spiegare che la sua autorità viene dal suo essere Dio, e la prova sarà la sua risurrezione dalla morte, se tutti miracoli da lui compiuti non saranno stati sufficienti. Poche parole, comunque per nulla comprese sia dagli stolti che dai conniventi con il male. Gesù non insiste oltre, sa bene chi ha davanti, sa bene che ormai nel tempio di Dio non ci sono che ignoranti e conniventi con il male e tutti e due adoratori del denaro e del possesso. È inutile stare lì con quella gente. Infatti il testo del vangelo afferma: Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
Quel giorno l’azione di Gesù di cacciare quelli che sono diventati adoratori del male, o per ignoranza o per connivenza con il male, è più un’azione simbolica che realmente funzionale, almeno per quel momento.
Da quel giorno le cose di certo non cambieranno, anzi, ma Gesù con quel gesto manda un segnale chiaro, estremamente chiaro di come stanno le cose, per chi vuole capire.
Il gesto di Gesù è inequivocabile per chi desidera comprendere come e quanto il male e tutto il suo sistema, organizzato da Satana, siano ormai entrati nel tempio di Dio.
La comunità che avrebbe dovuto liberare l’uomo dal male è diventata una società atea che lavora in nome dell’oscuro burattinaio maligno per garantire la costituzione di un’umanità che non possa opporre alcuna resistenza al progetto di ridurre gli uomini, i figli di Dio, in marionette da guidare e gestire tirando i fili.
Ma Gesù non desidera solo mostrare ai suoi figli come opera il male, per renderli più consapevoli e astuti, desidera anche fornire ai suoi amici prospettive e opportunità proprio in momenti in cui tutto sembra perduto e senza soluzioni.
Gesù afferma: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gesù si riferisce certamente al tempio del suo corpo, cioè al fatto che verrà ucciso e che il suo tempio, la sua persona risorgerà, ma non solo. Usando il termine tempio, Gesù parla anche del tempio inteso come comunità dei suoi credenti, che, per quanto oppressa, ingannata e tradita, nel momento in cui torna a fidarsi della parola del vangelo può sempre risorgere e rinascere. Gesù, usando il termine tempio, si riferisce certamente al tempio come luogo intimo e interiore dove l’uomo può rinnovare il proprio rapporto intimo con Dio, ma anche alla comunità di uomini e donne, di cuori e intelligenze che, rinunciando a fidarsi del sistema, iniziano a riprendere fiducia in se stessi, nelle proprie capacità e facoltà. Uomini e donne capaci di riorganizzare la propria vita e quella dei loro figli in altre direzioni che non in quelle proposte dal sistema del mondo. Uomini e donne che sanno mettere insieme forza, intelligenza, genialità, solidarietà per slegarsi e scollegarsi dai sistemi globali di approvvigionamento di cibo, acqua, sementi, riscaldamento, materiali e materie prime per rendere la propria esistenza sempre più territoriale, autonoma, indipendente, autosufficiente.
Quel giorno del tempio Gesù ha di fronte una situazione molto pesante e oscura ma lui assicura che il tempio di Dio e tutto ciò che rappresenta, cioè il luogo dell’incontro con Dio, la comunità dei credenti, il cuore dell’uomo e la sua stessa persona, risorgeranno. Risorgeranno come lui risorgerà, perché anche nei momenti difficilissimi non ha perso la fede e l’amore, la gratitudine e la fedeltà a Dio.
È proprio nei momenti e nei tempi più difficili che diventa fondamentale riprendere la direzione, fare le scelte importanti, lontani dagli inganni e dalle menzogne.
Gli stati, i governi, le istituzioni sociali, religiose, economiche impongono la loro direzione. All’uomo e alla donna di oggi spetta saper scegliere se quella è la direzione che fa bene al loro cuore, alla loro intelligenza, alla loro sopravvivenza, felicità, salute e pace.
Nell’esperienza dei discepoli, che hanno conosciuto Gesù e ricevuto da lui i mandati per l’umanità, i momenti più duri e di crisi non sono stati i momenti della persecuzione romana durata secoli. I momenti più difficili e pesanti sono stati i momenti in cui, isolati e solitari, sotto la croce, osservavano il loro maestro morto e sanguinante. La comunità dei discepoli di Gesù è nata sì per potenza di Spirito Santo, ma è nata anche in un momento di crisi assoluta, nell’assenza stessa del maestro. In quel momento la prima comunità ha dovuto prendere una direzione, la propria direzione. O adorare Dio o adorare il denaro. O obbedire a Dio o obbedire agli imperi. O seguire la parola di Dio o seguire la parola degli uomini, delle istituzioni, delle ideologie.
I momenti di crisi fanno percepire meglio le direzioni prese e le direzioni da prendere. Nei momenti di crisi, rispetto che in qualsiasi altro momento della vita, diventa molto più determinante per l’uomo scegliere la direzione, e la direzione scelta diventa molto più determinante. In una foresta, nel deserto, in alta montagna, in mare aperto, nei momenti di crisi e difficoltà è assolutamente determinante saper prendere la direzione corretta e la direzione presa è assolutamente determinante.
Se in un hotel sbagli direzione per raggiungere la tua stanza, perché ancora non ti orienti all’interno della struttura, è una cosa facilmente rimediabile, in poco tempo e senza pericolo. Ma se in mare aperto, durante una tempesta, non sai che direzione prendere per trovare terra e salvezza, le cose cambiano, cambiano tragicamente.
Sempre e ovunque vivere di direzioni incerte e fallaci procura sofferenza, disagio, pericolo, angoscia, ma, quando i tempi sono difficili, non è più la stessa cosa. Nei momenti storici di grande crisi e difficoltà non è più la stessa cosa il lavoro che si sceglie, come si spende il denaro, come si organizzano le risorse, quello che si studia, come e dove ci si procura cibo, acqua, sementi, vestiti. Nei momenti di grande crisi non sono più la stessa cosa – in realtà non lo sono mai – le relazioni, le collaborazioni, i contatti umani che si scelgono. Nei momenti di grande crisi non si può sbagliare la direzione, o meglio, se si sbaglia direzione, non è permesso tornare indietro senza una poderosa purificazione.