Versetto 32: Non ardeva forse in noi il nostro cuore, letteralmente, non era il nostro cuore ardente [in noi]. Cuore ardente, in greco hè kardìa kaiomène. Il verbo kàio – qui al participio presente –, “brucio, accendo, ardo, consumo col fuoco”, origina etimologicamente dalle forme accadiche qalu, “ardere” e qamu, “bruciare”, da cui nascono i sostantivi greci kamìnos, “camino, stufa”, importato nel latino camìnus, e kàuma, “arsione”. Nelle lingue sanscrite è attestata la radice kac-, importata nell’indoeuropeo qeu, “apparire, brillare”.
Quando il cuore dell’uomo incontra qualcosa o qualcuno che gli ricorda o gli fa percepire e provare l’origine stessa della sua provenienza divina, s’infiamma, s’infiamma di nostalgia, s’infuoca di amore, arde di desiderio. Quando una persona o una realtà in particolare, più di qualsiasi altra, risveglia nel cuore questa profonda e inaudita nostalgia di Dio e, in qualche modo, con la sua bellezza, con il suo modo di fare e di essere, ricorda un frammento meraviglioso di Dio, il cuore umano s’innamora, s’infiamma.
L’economia, la cultura, la politica, il denaro, gli imperi, lo sport, le ideologie, il potere, le mode, non sono in grado e non saranno mai in grado di infiammare il cuore dell’uomo, perché sono realtà che non ricordano nulla di Dio, non partono da lui e non portano a lui, non possiedono in esse stesse nessuna energia dedicata allo spirito e al cuore dell’uomo.
Solo ciò che risveglia nel cuore la nostalgia della bellezza e dell’amore di Dio viene da Dio e porta a Dio, e infiamma veramente il cuore, perciò solo ciò che infiamma e fa ardere dentro viene veramente da Dio e dal suo amore.
Ciò che non fa ardere e infiammare il cuore dentro viene sopportato dal cuore, accettato dalla mente, appreso, capito, ma non viene mai e in nessun modo riconosciuto e amato dal cuore umano che prima o poi lo rigetterà. In mille ci potranno parlare di Dio, di Gesù, del vangelo, dell’amore, della giustizia e della vita, della condivisione, ma se il cuore non si accende, non s’infiamma, è sale senza sapore, è lucerna senza lume. Ciò che non scalda il cuore raffredda la mente. Chissà quante volte i discepoli di Emmaus avevano visto e incontrato Gesù, ma non sono stati gli occhi a riconoscere Gesù e nemmeno la loro memoria lungo la strada di Emmaus, non sono stati nemmeno i loro discorsi e ragionamenti, ma il fuoco dentro, il cuore che si è irrimediabilmente infiammato mentre lui parlava e spiegava la Parola. Il cuore che arde e non sai perché, la fiamma inestinguibile dentro per quello che Lui ti dice e per come te lo dice, questo è più chiaro di ogni visione, più convincente di ogni ragionamento, più evidente di ogni prova.
Quando poi il cuore arde e s’infiamma, alla mente non serve neppure più vedere o non vedere, avere prove e controprove. Per questo motivo, lungo il cammino verso Emmaus, a cuori spenti, Gesù si è fatto vedere e incontrare fisicamente ma, dopo la spiegazione della Parola, la cena-eucaristia, finalmente, a cuori accesi, egli è sparito dalla loro vista.
Non gli eserciti, i ragionamenti, le politiche, le ideologie, le fredde religiosità, sono il motore che riattiverà l’umanità morente, ma i cuori ardenti. Da qualsiasi parte essi giungeranno, saranno i cuori ardenti per la giustizia, infiammati per la mitezza, con il fuoco dentro per la Parola di Dio, brucianti per la condivisione, infuocati per il perdono a cambiare per sempre la storia dell’umanità.