Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Martedì 2 Maggio 2023

4a settimana di Pasqua

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 11,19-26; Salmo 86,1-7; Vangelo di Giovanni 10,22-30

Salmo 86,1-7

Genti tutte, lodate il Signore.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

1 Sui monti santi egli l’ha fondata;
2
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
3
Di te si dicono cose gloriose,
città di Dio!

4 Iscriverò Raab e Babilonia
fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia:
là costui è nato.
5
Si dirà di Sion:
«L’uno e l’altro in essa sono nati
e lui, l’Altissimo, la mantiene salda».

6 Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
7
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti».

Vangelo di Giovanni 10,22-30

22 Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. 23 Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. 24 Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
25
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. 26 Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. 27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29 Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola».

Laccio

I dirigenti del popolo esprimono un sentimento, uno stato mentale, una certezza politica ben precisi e li esprimono con le parole: Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Il verbo è àiro, “levo su, aggancio, tengo sospeso; prendo, porto via, elimino, tolgo via, uccido”. L’etimologia accadica ba’aru indica il prendere all’amo, lo stringere al laccio, l’incastrare senza via di fuga. I dirigenti del popolo bene esprimono, nella loro domanda, la paura più grande: con Gesù vivo, con Gesù presente, operante, che cammina e parla nelle loro piazze, si sentono l’animo-il-sistema-di-pensiero sospeso. Si sentono svelati nella loro ipocrisia, scoperti nella loro inefficacia, smascherati come predatori del popolo nel loro sistema dei vantaggi. Si sentono presi in trappola da Gesù, al laccio dalle sue parole, bloccati dalla sua chiarezza. Allora pongono a Gesù – che potrebbe essere per loro finalmente la via della luce, l’abbraccio della verità, e invece lo usano come la loro via senza uscita, il laccio mortale – la domanda delle domande; e la punteggiatura di questa affermazione è già fatta dei chiodi della croce: Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente.
Gesù non aveva scampo. Se rispondeva “sì, lo sono” non gli avrebbero comunque creduto e avrebbe motivato il loro odio più assoluto, se avesse detto “no, non lo sono” si sarebbe dato del bugiardo, e comunque avrebbe confermato alle loro orecchie di essere il nulla davanti a loro. In qualsiasi caso Gesù è trasformato nel nemico numero uno e ridotto a un nulla insignificante.
I dirigenti del popolo i chiodi li pianteranno, delegittimeranno la figura e la persona di Gesù in ogni modo, ma un fatto rimane: nessuno li aveva mai messi al laccio e alle strette in quel modo, nessuno mai li aveva smascherati così semplicemente e senza vie di fuga. Lungo la storia dell’umanità, i chiodi per Gesù sono sempre pronti, ma anche il laccio del Signore è già al piede di tutti i predatori dell’umanità, e non ci sarà scampo.