Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Martedì 30 Maggio 2023

8a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Siràcide 35,1-15; Salmo 49,5-8.14.23; Vangelo di Marco 10,28-31

Salmo 49,5-8.14.23

A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio.

5 «Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
6
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica.

7 «Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele!
Io sono Dio, il tuo Dio!
8
Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.

14 Offri a Dio come sacrificio la lode
e sciogli all’Altissimo i tuoi voti;
23
Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio».

Vangelo di Marco 10,28-31

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: 28 «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29 Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30 che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. 31 Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Amen

Gesù inizia questo discorso con la clausola del giuramento: àmen. Àmen è il sigillo per dire: è così ora e sempre, per sempre, senza il tempo, per l’eternità. Dunque la sua affermazione è perentoria e assoluta: chi lascia trova cento volte tanto.
Perché chi lascia casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa di Gesù e del vangelo riceve cento volte tanto ciò che ha lasciato nella vita presente e la vita senza fine nel tempo del sempre? Perché chi non lascia nel nome di Gesù trattiene, e chi trattiene si avvelena e si intossica, avvelena e intossica la vita, e la vita non è più in grado di donargli e di offrirgli nulla. Gesù afferma che chi nel suo nome non lascia la ricchezza, muore, non decolla, non produce frutto, non riceve frutto e ricchezza veri, benessere, felicità dalla vita. Gesù definisce addirittura cos’è chrèmata, cos’è la ricchezza da lasciare. Egli informa l’umanità che la ricchezza che può avvelenare e rendere tossica la vita non è solo quella del ricco, ma è tutto ciò che può diventare proprietà trattenuta, e indica come ricchezze velenose e tossiche tre realtà specifiche: la casa, i famigliari, i possedimenti. La casa rappresenta la casa, la sicurezza e la protezione derivante dalle cose terrene, il nido che ci separa dal mondo. Fratelli o sorelle o madre o padre o figli sono i legami umani e, nell’elenco di Gesù, sono in percentuale superiore rispetto alla ricchezza di proprietà da lasciare nel suo nome. I campi rappresentano i possedimenti, le cose, le proprietà, le ricchezze di proprietà. Gesù nomina queste tre ricchezze come ricchezze devianti che possono impedire all’uomo il proprio sviluppo intellettuale, spirituale ed evolutivo. Chi fa della casa, dei legami famigliari e dei possedimenti la sua ricchezza, il suo riferimento, il suo obiettivo assoluto, il suo destino, il suo dio e tutto il suo amore, non potrà mai ricevere dalla vita e dalla mano di Dio il centuplo di cui parla Gesù in benessere, felicità, ricchezza, pace e gioia. Chi non lascia casa, legami e possedimenti in nome di Gesù, non conoscerà mai la grandezza e la vastità del progetto vita, le opportunità di benessere e felicità che Dio desidera per l’uomo, il proprio sviluppo personale, la propria personale bellezza interiore e il proprio compito sulla terra. Gesù ci sta indicando con fermezza assoluta che il compito divino dell’uomo, il senso della vita su questa terra non è costruirsi e avere una casa, pur dovendo abitare una casa per vivere. Che il compito divino dell’uomo, il senso della vita su questa terra non è essere padre e madre o figlio, pur dovendo essere padre, madre e figlio per vivere. Che il compito divino dell’uomo, il senso della vita su questa terra non è raccogliere e possedere proprietà, campi, possedimenti, ricchezze, anche se le possiede per vivere. Il compito divino dell’uomo, il senso della sua vita su questa terra è essere felice, magnificare la gloria di Dio, essere grato di tanta bellezza e predisporsi al viaggio sconfinato che dopo il ponte che l’uomo chiama morte ci porterà dritti nel cuore del regno di Dio, nel tempo del sempre. Qualsiasi realtà terrena che ci distrae da questo compito e destino è una ricchezza trattenuta, ci avvelena e intossica la vita, rende estremamente complicato l’edificarsi del regno di Gesù su questa terra e ci rende difficile l’approdo al suo regno celeste dopo il viaggio su questa terra.
Chi pensa che la sua casa, i suoi affetti e legami familiari, i suoi possedimenti sono tutta la sua vita, è l’uomo più triste, misero, meschino, ignorante, avvelenato, ingannato della storia. Colui che pensa che la sua casa, i suoi legami familiari e affettivi, le cose e i beni che possiede sono tutta la sua vita, agli occhi della vita è l’ultimo tra gli uomini, il più inutile e incapace anche se agli occhi del mondo è il primo e il più importante. Ecco come lo spiega Gesù: Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi.