Gesù più volte nel vangelo insiste nell’indicare, come priorità essenziale della vita, fare pace e mettersi d’accordo, usare l’arte del perdono il prima possibile e sempre, in ogni modo e con tutte le forze. Gesù evidenzia che il tipo di pace, di perdono, di accordo e unità che sappiamo instaurare qui in terra, non solo genera la qualità e il benessere della vita su questa terra, ma determina anche la qualità e il benessere della vita immortale in cielo. Gesù afferma, secondo le sue conoscenze, che se non riusciamo a prediligere la pace e la condivisione, il perdono e l’unità qui sulla terra prima di ogni altra cosa, questo avrà una ricaduta nella qualità della vita immortale del cielo. Una vita terrena che non ha come priorità la pace e il perdono, vivrà una vita immortale molto triste in cielo, che Gesù esemplifica con l’immagine della prigione – in greco fylaké –, una prigione nell’aldilà dove ci si deve sdebitare di ogni mancanza di amore e di predilezione per la pace, per la condivisione, per il perdono.
Il testo evangelico specifica l’urgenza e l’importanza di prediligere la pace e il perdono, con l’avverbio greco tachy, “presto, in fretta, senza indugio”, per dire che, una volta conosciuto quanto è determinante vivere la pace in terra per la vita immortale, è preferibile agire per la pace, se non per fede e amore, almeno per furbizia e calcolo, piuttosto che non agire per la pace affatto. Pace subito, perdono sempre altrimenti la vita presente diventa un inferno e quella immortale una prigione senza fine.