Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Venerdì 7 Luglio 2023

13a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Gènesi 23,1-4.19; 24,1-8.62-67; Salmo 105,1-5; Vangelo di Matteo 9,9-13

Salmo 105,1-5

Rendete grazie al Signore, perché è buono.

1 Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
2
Chi può narrare le prodezze del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?

3 Beati coloro che osservano il diritto
e agiscono con giustizia in ogni tempo.
4
Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo popolo.

Visitami con la tua salvezza,
5
perché io veda il bene dei tuoi eletti,
gioisca della gioia del tuo popolo,
mi vanti della tua eredità.

Vangelo di Matteo 9,9-13

In quel tempo, 9 Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
10
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11 Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
12
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13 Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

La cura

Chi tiene seduto a forza Matteo dietro il banco delle imposte? Una tradizione? Il prestigio? Il dovere? No, chi tiene Matteo inchiodato a quel banco e a quella vita è l’avidità. E l’avidità da chi è generata? Dall’ego. È l’ego di Matteo che tiene Matteo chiuso dietro le sbarre della sua avidità e incatenato al banco delle imposte. Cosa tiene incastrati i farisei tra i labirinti della legge e della tradizione, inchiodati agli scanni delle loro cattedre? La religione? La giustizia divina? L’amore per Dio? No, ciò che tiene perennemente incastrati i farisei nel gorgo dei loro pregiudizi è la sete di dominio. E la sete di dominio da chi è generata? Dall’ego. È l’ego dei farisei che tiene i farisei incatenati alle loro cattedre e ai loro pregiudizi. Chi sono i malati? Chi sono i sani? I malati sono i possessori di ego che non vogliono liberarsi dall’ego, i sani sono i possessori di ego che desiderano con tutte le forze di essere liberati dall’ego. Gesù è chiaro. Non è venuto per coloro che non riconoscono in sé la signoria e la prepotenza dell’ego e non desiderano in alcun modo liberarsene. Gesù è il medico in assoluto più potente e preparato contro le patologie dell’ego, è la medicina più efficace e vincente contro gli avvelenamenti dell’ego. Non c’è cura al mondo, in cielo e in terra, più potente della Parola di Gesù e delle sue procedure evangeliche. Gesù può guarire l’uomo da ogni malattia, perché prima di tutto è in grado di guarire l’uomo dalle pressioni, dall’inganno, dalle storture, dalle disarmonie che derivano dall’ego. Gesù propone la sua cura: Misericordia io voglio e non sacrifici. La cura di Gesù è l’amore, ma l’amore distillato sotto forma di misericordia, la misericordia della compassione, della comprensione. L’ego vive e si alimenta di ambizione in ogni sua forma, e l’ambizione può essere ogni cosa e in ogni cosa, ma la forma più sottile e pericolosa di ambizione è quella della vanità che deriva dal sentirsi a posto, dal sentirsi a posto nei riguardi del dovere, della legge, di Dio. È quell’ambizione perversa e assurda che spinge l’uomo a sacrificarsi per sentirsi giusto, superiore agli altri, appropriato alle circostanze, corretto e onesto, idoneo, imparziale, lecito, legittimo, morale, regolare, rispondente, mirato, misurato, azzeccato, conforme, uniforme, meritevole. È l’ambizione che fagocita legge finché crea ingiustizia, si rinforza di appartenenze finché predica uguaglianza, si ciba di morali finché semina divisione e miseria, s’ingolfa di doveri finché estende il suo dominio e il suo potere. Misericordia io voglio e non sacrifici, questa è la cura di Gesù alle crisi economiche, sociali, politiche dell’uomo, questa la medicina del vangelo contro le epidemie di disperazione e paura, il medicamento del Signore Dio per la miseria e per la paura dell’uomo. Misericordia io voglio e non sacrifici, questo vince l’ambizione e disarma l’ego, in qualsiasi forma abbia trovato spazio nel cuore e nello spirito dell’uomo. La misericordia da chiedere a Dio, per la mostruosità dei danni provocati dal nostro ego al bene personale e comune, alla terra e a tutti gli esseri viventi; misericordia da offrire ai fratelli per tutte le ferite che il loro ego ha inferto al nostro essere e al nostro cuore. Misericordia io voglio e non sacrifici, questa è la cura di Gesù per chi vuol guarire.