Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 15 Giugno 2023

10a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Seconda lettera ai Corìnzi 3,15 - 4,1.3-6; Salmo 84,9ab.10-14; Vangelo di Matteo 5,20-26

Salmo 84,9abc.10-14

Donaci occhi, Signore, per vedere la tua gloria.

9 Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace per il suo popolo per i suoi fedeli.
10 Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

11 Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
12 Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

13 Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
14 giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

Vangelo di Matteo 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «20 Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
23
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
25
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26 In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!»

Le due chiavi

Una chiave apre, apre le porte dell’inferno già in questa vita. Una chiave apre, apre le porte del paradiso già in questa vita. Una chiave apre la navigazione nel mare velenoso e tossico della malattia, della sofferenza e della morte. Una chiave apre la navigazione nel mare rivitalizzante e guarente della salute, della gioia e della vita. Una chiave impone il giudizio e la condanna, una chiave predispone alla misericordia e alla comprensione. Una chiave attira su di sé il giudizio e la condanna divine, una chiave attira su di sé la misericordia e il perdono divini. Una chiave è la divisione, una chiave è l’unità. La chiave della divisione prima che dividerci dagli altri ci divide da noi stessi, la chiave dell’unità prima che unirci agli altri ci unisce in noi stessi. Giudicare il fratello è divisione, comprendere il fratello è unire. Accusare i propri simili è usare la chiave infernale della separazione, perdonare i fratelli è usare la chiave paradisiaca dell’unità. Non c’entra assolutamente nulla avere ragione o torto nella vita, quello che conta veramente è la decisione di che chiave usare nella nostra esistenza terrena. Gesù ci rivela che se per qualsiasi motivo usiamo la chiave della divisione, perfino il rapporto con Dio è assolutamente compromesso. Non si può essere divisi con i fratelli e uniti con Dio, impossibile. Chi usa la chiave della divisione e della separazione si mette in gabbia da solo, una gabbia terribile e oscura perché diventa debitore nei confronti dell’unità, e l’unità è la sorgente della vita; così debitore che non potrà entrare nella vita della luce infinita senza prima uscire da questa gabbia, e per uscire dovrà aver pagato l’ultimo spicciolo dei debiti contratti contro l’unità. L’unità è la vita, la divisione è la morte.