Quando un uomo ha sete, è indispensabile, per la sua sopravvivenza, trovare una sorgente d’acqua, perché non può darsi acqua da se stesso. Quando un uomo ha fame, è indispensabile, per la sua sopravvivenza, trovare alimenti commestibili, perché non può darsi cibo da se stesso. Quando in un bosco, di notte, serve luce, un uomo deve fare un fuoco o accendere una torcia, perché non può darsi luce da se stesso.
Se rimani imprigionato nelle sabbie mobili, puoi uscirne afferrando con forza il tuo braccio destro con il sinistro per poi tirarti fuori? No. Che possibilità ha una donna che sta annegando in mare di trascinarsi a riva tirandosi per i capelli? Nessuna. Semplicemente non si può fare e, se si prova, non funziona, non serve a nulla. Non ci possiamo salvare da soli. Non è possibile. Allo stesso modo, se anche è possibile uccidere una formica, non siamo poi in grado di rifarla, e se possiamo toglierci e togliere la vita, non possiamo riprendercela né ridarla. Compreso questo, non è strano, non è incomprensibile, anzi è perfino naturale e ovvio che Gesù, il Signore, si proponga all’umanità come vera sorgente d’acqua, come vero pane, vera luce, vera e unica sorgente del perdono, vero medico e medicina, salute dell’anima e del corpo, piena salvezza purificatrice, totale gioia, pace senza fine, vero benessere.
Solo gli abissi dell’ignoranza e le vette dell’arroganza possono ritenere strano, duro, incomprensibile questo proporsi di Gesù come vero cibo, totale e onnicomprensivo nutrimento, divino e completo alimento per tutte le dimensioni dell’uomo.