Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Venerdì 8 Marzo 2024

3a settimana di Quaresima

Parola del giorno
Osèa 14,2-10; Salmo 80,6c-11b.14.17; Vangelo di Marco 12,28b-34

Salmo 80,6-11.14.17

Io sono il Signore, tuo Dio: ascolta la mia voce.
Oppure: Signore, tu hai parole di vita eterna.

6 Un linguaggio mai inteso io sento:
7
«Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
8
Hai gridato a me nell’angoscia
e io ti ho liberato.

Nascosto nei tuoni ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Merìba.
9
Ascolta, popolo mio:
contro di te voglio testimoniare.
Israele, se tu mi ascoltassi!

10 Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
e non prostrarti a un dio straniero.
11
Sono io il Signore, tuo Dio,
che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto.

14 Se il mio popolo mi ascoltasse!
Se Israele camminasse per le mie vie!
17
Lo nutrirei con fiore di frumento,
lo sazierei con miele dalla roccia».

Vangelo di Marco 12,28b-34

In quel tempo, 28 si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» 29 Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; 30 amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. 31 Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32 Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; 33 amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34 Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Procedura di vita

La legge non è la meta e nemmeno il mezzo per giungerci. La legge non è la cima e nemmeno il sentiero per arrivarci. Se la tua casa si raggiunge con una gradinata, la legge non è la tua casa e nemmeno la gradinata per raggiungerla, la legge può essere solo il corrimano della gradinata. È terribilmente ingannevole e perversa la sensazione di appagamento e successo indotta nella mente dall’osservanza della legge. Anche gli aguzzini si sentono appagati e con la coscienza a posto dopo aver torturato i loro prigionieri, se questo era il comando ricevuto e la legge da rispettare. Niente al mondo può inzuppare il cervello di velenosa melassa satanica mentale come la piacevole sensazione di sentirsi a posto per aver compiuto il proprio dovere. Niente è più pericoloso per la mente umana del distorto senso di soddisfazione, compiacimento, gratificazione che può derivare dalla convinzione di aver seguito e perseguito una legge con la determinazione della volontà. Per capire quanto questo processo sia perverso e satanico basta chiedersi a quale persona al mondo piacerebbe essere amata, desiderata, accudita e protetta da un’altra persona che fa tutto quello che fa per sforzo di volontà, per seguire un dovere, per rispettare un precetto o un principio. Non si può amare per forza, per decreto, per costituzione, per dovere e legge. Dio, Amore supremo, non ha dato all’uomo le sue divine leggi perché l’uomo seguisse le sue leggi, è assurdo, ignobile, sconsolante solo pensarlo. Non può essere il senso del dovere che regge una famiglia, un decreto che favorisce una relazione d’amore, una costituzione che genera fiducia. La legge non è il fine, mai, e questo vale per tutte le leggi, anche per le leggi di Dio. Le leggi di Dio – che comunque sono state date all’uomo solo ed esclusivamente per lo stato di durezza del suo cuore – non sono state date all’uomo con il fine di fargli seguire la legge ma perché l’uomo imparasse a seguire Dio. L’uomo non può avere in cuore e nella mente la legge, ma Gesù e la sua Parola di amore e libertà. Ed è Gesù, è lo Spirito Paraclito che ci dà la forza e la grazia per seguire Gesù, sarebbe sciocco negare l’evidenza, negare che è lui a lavorare in noi, a donarci tutte le forze e le ispirazioni e che noi non possiamo fare niente da soli.
Dunque qual è la prima di tutte le leggi? In verità il testo non parla di leggi, ma di comandamenti, letteralmente di procedure, in greco entolài. Il greco entolè non implica un precetto in sé né un regolamento imposto, non si gioca sul piano dell’ordine o del divieto, indica piuttosto il sistema interno di funzionamento, la procedura corretta affinché una realtà possa sussistere, essere attiva, efficace e valida. Qual è la prima delle procedure? Questa è la domanda. Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza è la risposta di Gesù. Gesù non ha incertezze, l’unica procedura di come tutto funziona e ha significato è l’amore e prima di tutto l’amore per Dio. Tutto nella vita dell’uomo, salute, benessere, armonia, relazioni, realizzazione personale, evoluzione collettiva dipende esclusivamente dal rapporto dell’uomo con Dio. Tutto dipende dall’amore o dalla mancanza di amore. Non ci sono sofferenza, dolore, malattia, miseria sotto questo cielo che non dipendano direttamente da una mancanza di amore. Non ci sono gioia, felicità, salute, benessere sotto questo cielo che non dipendano direttamente dalla presenza dell’amore.
Deuteronomio 6,5, letteralmente dall’ebraico: E amerai il Tetragramma-Nome-Dio di te con tutto il tuo cuore-logos pensante-modo di logare [ebraico: lèvcon tutta la tua anima corporata-soffio vitale [ebraico: nèfeshe con tutto il meglio [ebraico: meòddi te.
Deuteronomio 6,5, letteralmente dal greco nei versetti di Marco: E amerai (il) Signore il Dio di te dall’intera tua kàrdia – “il cuore fisiologico, l’interno, il centro, il midollo fondante” – e dall’intera tua psyché – il dono divino fatto all’uomo di avere un “cuore emozionale-pensante” – e dall’intera tua diànoia – “intenzione, idea, progetto, scopo”, è il prodotto della psyché, l’effetto dell’azione del pensare – e dall’intera tua iskhýs – “forza, vigore, potenza, saldezza”.
Alla prima procedura Gesù aggiunge questa che è la seconda, ma in verità ne è solo la diretta e ovvia conseguenza: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Questo versetto è presente in Levitico 19,18. Amare è traduzione del verbo greco agapàoamoaccolgo con amore, prediligo, preferisco”. In ebraico la radice ’hv, “amare, essere preso d’amore per” – da cui il sostantivo ’ahavah, “amore” – è priva delle distinzioni che fa la lingua greca per il sostantivo “amore”. Il greco distingue tra èros, “desiderio o passione carnali”, philìa, “amicizia”, agàpe, “amore di predilezione”. Quando agapào deve tradurre la categoria dell’amore così com’è intesa nel mondo semitico, esprime tutti gli ambiti dell’amore: dall’unione tra uomo e donna, all’amicizia fedele verso l’amico, dall’amore cosmico e universale all’amore di lealtà che connota il rapporto tra il re e i suoi confidenti, “coloro che vedono il suo volto”, perché vedere il volto del re significa avere la sua fiducia e ancor più significa che è stato reciprocamente superato il confine della paura, del timore, del sospetto e del compromesso. Vedere in pace e totale armonia e fiducia il volto del re è l’espressione più alta dell’amore concepita nella bibbia, più antica ancora della metafora coniugale tanto usata dai profeti. Vedere il volto del re è la stessa cosa che essere uniti a colui che è stato dato al popolo come guida e riferimento, protezione e sicurezza, punto di unione e unità, di forza e conoscenza, a colui che ha il compito di condurre le genti a Dio.
Nel vangelo l’amore è la nuova legge, la nuova direttiva, è entrare dentro una nuova realtà. Nel vangelo l’amore è rivelato come la procedura per cui tutto può funzionare in armonia e ha significato.