Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Lunedì 4 Marzo 2024

3a settimana di Quaresima

Parola del giorno
Secondo Libro dei Re 5,1-15a; Salmo 41,2-3; 42,3-4; Vangelo di Luca 4,24-30

Salmo 41,2-3; 42,3-4

L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.

2 Come la cerva anela ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela a te, o Dio.
3 L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio?

42,3 Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.

4 Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.

Vangelo di Luca 4,24-30

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret: 24 «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25 Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. 27 C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
28 All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29 Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Dove c’è posto

Perché durante quella terribile carestia Elia andò da una vedova a Sarèpta di Sidóne, una straniera, non una del popolo? Perché il profeta Eliseo guarì solo Naamàn il Siro e non tutti gli altri lebbrosi del popolo eletto? Perché? Dio vuole creare disappunto, mormorazione? Vuole farla pagare al suo popolo? Niente di tutto questo. La risposta è in ciò che accade a Gesù nella sua terra natale, nella sinagoga a Nàzaret. In quell’occasione, dopo la sua riflessione, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Perché vogliono gettare Gesù dal dirupo? Per lo stesso motivo per cui una tazza che viene riempita di tè oltre il bordo, spande fuori il tè. Nàzaret vuole gettare via Gesù nell’abisso come una caraffa piena spande acqua, quando viene riempita troppo; è una questione di spazio, Nàzaret non ha spazio per Gesù, non ha posto per la sua sapienza e per il suo amore, per la sua proposta di luce e salvezza. La gente di Nàzaret vuole gettare fuori Gesù dalla sua città, peggio lo vuole far precipitare perché è già piena d’altro e Gesù proprio non ci sta. La loro città è costruita sul ciglio, sul dirupo, nella loro città non c’è spazio per Gesù. La parola ciglio/dirupo è espressa con il termine greco ofrýs, vocabolo che significa “cresta, ciglio”, ma, in modo traslato, significa anche “alterigia, orgoglio”. Simbolicamente Nàzaret è una città costruita sull’orgoglio e l’alterigia, l’arroganza e la prepotenza, e Gesù proprio non ci sta in quella città. Ecco perché Elia è andato dalla vedova di Sarèpta, perché lì c’era posto per la sapienza, l’amore, la fede, il cambiamento, perché c’era spazio per l’accoglienza, la condivisione, l’umiltà, la pace. Ecco perché il profeta Eliseo ha guarito il lebbroso straniero e non uno del popolo, perché solo lì, nel cuore di Naamàn il Siro, c’era spazio spirituale per la guarigione, per rimettersi in asse interiormente, per l’incontro con Dio, per il mutamento interiore. Dio e la vita vanno dove c’è spazio, e si nota subito dove per loro non c’è spazio, perché da lì Dio e la vita vengono cacciati via. Nàzaret è il simbolo delle nostre città costruite tutte sull’abisso, tutte costruite sul ciglio del dirupo, senza spazio per Gesù, perché l’abisso in cui sono costruite, e che le attirerà nel vuoto, è proprio il non avere spazio per Lui. Non avere spazio per Gesù e le procedure del suo vangelo, questo è l’abisso dell’umanità.