I discepoli, chiusi nel cenacolo, discutono animatamente tra loro dei fatti accaduti, e non sono affatto spaventati dalle sciocchezze illogiche che dicono, non sono dubbiosi per nulla dei loro ragionamenti vaneggianti, frutto di una totale mancanza di fede e di fiducia in Gesù. I discepoli non sono impressionati dalla stupidità dei loro discorsi negativi e tristi, non sono stupiti della rabbia demolitrice del loro cuore che non ha accettato l’ingloriosa croce del Maestro. Ma quando arriva Gesù e si mostra loro in tutto il suo dolce affetto, li abbraccia e parla loro in totale pace e tranquillità, allora sì si spaventano a morte, si stupiscono, lo credono un fantasma, sono pieni di dubbi. Quando arriva Gesù allora sì diventano esigenti investigatori, acute menti speculative, diligenti indagatori, inamovibili inquisitori, imparziali esaminatori.
Nei parlamenti, in borsa, nella cultura, sulle strade, nella moda, nello sport, nelle amministrazioni, nella giustizia si è accondiscendenti fino alla stupidità, fino all’assurdo, ma dentro le pagine del vangelo e dentro le mura del cenacolo, davanti a Gesù, siamo indagatori implacabili, esigenti fino alla paranoia, alla mancanza di rispetto. È una sproporzione illogica e sospettosa.
Gesù per fortuna conosce perfettamente il motivo di questa sproporzione: è l’ignoranza che semina stupidità. Gesù propone immediatamente la sua terapia, il suo antidoto: Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture. Aprire la mente dell’uomo alla comprensione della Scrittura, delle procedure divine, per vivere la vita e le scelte di ogni giorno, è l’antidoto all’ignoranza e alla stupidità.