La sua calma non è umana. Uno dei suoi è già pronto per tradirlo, i dirigenti del popolo hanno già deciso di imprigionarlo e ucciderlo e lui se ne sta disteso a cena e si lascia ungere di olio e lacrime, grazia e profumo. Noi uomini vogliamo compromettere la sua calma con la logica della morale, con i calcoli economici, perfino con la pressione di simulacri di carità e di giustizia, e alte si alzano ovunque le grida, perfino il disprezzo, per la sua calma. Per l’ingovernabile stupidità umana, è mostruosa indifferenza la sua calma, un’imperdonabile connivenza con il male il suo silenzio, minacciosa reticenza il suo lasciar fare, eccentrica sovrana ingiustizia il suo non partecipare, menzognera superiorità la sua grazia pacificante sotto le torture. Vorremmo Gesù compromesso. Compromesso nel turbinio della nostra agitazione, nel frastuono delle nostre grida, delle nostre provocazioni, delle nostre menzogne, dei nostri subdoli interessi, nella ben pensante ipocrisia della nostra sete di giustizia e verità. Vorremmo Gesù urlante la sua maledizione sotto il flagello, che scalcia e insulta finché gli strappano la barba, dilaniato dalla sete di vendetta nell’istante in cui il male vince così spudoratamente e baldanzoso, accecato dal desiderio di scatenare la sua divina onnipotenza nel modo più violento e umiliante contro i suoi nemici, depredato di ogni grazia e bellezza, immerso nell’ira furibonda. Questo era il Gesù che Satana sognava, che i dirigenti del popolo agognavano. Ma Gesù resta calmo, aperto, amante, libero dal trattenere dentro sé qualsiasi cosa che non sia compassione e amore, libero dalla pressione di dover odiare per forza qualcuno o qualcosa.
Gli tolgono tutto, proprio tutto, ma non la calma e il profumo. La calma del suo cuore e il profumo, il profumo e la fragranza, la fragranza del profumo dell’amore di quel nardo versato per amore da quella parte di umanità amante e a volte lacrimosa, consapevole del proprio limite e dell’incapacità di amare. Umanità amante e povera, ma così ricca da possedere il profumo preziosissimo dell’amore, della tenerezza, dell’umiltà e della gratitudine incondizionata del cuore, da offrire al suo Dio meraviglioso e calmo, festoso e sorridente e seduto ancora, sempre e comunque a cena, in pace, con noi.