L’Iscariota
L’Iscariota ha già scelto di tradire il suo Signore e tutto quello in cui credeva, ma non si fa riconoscere, si tiene nascosto sotto il profilo del mantello dell’opportunismo che lo rende invisibile e impalpabile, irriconoscibile. L’Iscariota è un infiltrato del Maligno, che resta a fianco del Maestro, curioso e affascinato dal Maestro, fino al momento opportuno in cui ha in mano tutte le opportunità per consegnare il Maestro al potere e alla gerarchia. L’Iscariota non può consegnare Gesù al potere religioso e politico, perché il potere lo elimini, senza consegnare se stesso al potere e alla gerarchia per vanità e sete di dominio. Chi vende un amico al potere non può a sua volta non vendersi al potere, impossibile. Chi vende un amico, vende se stesso. L’Iscariota ha già deciso in cuor suo di eliminare Gesù dalla propria vita e di allontanarsi completamente da lui per fare finalmente la propria strada, è stanco di essere un gregario, di avere un posto marginale nella comunità dei discepoli e consegna Gesù ai signori del tempio per ricevere dai signori del tempio i trenta denari e il loro riconoscimento. L’Iscariota ha già deciso in cuor suo di eliminare Gesù, ma per compiere quello che deve fare ci vuole una consacrazione perversa, ci vuole un sacramento inverso, ci vuole il boccone di pane che l’Iscariota ingurgita ingurgitando Satana stesso. In quella stessa tavola, quella stessa sera si celebra la cena dell’Eucaristia di luce per tutti i discepoli e l’eucaristia delle tenebre per l’Iscariota. Anche Satana vuole essere mangiato come Gesù per entrare in coloro che vogliono diventare suoi figli e servi. L’Iscariota ha già deciso in cuor suo di eliminare Gesù e ha fretta, ha fretta di soluzioni definitive, di chiarezza, di capire tutto, di sentirsi nel giusto, di eliminare il male, di estirpare l’errore, di prendere le distanze dall’illegalità. Gesù sente questa fretta malvagia, senza compassione, senza l’intelligenza della fede, Gesù sente questa fretta malvagia e invita l’Iscariota a compiere in fretta ciò che deve compiere. Gesù gli dice letteralmente: ciò che fai, fallo presto (greco: tàchion). Gesù non dice: quello che stai per fare, che devi fare, che stai facendo, no, usa un presente indicativo, dice quello che fai. L’avverbio tàcheos, “rapidamente, celermente, presto”, è qui in grado comparativo, tàchion, per cui si traduce: “più rapidamente, alquanto rapidamente, celermente, presto”. È fare un’azione in modo più veloce di quanto l’altro si era prefissato di farla, è farla cioè al più presto possibile. Etimologicamente, l’accadico tachu, da cui questo avverbio deriva, indica “spingersi molto vicino, premere, spingere, impellere a tutta velocità”. Perché Gesù stesso invita l’Iscariota a sbrigarsi? Gesù desidera che l’Iscariota si sbrighi perché così si potrà manifestare quanto prima ai discepoli la marcia e velenosa deviazione del cuore di Giuda e al tempo stesso perché in questa situazione triste, dolorosa e pericolosa si possa manifestare quanto prima, al di là e al di sopra di tutto, la gloria di Dio e la sua volontà salvifica. L’Iscariota si consacra a Satana con quel boccone ed esce dalla cena, dalla comunità, dalla protezione e dall’amicizia di Gesù per essere fagocitato dalla notte, dalle tenebre, così come esce un ladro, perché come un ladro viveva da sempre in quel gruppo umano. L’Iscariota esce dall’amicizia con il Maestro ed entra nell’alleanza delle tenebre e il testo sottolinea che era notte [greco: nýx]. L’evangelista ci tiene a sottolineare che era notte, notte-nýx nel vangelo compare 61 volte. Notte è sia un tempo cronologico sia uno stato dell’essere, uno stato di tenebra dello spirito, di oscurità della mente. È il tempo di assenza di luce interiore e spirituale, è il tempo in cui non si può camminare né procedere senza inciampare e cadere nella buca del Maligno. È il tempo in cui si fatica inutilmente senza portare frutto, è il tempo del tradimento, l’ora in cui anche Pietro rinnega Gesù per tre volte. Pietro rinnega Gesù per ben tre volte, ma non lo tradisce, perché Pietro non si allea e non si consacra a Satana. Compiere errori è una cosa, allearsi con Satana è un’altra. L’Iscariota esce dall’amore di Gesù, esce dal servizio umile del gruppo dei discepoli e della comunità ed entra nella notte di Satana e come premio satanico avrà l’approvazione dei signori del tempio, denaro e riconoscimento, prestigio, potere, successo umano e alla fine una corda, una corda che lui stesso si metterà al collo con le proprie mani.