Trasformazione
Per i suoi amici Lui è una preoccupazione continua, è motivo di apprensione, quando addirittura non è causa di gelosie, orgoglio, incomprensioni. Per i suoi nemici Lui è il nemico numero uno perché non è corruttibile, non ha paura di nessuno ed è un’autentica, pericolosa, incontrollabile, indefinibile incognita. Per migliaia di ammalati è una speranza di guarigione, l’ultima spiaggia prima di affogare. Per i poveri della terra è l’unica voce che li rispetta veramente e li predilige, ma è una voce che grida nel deserto e nell’isolamento più totale. Per i benpensanti e i moralisti è motivo di fastidio, inquietudine, dileggio, sarcasmo. Per i sapienti della terra, che nella loro ignoranza scoppiano di pregiudizio e legalismo, è il più irriverente scandalo vivente, una deviazione religiosa, un ribelle sobillatore di masse, un terrorista spirituale. Per gli uomini di religione è un fastidioso problema che genera incertezza e inquietudine, una vergogna imprevista, una presenza ingestibile e pericolosa, utile solo per essere strumentalizzata, per oscurare la coscienza dell’uomo, o per puro guadagno nel commercio di realtà devozionali. Per gli uomini di potere è una rogna spinosa, un’ossessione corrosiva, un tormento da trasformare in nemico, oppure un’occasione ghiottissima per esercitare il proprio dominio sulle folle. Per i signori del tempio è un interesse da gestire, una clava che, opportunamente brandita davanti agli occhi dei popoli, è un ottimo strumento di dominio e oppressione, una catena per rendere schiava l’umanità, una catena potente quanto nessun’altra. Per chi crede in Lui, Lui è una devozione radicata nella necessità della tribolazione, nel senso del dovere, nella paura e nei sensi di colpa. Per chi non crede in Lui, Lui è presenza ridicola, un disturbo storico, un inganno culturale, un attentato alla libertà e allo sviluppo personale. Nel suo nome è stato insegnato a colpire senza pietà l’eretico e il diverso, a saccheggiare il miscredente, a schiavizzare per diritto divino milioni di persone. Nel suo nome si è perpetrata sotto il sole la più grande delle schiavitù, è stato insegnato a non amare se stessi al punto da obbedire agli uomini della gerarchia religiosa come si potrebbe obbedire solo a Dio; da parte loro, gli uomini di religione hanno imparato a obbedire a Dio come si obbedirebbe a un uomo, cancellando di fatto il rispetto e l’amore per la volontà di Dio sulla terra. Per qualcuno Lui è una forma di buona educazione, una specie di galateo spirituale, una forma di addestramento predeterminato, per altri è una forma noiosa di devozione superata, una plausibile leggenda per bambini, un fascio di riti e superstizione da usare come un’assicurazione sulla vita eterna. Qualcuno lo bestemmia perché lo considera la causa di tutti i propri guai, altri lo invocano impauriti per evitare i loro guai. Ora Lui, proprio Lui, sei giorni prima della Pasqua, è invitato a pranzo dagli amici Marta, Maria e Lazzaro, quel Lazzaro che Lui aveva risuscitato dai morti dopo quattro giorni di tomba. Ora Lui, proprio Lui, sempre Lui, ancora una volta è motivo di preoccupazione per Marta, affaccendata a preparare e a predisporre il banchetto, è motivo di curiosità per i vicini, di fastidio per l’Iscariota Giuda che strumentalizza l’azione di Maria additandola come un gesto sconsiderato, uno spreco ingiusto di denaro, in nome della carità e della condivisione. È sempre Lui che è motivo di odio e di decisioni violente e terribili da parte dei sacerdoti-capi del tempio. È Lui. È sempre Lui che attira ogni sorta di ansia, derisione, preoccupazione, tormento, tradimento, condanna, violenza. Ma in tutto questo millenario storico agitarsi per Gesù da parte di amici e nemici c’è qualcosa di stupefacente, di unico, di completamente nuovo. C’è Maria. Maria sorella di Marta. Maria non esprime preoccupazione, ansia, agitazione, timore, curiosità, indignazione. Maria non fa domande, non si raccoglie in simposio per stabilire il da farsi su di Lui, Maria ama, lo ama e basta. Maria ama il suo Signore e in mezzo alla tensione, al tradimento che lo vuole strumentalizzare, alla derisione, alle decisioni violente che lo vogliono eliminare, Maria lo ama, lo ama e basta ed è tutto, è oltre, è per sempre. Maria prende il suo amore totale e pieno, calmo, caldo, pregiato, ricchissimo, chiarissimo, trasparente e lo trasforma in profumo di nardo, in carezze ai piedi, in mani unte di fragranza e dolcezza per accarezzare, come solo una regina può accarezzare il corpo e lo spirito del suo Re Signore. Maria ama e l’amore trasforma i suoi neri lunghi capelli in lino e seta per asciugare le gocce di quell’unguento d’amore, perché nemmeno una goccia ne vada perduta. Maria ama e si trasforma in Colui che ama. Tutti gli altri, per paura, ignoranza, sete di dominio, avidità, trasformano Gesù in qualcosa che Lui non è; Maria invece non vuole trasformare Gesù ma da Lui si lascia trasformare e desidera essere trasformata, questo è l’amore, questo è amare. Amare non significa lottare per trasformare il mondo, ma farsi trasformare dall’amore di Dio. Maria ama Gesù e ama se stessa in quella trasformazione che solo Gesù può operare in ciascuno dei suoi figli. Maria lo ama, lo ama completamente e da Lui si lascia completamente trasformare. Sei giorni prima dell’ultima pasqua e della prima Pasqua, la casa di Betania si trasforma nel nuovo tempio del Signore, il banchetto in Eucarestia e il profumo e l’aroma dell’amore riempie tutto lo spazio, così che non ci possa stare nient’altro che amore.