Giovedì 11 Gennaio 2018

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Primo libro di Samuèle 4,1b-11; Salmo 43,10-11.14-15.24-25; Vangelo di Marco 1,40-45

Vangelo di Marco 1,40-45

In quel tempo, 40 venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!» 41 Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!» 42 E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
43 E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44 e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
45 Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Sulla strada

Gesù, il Figlio di Dio, è sulla strada, e gli ammalati, i poveracci, i peccatori lo sanno ed è lì che lo cercano. Anche il lebbroso, in greco ho lepròs, “lo squamoso” come dice il testo, lo sa e lì lo cerca e lì gli urla addosso e lì si trascina in ginocchio per essere da lui guarito. Gesù è sulla strada perché deve incontrare la gente, tutta la gente, per guarirla dal male, liberarla dall’ignoranza, ispirarla alla felicità e alla pace. I sacerdoti del tempio invece stanno nei palazzi perché non riescono a guarire i malati, non vogliono liberare la gente dall’ignoranza, non propongono la felicità ma la sottomissione a una volontà divina, intrisa necessariamente di dolore, tristezza, dovere, miseria, croci e privazioni.
Gesù è sulla strada e annuncia l’euaghèlion, annuncia la “buona notizia” che la felicità dell’uomo è per l’uomo l’unica vera, reale, sociale responsabilità dell’umanità, annuncia che la felicità dell’uomo è l’unica vera, reale, divina volontà del Padre celeste.
Gesù è sulla strada, la religione rimane nei suoi palazzi. Gesù è sulla strada perché la gente deve essere felice, la religione sta nei palazzi perché la felicità fa parte solo della sua ideologia per sottomettere i popoli. Gesù sa che c’è un solo modo perché l’uomo ritorni a essere felice: riportare la gente a un rapporto speciale e nuovo con Dio. È solo un nuovo e più intimo rapporto con Dio, con il Dio vero, che può condurre gli uomini alla felicità. Gesù sa bene, e lo sanno bene anche i demoni che lo incontrano, che lui, lui è il più sublime, potente, straordinario ponte gettato da Dio all’umanità. Dio Padre aveva affidato ogni risorsa sapienziale e spirituale ai sacerdoti del tempio ebraico perché conducessero il popolo alle sorgenti della felicità, e i sacerdoti del tempio, attraverso le strettoie umane della religione, hanno tradito questo mandato, l’hanno usato per i loro interessi e hanno chiuso la porta della felicità in faccia all’umanità, come spiega chiaramente il vangelo in Matteo 23,13, quando afferma: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini, di fatto non entrare voi e non lasciate entrare coloro che vorrebbero entrarvi. Per questo, nella pienezza del tempo, il Padre ha mandato il Figlio, suo Figlio, per ricontattare l’umanità e riportarla allo splendore della felicità e della pace. Ma i sacerdoti del tempio non si sono nemmeno scomodati un istante per capire cosa stava accadendo di nuovo attraverso Gesù, hanno solo usato il loro potere e il loro prestigio per ridicolizzarlo, calunniarlo, accusarlo, eliminarlo violentemente.
Ma il disegno di Dio non può essere fermato, non può essere corrotto, degenerato, bloccato, il disegno di Dio, il disegno di riportare l’uomo alle sorgenti della felicità e della pace, va avanti e Gesù ne è l’ultima porta, l’ultimo ponte, e lo squamoso ben lo sapeva, sapeva che Gesù era la sua unica e ultima possibilità. La felicità è dell’uomo, non può più essere rimandata, non può più essere lasciata in mano a chi ne ha chiuso le porte, le porte della conoscenza, davanti al cuore dell’uomo. La felicità dell’uomo non può più essere rimandata e chi, d’ora in avanti, non si adopererà con tutte le forze, con tutto il cuore e con il meglio di sé per la vera e reale felicità dell’uomo, si troverà le porte della Vita chiuse in faccia.

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