Scontro - Dio non ha...

Scontro

Dio non ha creato peccatori, eppure l’uomo è in rivolta contro Dio. Dio ci ha creati uomini liberi di scegliere e la scelta dell’uomo è stata di porsi in rivolta contro il suo Creatore. Dal giorno della rivolta è in atto uno scontro perpetuo, individuale, collettivo, capillare. L’uomo è in tutto e per tutto in perenne scontro con la volontà di Dio e oppone a quella di Dio la propria volontà umana, in un continuo stato di ribellione lacerante e distruttivo. Nella sua volontà umana l’uomo considera il limite del suo orizzonte mentale come la fine del mondo, la fine delle possibilità intellettuali, delle opportunità evolutive. Seguendo la propria volontà l’uomo riduce drasticamente le sue possibilità di essere felice e appagato e si costringe a essere sempre impreparato e insicuro di fronte agli eventi della vita. Seguendo la propria volontà, l’uomo tende a rimanere inerte perché tende con tutte le forze – e in questo sforzo sta tutta la vera fatica dell’uomo – a risparmiare alla sua intelligenza la fatica, la difficoltà, l’organizzazione e il rischio di una nuova scelta di fronte a quello che la vita chiede e offre. La pigrizia non è una caratteristica intrinseca dell’uomo, ma la conseguenza della rivolta interiore e dello scontro tra volontà divina e umana. Più duro e profondo è lo scontro tra volontà divina e volontà umana nel cuore dell’uomo, più viscerale è la pigrizia, l’inedia, il vuoto senso delle cose e delle azioni. Nella parabola di Gesù l’uomo che ha i due figli è Dio che offre all’uomo di lavorare e di cooperare al suo progetto nella vigna della vita. I due figli non rappresentano solo le due modalità, le sole due modalità dell’umanità di rispondere alla volontà di Dio, ma rappresentano anche i due volti della stessa rivolta contro Dio. Il primo figlio è colui che dice, prima di tutto e sempre, no. Un no, secco, sputato fuori, dettato da quel non ne ho voglia, cioè dalla non volontà, dal non desiderio, dalla assenza pregiudiziale, anche solo della prospettiva, che possa piacere o interessare. È il no anticipato e incondizionato della pigrizia e dell’inerzia ed è rivolta contro Dio. Il secondo figlio è colui che dice, prima di tutto e sempre, sì. Un sì pulito, recitato e tanto perverso quanto seguito da quel Signore, a riconoscimento della provenienza autorevole del comando, ma è pur sempre rivolta. È il sì che serve ad acquietare la volontà divina come fosse quella di un vecchio petulante e dal cervello tutto intriso delle sue manie, ma è ancora rivolta. È il sì recitato e acclamato, meglio se amplificato dalle costituzioni e dalle istituzioni, perfettamente adatto a rassicurare l’opinione pubblica, è il sì dell’ipocrisia sociale, che allarga lo spazio alla prosecuzione degli interessi dei potenti della terra, coprendoli con la carta argentata delle giustificazioni morali, ma è rivolta contro Dio. È il sì dell’aristocratico sostenuto contegno delle voci istituzionali che, nel serioso appoggio dei potenti, non manca mai di lasciar intravvedere, dietro alla gravità dei modi, dei gesti e delle parole, una componente inconfondibile di altezzosa misantropia. È il sì antisociale delle ideologie, delle multinazionali, dei sistemi economici e bancari degli uni governi; è il sì sociopatico delle potenze militari e degli eserciti, ma è rivolta, rivolta contro Dio. È il sì della separazione radicale dalla natura e dai propri simili, confortata dal sentimento di supposta superiorità in nome dei natali, del ceto sociale, dell’ingegno, del successo, della razza, della religione, della patria. Il no del primo figlio e il sì del secondo sono rivolta contro Dio e la vita, ma tra i due c’è una differenza sostanziale. Il figlio che ha detto no può riconoscere il peso di questa rivolta, il fastidio profondo di questo inutile e stupido scontro, è abbastanza umile e intelligente da ritornare in se stesso e pentirsi. Il figlio che dice no ha la possibilità di convertire il suo no in un atto di comprensione dello stato mortale della sua rivolta, per ritornare in se stesso e aprirsi al sorriso della liberazione, e tradurre il no oscuro del suo scontro in azioni di gioiosa e appassionata gratitudine, per realizzare la volontà di Dio. Il primo figlio, il figlio del no, può farlo, perché il no urlato a Dio a pieni polmoni non ha mai il potere di far marcire e indurire il cuore dell’uomo, come invece il ipocrita, calcolato, patinato, ingannevole, superbo, dedicato solo ai propri interessi separatisti, del secondo figlio.

Vangelo di Matteo 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28 «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29 Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30 Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31 Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?» Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32 Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».