Parole - Da tempi immemorabili...

Parole

Da tempi immemorabili l’uomo ascolta la parola di altri uomini, obbedisce ad altri uomini e fa quello che dicono altri uomini, siano essi padri di sangue, padri spirituali, insegnanti, educatori, amanti, precettori, amici, imperatori, parenti, familiari, uomini di legge, uomini di stato, uomini di religione; e il fallimento su ogni fronte e dimensione della vita umana è sempre stato, ed è tutt’ora, totale. Da tempi immemorabili l’uomo ascolta la parola di altri uomini e obbedisce ad altri uomini, siano essi saggi, stolti, ignoranti, santi, dispotici, furbi, violenti, sciocchi, scaltri, ingannati, impostori, onesti; ma l’uomo non ha mai conosciuto il benessere, la felicità, la pace su questa terra. Da tempi immemorabili l’uomo ascolta la parola dell’uomo come fosse la Parola di Dio e la Parola di Dio come fosse quella di una favola. Da tempi immemorabili l’uomo crede a miti inventati dall’uomo, rispetta regole, leggi, precetti inventati dall’uomo, obbedisce a costituzioni, principi del tutto umani, venera divinità mitologiche inventate dall’uomo, trasmette per generazioni e generazioni culture, religioni, credenze, devozioni fondate su convinzioni e convenzioni umane. Da tempi immemorabili l’uomo sta cercando la felicità facendo bere ai circuiti della propria intelligenza e al proprio dialogo interiore il vino caustico proveniente dagli otri di altre menti umane, con l’unica conseguenza che si ubriaca di stupidità e ignoranza, trascinandosi in una vita senza gioia, senza amore e pace. Un livello così letale di ubriacatura mentale come è presente in questa generazione non è mai stato raggiunto dall’umanità in tutta la sua storia. Lo stato di ubriacatura di questa generazione si può facilmente dedurre dalla facilità con cui quelli che si credono i potenti e i ricchi della terra, per saziare la loro fame di avidità e di dominio, riescono a sottomettere milioni di individui, pilotandoli politicamente, economicamente, culturalmente come automi decerebrati e desostanziati.
L’uomo non potrà mai conoscere la gioia di vivere, la salute, la felicità, l’intelligenza creativa, il benessere vero e condiviso, fino a quando porterà la propria intelligenza ad abbeverarsi all’otre del vino inquinato e malsano delle parole, dei principi, delle credenze, delle tradizioni, delle superstizioni, delle certezze che provengono dall’uomo stesso. Tutte, tutte, tutte le parole umane, sempre, continuamente, in ogni circostanza e situazione, costituiscono per l’intelligenza umana un inquinamento estremamente tossico e nocivo, perché avvelenate da egoismo e sconnessione. L’egoismo non è amare in modo smodato e narcisistico se stessi, preoccupandosi esclusivamente dei propri interessi e trascurando completamente gli altri. L’egoismo – etimologicamente significa il lavoro, l’impegno dell’ego – è l’attività di chi fa di tutto perché gli altri pensino, scelgano e agiscano come vuole lui. Egoista non è chi fa quello che vuole, ma chi vuole far fare agli altri quello che lui vuole. Che sia in nome della legge, della morale, del perbenismo, dei principi, della religione, della giustizia, del piacere, dell’unità, della pace, dei legami, dell’affetto, della libertà, far fare agli altri quello che vogliamo noi è la più alta forma di egoismo. Far fare agli altri quello che vogliamo noi è l’attività precipua, propria, identificativa dell’ego, perché offre all’ego la sensazione di essere potente come Dio.
La sconnessione è quel processo mentale per cui una persona rinuncia a pensare, a scegliere, ad agire, a parlare secondo quello che sente, vive, prova e crede, per pensare, scegliere, agire, parlare, credere, vivere secondo quello che sentono, pensano, provano e credono gli altri. La sconnessione è il meccanismo per cui un uomo trascorre la vita per cercare di soddisfare, accontentare, appagare le aspettative e le attese altrui fino a decentrarsi completamente da se stesso, fino a sconnettersi dalla propria divina essenza spirituale. Le parole degli uomini sono sempre inquinate o dall’egoismo o dalla sconnessione, o da entrambe simultaneamente, per questo abbeverare il cervello col vino delle parole umane ubriaca l’intelligenza umana fino a renderla inservibile.
Maria rivela all’umanità una fonte sfavillante di radiosa conoscenza che può illuminare la vita dell’uomo e permettergli di vivere in modo meraviglioso, ricco, nel benessere, nella salute e nella pace: Qualsiasi cosa vi dica, fatela. Questa è la chiave della felicità. Questa è la chiave della felicità che Maria regala all’umanità, dopo averla sperimentata di persona nella sua divina e stupefacente efficacia: qualsiasi cosa vi dica Gesù, fatela. Questa è l’unica chiave che apre all’uomo la porta della conoscenza, del benessere, della salute, della gioia, della pace. Questo è il vino nuovo che Maria desidera donare all’umanità per risvegliare l’intelligenza e il cuore dei figli di Dio. Questo è il vino divino della sapienza, della bellezza, della grazia, della potenza della Parola di Gesù e delle procedure del suo vangelo. Questo è il segreto della vita: ascoltare, pensare, imparare, conoscere, scegliere, agire secondo la Parola di Gesù e non secondo le parole degli uomini. Questo è il messaggio che Maria, proprio da quel giorno a Cana di Galilea, all’inizio dei segni compiuti da Gesù, ispira dolcemente e continuamente al cuore e allo spirito dei figli di Dio: qualsiasi cosa vi dica, fatela. Sono le parole che possono donare alla vita dell’uomo ogni sicurezza, bene, benessere, felicità, pace.
Imparare a realizzare quello che Gesù ha detto, come lo ha detto, ha il potere di vincere l’egoismo e la sconnessione che ubriacano l’uomo e distruggono la sua vita. Qualsiasi cosa vi dica, fatela ripete Maria al cuore dell’uomo, e la vita, già su questa terra, sarà un banchetto, una festa senza fine, un canto alla gloria di Dio e alla sua magnificenza. Questo è il desiderio di Dio.

Vangelo di Giovanni 2,1-11

In quel tempo, 1 vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
3
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4 E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5 Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
6
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
9
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua - chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
11
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.