Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 27 Settembre 2020

26a del Tempo Ordinario – Anno A

Parola del giorno
Ezechièle 18,25-28; Salmo 24,4-9; Lettera ai Filippési 2,1-11; Vangelo di Matteo 21,28-32

Salmo 24,4-9

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.

4 Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
5
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.

6 Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
7
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare:
ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

8 Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
9
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Vangelo di Matteo 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28 «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29 Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30 Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31 Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32 Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Pentirsi

Il pentimento accade quando un cuore comprende che Dio, nella sua volontà e Parola, aveva ragione e noi eravamo ingannati a causa del nostro stato di ribellione, di rivolta e di sfida. Pentirsi è riconoscere che la strada, che avevamo intrapreso, non solo non era la strada di Dio e del vangelo, ma non era nemmeno la nostra strada, era piuttosto quella costruita sull’infezione delle nostre ferite, sui terreni scivolosi delle attese altrui, sul marcio delle pretese del nostro ego, dentro l’abisso del possesso e del vortice degli attaccamenti. Pentirsi è mollare la presa, smettere di rimanere attaccati alle nostre sfide interiori, ai nostri attaccamenti, alle nostre convenzioni e convinzioni, per iniziare a lasciarci condurre dal volere di Dio, dalla sua Parola e dalla novità del vento dello Spirito. Pentirsi è capire di non aver capito, non per un atto intellettuale, ma per stretta d’amore al cuore; è accettare umilmente che il nostro cammino interiore, fatto di tanti, tanti sì per nulla onorati, e di tanti no, convertirti in sì, non è altro che un cammino verso l’amore, sospinti teneramente dall’Amore. È il pentimento che risveglia la fede, ma è vero anche che la fede aiuta e genera il pentimento. E se la fede è un atto di conoscenza e di fiducia, di abbandono e intelligenza, il pentimento è sempre, sempre, sempre un atto di amore, quell’amore così imprevedibile e sorprendente in ogni sua mossa che, sulla strada del regno dei cieli, mette peccatori e prostitute in prima fila ad aprire la via a tutti gli altri. Quello che l’umanità non comprenderà nella brezza della misericordia e nell’eccitazione della gioia e della gratitudine, lo dovrà capire nella tempesta degli elementi cosmici e nella disperazione del terrore.