Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 16 Luglio 2020

15a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Isaìa 26,7-9.12.16-19; Salmo 101,13-21; Vangelo di Matteo 11,28-30

Salmo 101,13-21

Il Signore dal cielo ha guardato la terra.
Oppure: Il popolo che hai creato benedice il tuo nome.

13 Tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo di generazione in generazione.
14
Ti alzerai e avrai compassione di Sion:
è tempo di averne pietà, l’ora è venuta!
15
Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua polvere.

16 Le genti temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
17
quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
18
Egli si volge alla preghiera dei derelitti,
non disprezza la loro preghiera.

19 Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:
20
«Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
21
per ascoltare il sospiro del prigioniero,
per liberare i condannati a morte».

Vangelo di Matteo 11,28-30

25 In quel tempo Gesù disse: «28 Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Mitezza

Seguendo passo passo tutto il vangelo e il comportamento di Gesù, possiamo raccogliere e descrivere con precisione che cos’è la mitezza, che cos’è la vera bontà, che cos’è l’amore, che cos’è realmente perdonare e vincere il male e la rabbia; che cos’è veramente seguire il libro della gioia e realizzare la felicità. La mitezza è non irritarsi per i malvagi, la mitezza è non invidiare chi opera l’imbroglio. Mitezza è non guardare solo con gli occhi per capire, è avere una visione così larga da comprendere che il male non ha reale sussistenza e in fretta viene falciato via. Mitezza è confidare in Dio e compiere, secondo le proprie forze, il bene. Mitezza è nutrirsi di fede e di Parola di Dio finché si dimora sulla terra. Mitezza è gioire in Dio sempre e sempre ringraziare, senza mai, assolutamente mai pensare male di lui. Al mite, Dio darà le richieste del suo cuore, realizzerà tutti i suoi desideri con perfezione ed efficacia assolute. Mitezza è affidare a Dio la propria via, confidare in lui perché lui agisce e fa. Mitezza è stare zitti, quando il nemico colpisce e calunnia, stare in silenzio e in amorosa meditazione davanti a Dio; mitezza è rimanere in attesa amante davanti a Lui. Mitezza è non irritarsi mai con l’uomo che pratica inganni e con coloro che fanno prosperare le loro vie malvagie, mitezza è non scendere mai in competizione con coloro che hanno successo e fama, e non rincorrere la vanità della gloria e la tensione dell’ambizione. Mitezza è trattenersi dall’ira. Mitezza è abbandonare, tralasciare, deporre, dimenticare, mollare, sganciare, trascurare, troncare la collera. È lasciar andare consapevolmente e con amore ciò che è già andato o ci hanno già portato via. Irritazione e competizione fanno sempre male, fanno sempre del male, ci fanno sempre male. Mitezza è sapere perfettamente e senza dubbi, nella propria intelligenza, che i malvagi vengono recisi e abbattuti, il loro posto sparisce in un istante. Quanti invece hanno fede in Dio ereditano e possiedono realmente la terra. La mitezza è ricca delle energie della terra e gode di una pace dentro e fuori senza possibilità di essere misurata.
Il mite è chi non risponde al male con il male; il mite è chi non risponde con la propria volontà, non si sottomette agli uomini, ma alla volontà di Dio. Il mite è colui che davanti alle ingiustizie non risponde con la forza dell’ingiustizia e della rabbia, ma con un’altra forza, la forza imbattibile del desiderio della pace. Il mite non è mai triste, è colui che mantiene il grazie del cuore e della mente al di sopra e al di là di ogni possibile realtà. Il mite non è rassegnato, è colui che non molla mai di desiderare i desideri di Dio, desideri di pace e di accoglienza, anche quando tutto e tutti sembrano sprigionare conflitto e rancore. A questo punto l’etimologia della parola è significativa: il greco pràus, “mite”, origina infatti dall’antica radice sanscrita pri, “amare”, e si riscontra anche nell’accadico parru, “agnello”. Il significato originario è “amante, allietatrice/allietatore, amico”. È il mite nel senso di dolce, amorevole. Il mite non è solo colui che ama, ma l’amante, sempre e sempre con il sorriso.