Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Mercoledì 15 Luglio 2020

15a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Isaìa 10,5-7.13-16; Salmo 93,5-10.14-15; Vangelo di Matteo 11,25-27

Salmo 93,5-10.14-15

Il Signore non respinge il suo popolo.

5 Calpestano il tuo popolo, Signore,
opprimono la tua eredità.
6
Uccidono la vedova e il forestiero,
massacrano gli orfani.

7 E dicono: «Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non intende».
8
Intendete, ignoranti del popolo:
stolti, quando diventerete saggi?

9 Chi ha formato l’orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l’occhio, forse non vede?
10
Colui che castiga le genti, forse non punisce,
lui che insegna all’uomo il sapere?

14 Poiché il Signore non respinge il suo popolo
e non abbandona la sua eredità,
15
il giudizio ritornerà a essere giusto
e lo seguiranno tutti i retti di cuore.

Vangelo di Matteo 11,25-27

25 In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
27
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Riconosco

Non c’è senso per la vita senza lode e ringraziamento, ringraziamento che magnifica la gloria e la magnificenza del nome di Dio.
Non c’è lode senza riconoscimento, senza umile riconoscimento della sua maestà e grandezza.
Non c’è riconoscimento senza rivelazione, senza che il cuore dica sì alla novità e alla profezia del Santo Paraclito e diventi un canale della sua rivelazione.
Non c’è rivelazione senza onestà intellettuale, senza umiltà intellettuale. Per fare un esempio scontato: rimanere graniticamente e cocciutamente convinti che la terra sia per principio al centro dell’universo, nell’istante in cui guardando dentro un binocolo si può osservare come non lo sia, è pericolosa e velenosa mancanza di onestà intellettuale, assenza totale di percezione della realtà, distacco viscerale da ogni sano realismo.
Non c’è onestà né umiltà intellettuale senza metànoia, senza mutamento dell’orientamento mentale.
Non c’è metànoia senza il piacere profondo e coinvolgente dell’amore di Dio, dell’amare Dio, del sentirsi incomprensibilmente e totalmente amati da Dio, stato interiore questo che sboccia nell’abbandono totale nelle sue mani e nella sua bontà.
Gesù freme di emozione traboccante di gioia e quasi non riesce a nascondere la sua soddisfazione squisitamente divina nel riconoscere che Dio suo Padre, agli accademici, agli intelligenti e ai sapienti della terra non rivela nulla della sapienza che serve all’uomo per vivere e migliorare la vita, semplicemente perché a Dio Padre questo non piace, non procura piacere, non procura gioia. Magnifico. Semplice. Inappellabile.
Letteralmente Gesù dice: Riconosco, o Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose a sapienti e a intelligenti e hai rivelato esse a piccoli. Sì, o Padre, perché così cosa gradita è stata davanti a te. Forse è per questo che la presunzione prima e l’arroganza poi diventano la mano violenta dell’ignoranza dei dotti e dei potenti della terra che non trovano altra via che coprire, con la sottomissione dei popoli e l’ostentazione del loro potere, il loro patetico fallimento nei confronti dell’umanità. La presunzione e l’arroganza dei dotti e dei sapienti della terra, oltre che a zittire la voce dei profeti, impediscono ogni rivelazione divina e alimentano il silenzio di Dio Padre. È pericoloso, estremamente pericoloso e sciocco, chiudere la bocca ai profeti e alimentare con la presunzione e l’arroganza il silenzio di Dio. Senza rivelazione, senza qualcuno che ci riveli la Parola, che ci apra alla conoscenza della Parola, che ci sappia ispirare, siamo perduti, completamente perduti, incredibilmente perduti. Perché? 
Perché rivelare è avvertire contro il pericolo, quando nessuno ancora lo vede e lo percepisce. Rivelare è confidare a pochi come funziona, quando altri non vogliono e non possono capire. Rivelare è manifestare e cantare la gioia e la bellezza, raccontare i prodigi della provvidenza, annunciare la Parola, celebrare e ringraziare per tutto l’amore, essere sintomo di novità e cambiamento, divulgare la sapienza, soffiare lo Spirito, svelare il mistero, mostrare la via, diffondere il bene, aprire le porte della conoscenza, indicare la strada, evidenziare una fessura di luce, propagare l’entusiasmo e la passione, spargere la gioia. Rivelare è sciogliere gli inganni, scoprire la malizia, smascherare l’imbroglio. Rivelare è comunicare il bene, esprimere il bello, proclamare il Suo Nome, insegnare le procedure divine, spiegare a chi ignora, suggerire a chi cerca, trasmettere fiducia, estendere la conoscenza di Dio, tracciare vie nuove secondo lo Spirito, esaltare il Suo favore per l’uomo. Rivelare è rompere con il compromesso, smentire i ciarlatani, rovesciare i potenti, ispirare i poveri a desideri migliori, riconsegnare ai miti le risorse della terra.