Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 6 Giugno 2020

9a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Seconda lettera a Timòteo 4,1-8; Salmo 70,8-9.14-15b.16-17.22; Vangelo di Marco 12,38-44

Salmo 70,8-9.14-15b.16-17.22

La mia bocca, Signore, racconterà la tua giustizia.

8 Della tua lode è piena la mia bocca:
tutto il giorno canto il tuo splendore.
9 Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia,
non abbandonarmi quando declinano le mie forze.

14 Io, invece, continuo a sperare;
moltiplicherò le tue lodi.
15 La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.

16 Verrò a cantare le imprese del Signore Dio:
farò memoria della tua giustizia, di te solo.
17 Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

22 Allora io ti renderò grazie al suono dell’arpa,
per la tua fedeltà, o mio Dio,
a te canterò sulla cetra, o Santo d’Israele.

Vangelo di Marco 12,38-44

In quel tempo, Gesù nel tempio 38 diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40 Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
41
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
43
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Avviso

Lo scriba, nelle società antiche come l’egizia o l’assiro-babilonese, era una figura legale amministrativa nata per organizzare lo stoccaggio, la distribuzione e la gestione delle enormi masse di derrate alimentari, di materiali di ogni tipo e, in genere, delle risorse indispensabili per la vita dell’imperatore, del popolo e dell’impero intero. I tempi di formazione dello scriba erano molto lunghi e prevedevano la conoscenza di diversissime discipline, nonché l’acquisizione di abilità e competenza nella stesura, copiatura, regolamentazione ed esecuzione delle leggi. Gli scribi dovevano essere esperti e profondi conoscitori di tutte le leggi del sistema economico-finanziario, stabilivano gli interessi delle banche e gestivano la distribuzione del denaro. Essi erano gelosissimi delle loro conoscenze e non le affidavano in alcun modo al popolo, ma le custodivano attentamente per trasmetterle di generazione in generazione non tanto per merito, o per scelta politica e amministrativa, quanto invece per linea di sangue. In questo modo la classe degli scribi evitava interferenze nel proprio sistema di controllo e di gestione amministrativa del potere e in modo molto sicuro permetteva solo a pochissime famiglie, estremamente ricche e potenti, di ottenere e di mantenere il dominio e il controllo di popoli interi. Nel territorio e nella storia d’Israele gli scribi, oltre che attendere al proprio compito politico-amministrativo, avevano l’incarico e il dovere di diventare esperti conoscitori e trascrittori della bibbia, della quale avevano in mano tutto l’impianto legale, morale e teologico.
In questo brano evangelico le parole di Gesù suonano come un avviso, un avviso ai popoli della terra, ai naviganti della barca dell’umanità che stanno attraversando la storia, di guardarsi bene da questa particolare specie di uomini, gli scribi. Gesù li descrive come uomini totalmente vanitosi che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, così completamente assorbiti dall’ambizione  da non poter fare a meno di avere i primi seggi nei luoghi di culto, i primi posti nei banchetti, nei tavoli delle cerimonie e delle decisioni. Gesù ci avverte che questi uomini, resi assolutamente letali e feroci dalla loro insaziabile avidità, sono così senza scrupoli e coscienza da assediare instancabilmente i poveri nelle loro misere risorse e da rapinare di ogni dignità, benessere e prospettiva la gente fino al sangue. Gesù li dipinge da una parte come coloro che sono così spietati da divorare perfino le case, cioè le proprietà indispensabili delle vedove – intese qui come coloro che nel sistema sociale sono nel gradino più misero e debole – e dall’altra sono così ipocriti che amano farsi vedere dalla gente come coloro che pregano a lungo, che hanno un ottimo rapporto con Dio. Gesù avvisa l’umanità di stare attenta a uomini come questi, perché sono interamente venduti al Maligno e completamente dedicati a depredare e smembrare l’umanità in ogni modo possibile. Questi uomini fanno tutto quello che fanno per farsi vedere e per realizzare i propri piani di ambizione, possesso, avidità. Queste persone pericolose e letali usano le loro leggi, i loro eserciti, le loro banche, le loro multinazionali, il loro potere e la loro ricchezza per divorare le case dei poveri, le case e la vita della gente comune. Gesù cerca di avvisare la gente di quanto possa essere stupido e letale affidare la propria vita e la propria storia a questi uomini così perversi, pericolosi e avidi. L’avviso di Gesù è rivolto anche al gruppo stesso di questi uomini malvagi che, come lupi rapaci, stanno depredando e massacrando l’umanità: li avvisa infatti che, per quello che hanno fatto e faranno lungo tutta la storia umana, è prevista una condanna molto, molto severa, quanto loro ora, nella loro cecità, non possono nemmeno immaginare. Gesù avvisa l’umanità che la vera battaglia per il potere e il dominio del mondo non si combatte nei campi di battaglia o nelle strade, dove la gente vive e cerca di sopravvivere, ma nelle stanze insanguinate di coloro che detengono il potere religioso, politico ed economico. E la cosa più pericolosa che la gente può fare è affidare la sua vita proprio a costoro.