Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 23 Marzo 2019

2a settimana di Quaresima

Parola del giorno
Michèa 7,14-15.18-20; Salmo 102,1-4.9-12; Vangelo di Luca 15,1-3.11-32

Salmo 102,1-4.9-12

Misericordioso e pietoso è il Signore.
Oppure: Il Signore è buono e grande nell’amore.

1 Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

3 Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
4
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

9 Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
10
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

11 Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
12
quanto dista l'oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.

Vangelo di Luca 15,1-3.11-32

In quel tempo, 1 si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3 Ed egli disse loro questa parabola: 11 «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
13
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.
17
Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20 Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
21
Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22 Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23 Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
25
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27 Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28 Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29 Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31 Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Tornare

Ma cosa succede? Gesù accoglie i pubblicani, parla con la gente di malaffare, si fa coprire d’olio e accarezzare dalle prostitute, mangia e beve con gli esattori delle tasse, con la feccia della società, con il peggio del peggio dell’umanità, con la gente che più si è allontanata da Dio. Ma cosa succede? Le frange più deviate della società si avvicinano istintivamente a Gesù e lo ascoltano volentieri, con rispetto, con stupore, con gratitudine. Ma cosa succede? Perché i peccatori si avvicinano spontaneamente a Gesù? Semplice. Perché hanno voglia di tornare. E perché Gesù si avvicina spontaneamente ai peccatori?   Semplice. Perché sente, come nessun altro può sentire, la loro voglia di tornare. Gli uomini che hanno perso la via della vita, incontrando Gesù e la sua Parola, incontrano un’energia di amore meravigliosa e assolutamente nuova, che stimola in loro il desiderio irrefrenabile di tornare, di tornare in se stessi, a Dio e alla vita. Chi invece non ha voglia di tornare mormora, giudica, inquisisce, sospetta, critica, accusa, condanna, si oppone. I capi del popolo, i sacerdoti del tempio, gli scribi e i farisei, i dirigenti della religione ufficiale si sentono perfetti, si sentono così sicuramente incamminati sulla via della vita, si sentono così giusti e al sicuro, perché così rigidamente e pedissequamente osservanti delle leggi, delle norme, delle ritualità prescritte, che non hanno voglia di tornare. Si sentono così al sicuro e giusti che uccidono tutti i profeti di Dio, odiano ogni novità ispirata all’umanità dallo Spirito Paraclito, e non hanno voglia di avvicinarsi allo Spirito di Gesù. Si sentono così giusti e al sicuro da sentirsi in dovere di non entrare in contatto con gli altri uomini per non sporcarsi le mani e l’anima. I capi del popolo, i sacerdoti del tempio, gli scribi e i farisei, i dirigenti della religione ufficiale si sentono così a posto, nel posto giusto, che non hanno assolutamente nessun desiderio di tornare. Sono così occupati a seguire le leggi, i doveri, i riti, le norme che si sono svuotati di ogni desiderio di tornare, e chi non ha più voglia di tornare si riempie di una tristezza dilaniante, si avvelena intellettualmente e spiritualmente, perde ogni desiderio di felicità e gaiezza, ogni prospettiva di armonia e pace. C’è chi se ne va via lontano urlando, chi di corsa, chi un passo alla volta, chi senza saperlo, chi di nascosto, chi in silenzio. C’è anche chi se ne va restando, e più rimane, più si allontana.
Ma se tutti gli uomini si sono allontanati dal Padre, perché ci sono uomini che desiderano tornare e altri uomini che non desiderano affatto tornare? Perché possono desiderare di tornare solo ed esclusivamente gli uomini che, allontanandosi dal Padre, non si sono più sentiti a posto, al posto giusto, al sicuro, felici e in pace. Chi, allontanandosi dal Padre, si sente a posto, si sente al posto giusto, si sente giusto, al sicuro, non avrà mai la voglia di tornare.
Se infiniti sono i modi per l’uomo di allontanarsi dal Padre, uno solo è il modo per ritornare: ritornare in se stessi, rientrare in se stessi. Ciò che fa di un uomo un uomo non è il suo peccato, non è il modo di allontanarsi dal Padre, ma è la sua voglia di tornare. Ma come fa Gesù a stimolare negli uomini il desiderio di tornare? Questo è il grande segreto di Gesù. In tutto quello che fa e dice, Gesù ricorda continuamente all’uomo la realtà più radiosa e sconvolgente della vita: che l’uomo è figlio, figlio di Dio e di nessun altro. Quando l’uomo, ritornando in se stesso, riprende consapevolezza del fatto che è figlio, figlio di Dio e solo di Dio, allora il desiderio di tornare supera tutto il resto. La grandezza intellettuale e spirituale di un uomo è proporzionale solo all’umiltà e alla serietà con cui sa rientrare in se stesso per capire che lontano dal Padre non è mai al posto giusto. La potenza, la forza, la capacità di un uomo di realizzare il suo compito è pari solo alla sua consapevolezza di essere figlio di Dio e di nessun altro. La felicità di un uomo, la vastità della sua gratitudine, gaiezza e gratuità è proporzionale unicamente al suo desiderio di tornare.