I farisei guardano solo con gli occhi, sono acuti osservatori, pedanti controllori, ma non riescono a vedere nulla. Perché? Perché guardare con gli occhi non basta, non basta mai. Guardare con gli occhi serve unicamente a confermare e a consolidare i propri pregiudizi e le proprie convinzioni. Guardare solo con gli occhi è un guardare da ciechi, è guardare nel buio, è essere oscurati intellettualmente e spiritualmente. Chi guarda solo con gli occhi non guarda per capire, per comprendere, ma solo per prendere la mira e per colpire. Chi guarda solo con gli occhi lo fa sempre e solo per colpire.
Gli occhi dei farisei sono sempre puntati su Gesù. Sono puntati su Gesù quando annuncia le procedure evangeliche nelle piazze, quando cena nelle case degli amici, quando risana migliaia di ammalati lungo le rive del mare, quando ferma le tempeste del lago, abbraccia i peccatori, fa risorgere i morti, lo seguono ovunque, perfino nei campi di grano. Gli occhi dei farisei sono puntati su Gesù, e non per capire, per comprendere, per aprire la visione del cuore e della mente, ma solo ed esclusivamente per prendere la mira e per colpire, colpire e distruggere.
Gesù guarda per comprendere, per amare, per capire, per abbracciare. I suoi sono sguardi diversi e portano a conseguenze e azioni diverse. Guardare solo con gli occhi è lo sguardo freddo e satanico della legge, dei tribunali, del giudizio, della condanna, del dovere, della morale, è lo sguardo di chi prende la mira per colpire e distruggere, anche se immancabilmente in nome di Dio, della giustizia, della sicurezza. È lo sguardo che Dio e i discepoli di Gesù non conoscono. Guardare per capire, per amare e comprendere è lo sguardo che Dio conosce, lo sguardo che Gesù pratica ogni istante e che il Santo Paraclito ispira. Gesù spiega l’abissale differenza tra questi sguardi affermando letteralmente: Se poi aveste conosciuto cos’è: Misericordia voglio e non sacrificio, non avreste condannato i non colpevoli. Signore infatti del sabato [di ogni legge, dovere e principio] è il Figlio dell’uomo.