Giovedì 10 Maggio 2018

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 18,1-8; Salmo 97,1-4; Vangelo di Giovanni 16,16-20

Vangelo di Giovanni 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «16 Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». 17 Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?» 18 Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
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Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? 20 In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Passaggio

Con le parole: un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete, Gesù preannuncia ai discepoli che la sua uccisione in croce, che la sua morte lo toglierà per un po’ dai loro occhi ma poi tornerà a farsi vivo, e mai come per Gesù questa espressione è più appropriata. Gesù tonerà a farsi vivo, tornerà visibile agli occhi dei suoi e del mondo dopo la sua risurrezione. Gesù, poi, aggiunge a questa rivelazione, legata ai giorni della sua uccisione e risurrezione, una profezia a più lungo raggio temporale e spaziale. Annuncia cioè, con chiarezza inconfondibile, il proprio ritorno nella sua venuta intermedia, dicendo: In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. È evidente che qui Gesù non parla della tristezza dei discepoli, provata nell’arco spazio-temporale dei tre giorni della sua morte, e nemmeno della gioia dei discepoli, provata nell’arco spazio-temporale dei giorni delle sue apparizioni da risorto. È evidente. Qui Gesù sta parlando di un arco spazio-temporale molto più largo, che si estende dall’istante della sua ascensione al cielo, che Gesù stesso puntualizza cronologicamente come il momento in cui Io me ne vado al Padre, al suo ritorno, nella sua gloriosa venuta intermedia, durante questa generazione. Dal giorno della sua ascensione Gesù delimita un tempo storico, un tempo di passaggio, il tempo utile a questa generazione per scegliere o di amare e realizzare il messaggio evangelico per il bene di tutte le creature, o di rifiutare il messaggio evangelico per amare e realizzare il piano del regno di Satana. Gesù rivela profeticamente che sarà un tempo-spazio in cui chi cercherà di seguire Gesù e il vangelo, per evolvere nel vero benessere di Dio, sarà messo in difficoltà e in ristrettezze di ogni tipo dal sistema del mondo di cui Satana è il principe, ma poi, a un certo punto, verrà il momento in cui la fatica e la tristezza si muteranno in gioia per un motivo grandioso e inaspettato: il ritorno stesso del Signore. Gesù sta avvisando i suoi figli, quelli che con amore e umiltà cercheranno di vivere il vangelo in questo mondo, che avranno un lungo periodo in cui non sarà loro facile convivere con il sistema perverso e demoniaco dei lupi rapaci, perché gli assetati di dominio e potere saranno forti e potranno sembrare invincibili. Per questo tempo di passaggio Gesù chiede perseveranza e fiducia, umiltà e costanza, coraggio e passione indeformabili, e avvisa i suoi che ci saranno momenti in cui: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Ci sarà da una parte la tristezza di chi, nei momenti di fatica e difficoltà, non potrà vedere fisicamente e abbracciare il suo Signore e Maestro, e, dall’altra, il godimento del sistema dei potenti e dei ricchi che si rallegreranno tronfi e arroganti, prepotenti e violenti per l’assenza tangibile di Gesù. Gesù avverte il suo popolo che non deve temere se, per rimanere unito all’unico Bel Pastore, dovrà conoscere persecuzione, tristezza, solitudine, tradimento, perché questa tristezza si cambierà in gioia, la gioia di rivedere il suo volto glorioso, onnipotente, radioso di tutta la luce degli universi, il volto del suo Signore, e ben prima della fine dei tempi.
Gesù con queste parole sta annunciando al suo popolo, e trasversalmente a tutti gli uomini, che Lui un giorno tornerà, e non tornerà l’ultimo giorno della storia, alla fine dei tempi, ma alla fine di questo tempo, il tempo di questa generazione. È il giorno della venuta intermedia, il giorno in cui il Signore traghetterà il suo popolo verso una splendida evoluzione da vivere e sperimentare su questa terra realizzando il vangelo. Il Signore tornerà, anzi sta tornando. Questa volta non tornerà nella carne tessuta nel grembo di Maria, non nascerà nel nascondimento di una grotta sperduta nel deserto ma nella gloria e nella potenza della sua luce infinita e in compagnia delle moltitudini dei suoi angeli. Il Signore sta tornando e questa volta non parlerà al suo popolo in parabole, ma ammaestrerà tutti i sui figli senza l’ausilio di intermediari mercenari, e non potrà essere deriso da chi non vorrà ascoltarlo. Il Signore sta tornando e non potrà essere messo in carcere, non potrà essere flagellato né inchiodato in croce da coloro che temono la sua venuta perché sanno perfettamente che in un attimo sovvertirà i loro piani e annullerà il loro potere.
Il Signore sta tornando e in questo breve tempo di attesa a tutti gli uomini è offerta la possibilità di scegliere prima e definitivamente se stare dalla parte del potere umano o dalla parte di Dio. Chi sceglierà l’uomo, sceglierà Dio, chi sceglierà il potere e il sistema, non sceglierà l’uomo e non sceglierà Dio.

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