Legami ... L’uomo

Legami

L’uomo, nel periodo in cui da zigote si forma e cresce, è costretto per il suo sviluppo a vivere da parassita nel grembo di una donna e a dipendere completamente da lei in tutto e per tutto. L’uomo nasce nudo e ancora collegato alla madre attraverso il cordone ombelicale, fino a quel momento fonte di sopravvivenza e di vita, ma, dal parto in poi, cordone di morte, se non viene tagliato nell’arco di pochi minuti. Appena nato, l’uomo è ancora dipendente in tutto dagli altri, ma quel cordone tagliato è un segno luminosissimo del fatto che quell’uomo è nato senza legami obbligati, verità della quale egli, prima o poi, dovrà rendersi conto.
Il taglio del cordone ombelicale rivela una verità oggettiva, tanto potente quanto sconosciuta: non può essere il legame di sangue a obbligare un uomo ad avere legami relazionali, intellettuali, morali, psichici con le persone che gli hanno trasmesso la vita, ma esclusivamente una sua scelta spirituale, interiore, libera lo può portare a fare questo. Se sono i legami di sangue e parentali a stabilire la forza e la qualità dei rapporti e delle relazioni tra gli uomini e le donne, i legami che si otterranno saranno tutti legami parassitari, deboli, superficiali, di circostanza. Non sono gli uomini che nascono marci e cattivi, ma sono i legami marci e cattivi a cui gli uomini si sottopongono fin da piccoli che li fanno marcire e incattivire. Tutti i legami familiari regolati dal sangue, dalla parentela, se non si evolvono spiritualmente, sono energeticamente carichi di doverizzazioni obbligate, immersi in aggressività latenti, strutturati sulla necessità di corrispondere ad aspettative altrui, intrisi di ogni forma di ricatto e competizione dal profilo più o meno manifesto. La prova evidente che tutti questi legami, determinati dall’obbligatorietà convenzionale dovuta al rapporto di sangue sono marci, puramente formali ed esteriori, sta nel fatto che non appena questo tipo di legame non è secondo le aspettative di una delle parti, o se una delle parti cerca di spezzare qualche anello della catena dell’imposizione, della sottomissione, del controllo, del possesso, si scatena tra di loro un odio inaudito e feroce. Appena una delle due parti non corrisponde alle aspettative, alle attese dell’altra, si accende una rabbia terribile e velenosa, un’incomprensione inguaribile che può diventare violenza e forza distruttiva. Non appena poi in questo tipo di legami subentra la gestione del denaro, del patrimonio, dell’eredità, questi legami, che sembrano così radicati e solidi nel sangue e nella parentela, esplodono in una volontà furiosamente determinata al conflitto, e si frantumano in divisioni, separazioni irrefrenabili, infernali, insanabili. Se i legami parentali e di sangue, familiari e domestici non crescono intellettualmente verso un riferimento unitario superiore alla familiarità stessa, e non si evolvono verso un punto spirituale comune, rimangono una forma infantile e immatura di dipendenza reciproca, di servilismo coatto, di prelazione affettiva. Il sangue, la parentela, la familiarità non possono imporre a qualcuno di amare qualcun altro. Gesù non ha dubbi a riguardo. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: Ecco mia madre e i miei fratelli!  Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre. Due esseri umani che hanno come punto in comune il desiderio di compiere la volontà di Dio e si adoperano, magari su strade diverse, a realizzarla, raggiungono un livello di unione, di intimità, di fiducia, di amore reciproci che nessun legame di sangue può nemmeno sognarsi di immaginare, secondo le leggi del suo automatismo relazionale e affettivo.
Nemmeno Maria, la grande Madre ha potuto pretendere un rapporto speciale con Gesù, imposto dal fatto che lei è stata la madre di Gesù. Sarebbe stato un automatismo degenerato e degenerante. Maria, sul Figlio Gesù, non ha potuto vantare alcun diritto di prelazione affettiva per il fatto di averlo tenuto in grembo, partorito, allattato, fatto crescere, protetto, seguito. Maria ha costruito il suo meraviglioso e singolare rapporto e legame con Gesù, perché anche lei come Gesù è vissuta e vive per compiere, per realizzare con umiltà e gioia la volontà di Dio Padre. L’unione di Gesù con Maria è tanto più intima e potente quanto più intimo e potente è in Gesù e in Maria il desiderio di amare il Padre, di condividere nello spirito questo amore, nel compiere i suoi desideri di amore e di pace. Quando gli uomini e le donne capiranno che non sono fratelli coloro che sono stati partoriti dalla stessa madre, ma coloro che desiderano nel cuore gli stessi desideri di Dio e operano insieme con amore e coraggio per realizzarli, allora l’umanità potrà rinascere completamente, rinascere finalmente dall’alto.

Vangelo di Marco 3,31-35

In quel tempo, 31 giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 32 Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 33 Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?» 34 Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35 Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».