La via della fede - A cosa si...

La via della fede

A cosa si può paragonare il percorso della fede in Dio? Si può paragonare a un percorso che dalla valle porta alla cima di una montagna. La prima parte del percorso è una strada sterrata piuttosto larga – tanto che si può percorrere affiancati –, che sale con pendenza regolare in mezzo al bosco. A un certo punto la strada sterrata finisce e diventa un sentiero, un sentiero ben segnato ma più stretto, che permette il passaggio di una persona alla volta. Inizia abbastanza morbido in mezzo al bosco, ma poi si arrampica più ripido sul fianco della montagna, chiede un po’ di attenzione ma, allo stesso tempo, regala una bella visuale della valle da dove si è partiti. Più avanti il sentiero si trasforma in scalini rocciosi, essi richiedono molta attenzione, passo sicuro e qualche appiglio per le mani per un maggior equilibrio. Poi il sentiero di roccia, indicato appena dai segnavia, diventa una breve arrampicata libera non segnata per arrivare in cima. La cima della montagna, la visione, il riposo, la gioia di essere arrivati, fanno parte del cammino.
La strada sterrata è il credere iniziale, la fede piccola, infantile, da non confondere con la fede dei bambini, è la fede che può derivare anche da un contesto sociale e collettivo, è la fede che concepisce Dio come la strada larga sicura davanti a sé, da percorrere anche insieme ad altri, una strada che rassicura rispetto al bosco che tutto attorno si stringe oscuro, sconosciuto e inquietante. È il credere in Dio che combatte l’incertezza e la paura. È il credere per fede, una fede che non è ancora fiducia.
Il sentiero stretto ma ben segnato rappresenta la fede che ciascuno deve scegliere indipendentemente dall’accompagnamento e dalla guida degli altri, è il pezzo di percorso in cui ciascuno, personalmente, deve scegliere come e quanto credere in Dio, deve scegliere in se stesso come e quanto affidarsi a lui e al suo amore, deve scegliere che rapporto avere con lui, indipendentemente da tutto e da tutti. Questo momento della fede, che diventa fiducia in Dio e abbandono nelle sue mani, permette di apprezzare il dono dell’esistenza attraverso una visione nuova, più ampia e inconsueta per le convenzioni mentali.
Il sentiero roccioso a scalini rappresenta il momento in cui la fede non è più solo un modo di credere, di pensare, di fidarsi di Dio, ma diventa un modo di scegliere, di vivere, di affrontare la vita, di trovare forza e pace anche nei momenti difficili. È il momento in cui credere in Dio diventa scelte di vita non segnate, decisioni nel nome di Dio che coinvolgono tutta la vita, azioni ben precise che sono in contrasto con il sistema costituito, con il mondo. È il momento in cui il mondo potrebbe opporsi alle scelte personali e perseguitarle con violenza. È il momento in cui aver fede significa vivere in un certo modo, in quel modo certo che è secondo i desideri di Dio e non degli uomini, e insieme pagarne le conseguenze.
L’arrampicata libera finale verso la cima è il momento in cui la fede conduce su terreni di vita dove i punti di appoggio umani, come relazioni, legami, cose, protezioni, sicurezze, prospettive o progetti, si fanno minimi e quasi inesistenti. È il momento in cui l’altitudine e lo sguardo al mondo sottostante possono trasformare la visione e la conoscenza in vertigine. È il momento in cui è indispensabile far crescere la capacità di abbandono e il senso dell’orientamento nello Spirito, per mantenere l’equilibrio e, perseverando, abbandonarsi con amore a Dio.
La cima rappresenta il momento dell’inversione vibrazionale, perché si inizia a smettere di pensare secondo gli uomini e si inizia a pensare secondo Dio. È il momento in cui per credere in Dio non serve più la fede, e, pur non avendo la visione del suo volto divino, tutto della vita si trasforma in visione del suo volto e in gratitudine purissima e totalizzante. È il momento della maturazione della fede, quando non è più necessario credere, aver fede in Dio per avere un rapporto di fiducia con lui, perché Dio lo si sente, lo si percepisce, lo si ama in tutto, continuamente, sempre. È il momento in cui la fede si trasforma in amore e gratitudine totali, lode piena, benedizione perenne, è il momento in cui per amare Dio non serve più credere in lui. Che senso avrebbe dire di credere nel sole che sta brillando sopra le nostre teste? È il punto culminante del percorso e lo si raggiunge solo se durante i passi precedenti non ci si è fermati a dubitare di Lui.
Cos’è il dubbio? Il vero dubbio non è tra il credere o il non credere in Dio. Il dubbio accade quando, credendo in Dio o non credendo in lui, la mente arriva, per motivi e percorsi suoi, a pensare male di Dio stesso. Pensare male di Dio è ciò che rende dolorosa la vita dell’uomo. È radicata nell’uomo la convinzione che siano la sofferenza e il male presenti nel mondo a spingere la mente umana a pensare male di Dio, in realtà è il contrario, è pensare male di Dio che conduce alla sofferenza e al male. Pensare male di Dio annulla la fede, ferma il cammino, allontana la cima. Pensare male di Dio, per quello che di incomprensibile e doloroso accade nella nostra vita, è mettersi in rivolta contro di lui e contro il suo amore. Non esiste notte oscura dello spirito, così frequente nella vita dei santi e dei mistici, se prima la mente, consciamente o inconsciamente, non ha pensato male di Dio e non si è arrabbiata con lui. Pensare male di Dio, per ciò che nella vita accade di doloroso e incomprensibile alla mente, è come mettere in prigione l’Innocente, è un atto di rivolta contro il Creatore, è rinnegare il suo amore. L’antitesi della fede non è l’ateismo ma pensare male di Dio, essere in rivolta contro lui. Non esistono uomini senza Dio, esistono uomini in sfida e in rivolta contro lui. È la rivolta contro Dio che con il tempo si trasforma in ateismo. Pensare male di Dio è cadere lungo il sentiero della fede, è interrompere il percorso verso la cima. Quando si cade nel pensare male di Dio, è indispensabile trasformare immediatamente la caduta in prostrazione per chiedere umilmente e con tutto il cuore perdono, perdono, perdono per tanta stupida arroganza, protesta e sfida, per il dissenso dissennato, per la ribellione allo Spirito, e ripartire.
Maria lo grida e lo canta al mondo. Il Signore ama guardare agli umili perché, anche se i prepotenti e i malvagi sembrano vincere sempre, gli umili non pensano male di Dio. Il Signore riversa la sua misericordia su coloro che lo temono perché non pensano male di Dio nemmeno quando subiscono calunnie e ingiustizie, e ricolma di beni gli affamati perché, nonostante la loro fame e la miseria in cui i potenti li hanno imprigionati, non pensano male di Dio. Il Signore soccorre i suoi servi, cioè chi si mette a servizio della sua volontà e dei suoi desideri, perché, anche se perseguitati e maltrattati, non pensano male di Dio.
Quando dunque si raggiunge la cima del cammino della fede? Quando non serve più credere e aver fede per amare Dio e per avere un rapporto d’intima fiducia con lui. Quando la fede si trasforma in perfetta e totale visione senza vedere e diventa gratitudine piena. Ecco la fede di Maria che non abbisogna più di credere e, dalla cima del suo percorso di amore per Dio, canta, canta e magnifica il suo Signore, e può farlo in tutta purezza intellettuale e spirituale, perché non ha mai pensato male di lui.
Maria è l’Immacolata perché non ha mai pensato male di Dio, è senza peccato, senza rivolta e sfida. Ecco cosa significa nelle labbra di Maria: L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore. Per Maria magnificare Dio, benedire il suo nome Santo, esaltare la sua bontà sono azioni di grazie, di gratitudine, che prima di tutto sono segno della totale assenza di rivolta e sfida nei confronti di Dio. La gratitudine del cuore, la lode in Dio è segno di assenza di rivolta e aiuta a prevenire i pensieri di sfida e di opposizione contro Dio stesso. La gratitudine di Maria nei confronti di Dio è anticipata e senza condizioni. È una gratitudine potente che permette una visione intelligente, sapiente e illuminata della realtà.
Maria, in questo stato di lode totale a Dio, vede perfettamente ciò che si muove in Dio e ciò che si muove in rivolta contro di lui e nel suo canto lo grida e lo rivela al mondo senza mezzi termini. In rivolta contro Dio sono i superbi che Dio disperde nei pensieri del loro cuore. Il superbo è tale solo e unicamente perché pensa male di Dio, al punto da mettersi in competizione con lui per invidia. In rivolta contro Dio sono i potenti che Dio rovescia dai loro troni. Il potente è tale solo e unicamente perché pensa male di Dio, al punto da mettersi al posto di Dio, sul suo trono, per sete di dominio. In rivolta contro Dio sono i ricchi che Dio manda via a mani vuote. Il ricco è tale solo e unicamente perché pensa male di Dio, al punto da rinnegare Dio per avidità, e sceglie la ricchezza come il padrone della propria vita. Invidia, sete di dominio e avidità sono i nemici della vita e dell’uomo, perché sono le armi di coloro che sono in rivolta contro Dio, in sfida con lui.
Maria, che della morte non ha conosciuto il passaggio per raggiungere i cieli dei cieli, protegga il nostro viaggio nell’amore di Dio e per amore di Dio. Maria ci conduca alla fiducia totale in Dio, grata, traboccante, anticipata e senza condizioni.

Vangelo di Luca 1,39-56

39 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
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Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44 Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
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Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
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e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
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perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
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Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
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di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
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Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
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Ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
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ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
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Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
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come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
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Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.