Il Grido - In greco il...

Il Grido

In greco il grido del cieco suona così: elèeson me, che solitamente si traduce con: “Gesù, abbi pietà di me”, ma che letteralmente significa: “misericordiami”. Il grido del cieco non è solo una richiesta di aiuto, ma è il grido dell’innamorato che è diventato così cieco da non riuscire più a vedere l’amato. È il grido dell’umanità che sente passare vicino il suo Amore di sempre, ma è così oscurata, ingabbiata, inabissata da non riuscire più a vederlo né a raggiungerlo, a raggiungere il suo Amante, e allora grida, grida, quasi che il grido possa coprire la distanza, avvicinare l’Amato. Il cieco di Gèrico, per ispirazione dello Spirito Paraclito, ha fatto all’umanità un regalo meraviglioso e forse il più utile di tutta la storia, le ha regalato le parole per chiedere a Gesù, l’amante, salvezza e guarigione, pace e felicità. Questo è il grido che, rivolto a Gesù, può salvare e sanare tutti e tutto.
Quando l’umanità smetterà di parlare, parlamentare, consultarsi, discutere, e si raccoglierà a cantare, tutta insieme e senza sosta, nel grido elèeson me, allora si potrà salvare e potrà guarire. Nessuna rivoluzione di piazza, nessuna nuova ideologia, nessuna religione, nessuna globalizzazione politica ed economica potrà salvare e sanare l’umanità ma solo il raccogliersi con amore e inchiodarsi teneramente nella luce sconfinata di queste parole: elèeson me, misericordiami. L’umanità potrebbe smettere di fare tutto quello che sta facendo esattamente in questo momento, tanto non porterà che alla polvere e all’annullamento, e potrebbe unirsi con tutto l’amore e la gratitudine possibili, nel canto di queste parole, e conoscerebbe, da dentro, la salvezza e la guarigione da tutte le ferite e da tutti gli inganni, le paure, il dolore e la tristezza.
Il grido della salvezza è: Kyrie (Signore) Yeshuà‘ (Gesù) elèeson me (misericordiami). Kyrie Yeshuà‘ elèeson me è il dolce grido amoroso che può sostituire, secondo per secondo, ogni altro grido, è il dialogo interiore che può sostituire, attimo per attimo, ogni altro dialogo interiore.

Vangelo di Marco 10,46-52

In quel tempo, 46 mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47 Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!»
48 Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!» 49 Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!» Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!» 50 Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
51 Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?» E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!» 52 E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.