La legge dello shabbat, la legge del riposo, ha radici antichissime nel testo della bibbia, prende vita addirittura dal racconto della creazione nel libro di Genesi. La legge dello shabbat è stata donata da Dio agli uomini come una misura preventiva per evitare grandi mali e gravissimi danni all’esistenza stessa dell’uomo e per garantire all’umanità una vita equilibrata, sana, evoluta intellettualmente, elevata spiritualmente. La legge dello shabbat è stata donata da Dio agli uomini come un aiuto solenne perché la loro vita si potesse muovere sempre in grande e perfetto equilibrio tra lavoro e riposo, tra tensione e rilassamento, tra usura di energie e ripristino delle forze, tra impegno e gioco, tra dedizione per trasformare la materia e adorazione amante e grata allo Spirito, tra progettazione imprenditoriale e affetti relazionali, tra il freddo glaciale dei contratti lavorativi ed economici e il calore rigenerante delle relazioni amorose e amicali. Quando Gesù osserva che il magnifico e vitale spirito della legge dello shabbat è stato tradito e trasformato in un purulento malmenarsi di leggi, precetti, cavilli, sofismi inutili e mortali, più volte manifesta il suo stupito, addolorato rammarico. Nel racconto dell’incontro con l’uomo ammalato di idropisia (l’idropisia o anasarca è un edema generalizzato del tessuto cellulare sottocutaneo con versamento nelle cavità sierose, pleura, pericardio, peritoneo), lo stupito, addolorato rammarico di Gesù è totalmente evidente, così evidente che in questa occasione non sono i nemici di Gesù a metterlo alla prova con qualche cavillo sulla legge dello shabbat ma è Gesù stesso che li precede e chiede a tutti: È lecito o no guarire di sabato? Con questa domanda, Gesù non solo chiede se si possa operare un miracolo in giorno di sabato, e se dunque il miracolo possa essere considerato un lavoro, ma soprattutto se il giorno di sabato, il giorno del riposo, sia da considerarsi, per la mentalità ipocrita dei legalisti, un giorno dedicato alla vita o un giorno dedicato alla morte. La domanda di Gesù non riceve risposta perché, anche se intellettualmente sterilizzati dalla legge, i legalisti lì presenti non possono nemmeno per arroganza dimostrare di essere così stupidi da negare lo splendore incomprimibile dell’evidenza, e così tutti loro tacciono. Tacciono perché, come dice il testo, non potevano rispondere nulla a queste parole, in quanto Gesù rende manifesta la loro incapacità intellettuale e spirituale di affrontare con amore, dedizione, fantasia, intelligenza la realtà imprevedibile della vita. Tacciono perché, al contrario di quello di cui loro sono convinti, Gesù rivela in modo inequivocabile che la vita dev’essere affrontata con la vita, non con la morte, non può essere risolta con la legge ma con l’amore. Tacciono perché la loro mente è accecata dalla compulsiva necessità di trovare una legge che regoli ogni circostanza, rapporto, occasione, un decreto che disciplini ogni processo comportamentale, scelta, decisione. Tacciono perché, pur essendo di fronte alla possibilità di assistere a un miracolo, a una guarigione meravigliosa, a un’esplosione di gioia e di pace, di armonia e salute ritrovata, rimangono legalisti nel midollo, freddi e insipienti nell’animo e, nel loro silenzio forzato in cui si trincerano, rimangono legalisti, legalisti anonimi, senza volto, senza voce, senza cuore.
La legge dello shabbat, come Gesù la vede realizzata dalle tradizioni e dalle convenzioni sociali umane, dalla mentalità del suo tempo, non è più un’indicazione divina donata all’uomo per il benessere e l’armonia della propria vita, ma una legge isterica, paranoica, schizofrenica, fanatica, delirante, inutile per il benessere e per il miglioramento della qualità della vita dell’uomo, anzi controproducente.
Quando guardi un uomo attraverso gli occhi della legge non è mai per capirlo, ma per colpirlo. Quando guardi un uomo attraverso gli occhi della legge non è mai per comprenderlo, ma per sezionarlo. Quando guardi un uomo attraverso gli occhi della legge non è mai per liberarlo, ma per opprimerlo. Quando guardi un uomo attraverso gli occhi della legge non è mai per elevarlo, ma per affossarlo. Quando guardi un uomo attraverso gli occhi della legge non è mai per proteggerlo, ma sempre e solo per proteggere te stesso, i tuoi interessi, la tua mentalità.
Gli occhi della legge sono sempre inquisitori e non sono mai giusti, perché dietro gli occhi della legge non c’è conoscenza, non c’è sapienza, non c’è intelligenza, non c’è cuore, non c’è sano realismo e nemmeno il più elementare buon senso.
Gli occhi della legge davanti a Gesù rimangono muti, perché la legge è senza la luce e la voce dell’amore e della vita.
Gli occhi di Gesù e di coloro che credono alla vita e amano la vita non guardano la realtà e l’umanità alla luce della legge e dei precetti, ma alla luce della comprensione, della misericordia.
Il cuore di Gesù e di coloro che credono alla vita e amano la vita non affronta la realtà e l’umanità con la forza dei decreti e delle norme, ma con la forza dell’amore e del perdono.
Chi ama non si alimenta di giudizio, ma di amore, non si alimenta di pregiudizio, ma di gratitudine.