Letteralmente è scritto: invece il più grande [greco: mèizon] di voi sarà servo [greco: diàkonos] di voi. Diàkonos, sostantivo formato dalla preposizione di movimento dià, “attraverso”, unita al verbo konèo, “mi affretto”, e al suffisso nominale -os, che indica la persona che compie l’azione, significa “il ministro, colui che serve, colui che è utile”, dalle basi accadiche kanu, “curare, assistere” e kunnu, “onoro, rispetto”. Attenzione però, il diàkonos non è né il dòulos, “servo, schiavo”, né l’òiketes, “domestico, servo”. Mentre infatti il dòulos vive in stretto rapporto con il signore-padrone e la relazione è unicamente tra loro due, il diàkonos vive un rapporto stretto con la gente che serve: il suo rapporto, il suo muoversi è verso le persone cui rivolge il proprio lavoro-servizio.
La derivazione del sostantivo diàkonos è incerta, rimanderebbe, secondo alcune ipotesi etimologiche, all’azione di sollevare la polvere dal terreno, più precisamente significherebbe: “eseguire attraverso la polvere” o “lavorare affrettandosi nella polvere”. Si tratta di un lavorare che comprende una moltitudine di attività tanto movimentate e affaccendate da lasciare una formazione di polvere nella scia percorsa. Altra derivazione rimanderebbe al senso di “accelerare” o “perseguire”. Il diàkonos è veloce, non c’è niente di letargico in questo tipo di servizio. Il significato fondante è sicuramente quello di servire alla mensa, all’alimentazione, al nutrimento.
La parola diàkonos è quasi assente nell’Antico Testamento, contrariamente all’uso abbondante di presbùteros, “anziano, uomo autorevole” tra i giudei. Nella Settanta, la versione in lingua greca della bibbia, nei rari passi in cui la parola diàkonos è attestata, essa significa “messaggero, corriere, servo”. La Vulgata, la bibbia latina, l’ha tradotta in un senso generale con minìster o, in un senso specifico, traslitterando il termine greco con diàconus. A parte i termini diakonèo, diakonìa, diàkonos, il greco, per esprimere il medesimo concetto, poteva scegliere tra altri verbi e relativa famiglia di sostantivi e aggettivi: doulèuo, indicante il servire del servitore, therapèuo, il servire di colui che è impegnato come volontario, latrèuo, il servire per la paga, leitourghèo, il servire relativo a colui che è legato a un ufficio pubblico, huperetèo, il servire politico del governatore. In ogni caso, è caratteristico il fatto che la forma verbale diakonèin sia ignorata dalla Settanta, poiché le funzioni di servizio sono tradotte con leitourghèin o latrèin.
Nel Nuovo Testamento la parola doulèo significava un servizio di carattere molto personale, il servizio della carità. Nel linguaggio dei Vangeli, così come negli Atti 6,2, diakonèo significa il “servizio della mensa”.
Il servo di Dio è grande perché serve la gente, i popoli alla mensa dell’esistenza, anzi, alle due mense dell’esistenza. I servi di Dio sono coloro che in ogni angolo geografico e temporale lavorano e operano perché l’umanità si possa sfamare alla prima mensa, la mensa per l’alimentazione del corpo. Sono i servi di Dio impegnati nella politica, nella scienza, nell’organizzazione sociale, lavorativa ed economica per la giusta e solerte distribuzione e condivisione delle risorse e delle energie della terra, per il vero e reale benessere di tutti gli uomini e dell’ecosistema. I servi di Dio sono anche coloro che in ogni angolo geografico e temporale lavorano e operano perché l’umanità si possa sfamare alla seconda mensa, la mensa per l’alimentazione della mente-spirito. Sono i servi di Dio, impegnati nella distribuzione e nella condivisione della conoscenza e della sapienza divina delle procedure evangeliche utili all’uomo per liberare l’umanità dalle catene dell’ignoranza e dalla paura, perché l’uomo viva in pace e sereno, sano e felice.
Servire Dio così, alla mensa dell’umanità, è la vera grandezza, altro non c’è.