Zero - Quando...

Zero

Quando l’uomo rinuncia al proprio divino sentire interiore, per sopravvivere nell’addestramento in cui viene immerso, è costretto a inventarsi una nuova personalità, una nuova identità, una concettuale costruzione caratteriale, un ologramma psichico, un’invenzione dell’immaginazione che viene definita con la parola greca ego. L’ego è l’io generato dalla mente di ciascun uomo che sostituisce il suo vero io, il vero sé della persona, l’essenza spirituale e psichica creata da Dio. L’ego è un concetto inventato, un’idea di se stessi che non esiste, un’idea di se stessi costruita, modellata, sagomata, tra l’altro, sulle indicazioni e pressioni delle aspettative altrui. L’ego è uguale a zero, è il nulla, e per questo è instabile, insicuro, incerto, indeciso e si sente perennemente minacciato, anche se poi si pone con prepotenza al timone della vita dell’uomo per pilotare tutta la vita umana in tutte le sue dimensioni. È la mente che inventa l’ego e, già dai primi istanti di invenzione, la mente si identifica immediatamente con esso. Quando un uomo si identifica con la sua mente, in pratica si identifica con il suo ego, al punto che non riesce assolutamente più a distinguere la propria mente dall’ego e l’ego dal suo vero io. L’ego in realtà non esiste, dunque l’ego è uguale a zero, è uguale al nulla, è qualcosa che non c’è. Perciò tanto più un uomo si identifica con la sua mente, che a sua volta si identifica con il suo ego, che è un fantasma psichico inesistente, uno zero immaginario, tanto meno quell’uomo riuscirà a staccarsi dall’invasiva, perpetua sensazione di essere una nullità, un fallimento, di non valere nulla, di non essere mai all’altezza della situazione, di non avere importanza e peso psichico, emotivo ed esistenziale. Quando l’uomo si identifica con la sua mente, e la mente si identifica con l’ego che è zero, anche la mente non può che considerarsi uno zero, uno zero inesistente. Proprio perché, identificandosi con la sua mente affogata nell’ego, si sente uno zero, l’uomo ha un bisogno irrefrenabile e compulsivo di riempirsi le vene mentali di una droga potentissima, che lo conduce irrimediabilmente al delirio e all’autodistruzione: l’ambizione. L’uomo che si identifica con la sua mente è un vero e proprio tossicodipendente che dipende in tutto e per tutto dall’ambizione. L’uomo che si identifica con la sua mente e con il suo ego non può vivere senza la sua droga, per questo con il tempo trasforma tutto quello che fa e vive in coltivazione dell’ego, nella droga dell’ambizione, ambizione che dovrà essere assunta in dosi sempre più massicce sotto forma di riconoscimento, apprezzamento, lode, fama, popolarità, reputazione, prestigio, immagine, successo, ammirazione, consenso, approvazione. Per un uomo che si identifica con la propria mente, tutto, ma proprio tutto può essere trasformato in coltivazione dell’ego, nella droga dell’ambizione: il lavoro, gli affetti, i legami sentimentali, il servizio agli altri, l’abnegazione verso gli altri, il rapporto con Dio, la preghiera, il divertimento, il vestito, il corpo, la vita stessa.
L’ambizione è una droga e, oltre che portare al delirio e all’autodistruzione gli uomini, non fornisce all’umanità nessun tipo di energia vitale e intellettuale.

Vangelo di Matteo 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 1 «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
2
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3 Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4 perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
5
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6 Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 16 E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17 Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, 18 perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».