Mercoledì 11 Aprile 2018

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 5,17-26; Salmo 33,2-9; Vangelo di Giovanni 3,16-21

Vangelo di Giovanni 3,16-21

In quel tempo Gesù disse a Nicodèmo: 16 «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17 Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 
19 E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21 Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Distorsione

Il nome dice il compito. Solo nella nostra generazione il nome viene dato alle persone secondo diletto e sonorità, un tempo il nome doveva rappresentare la persona, il suo compito, la sua essenza spirituale, le sue peculiarità e capacità. Per gli uomini e le donne che ci hanno preceduti era assolutamente normale poter cambiare nome più volte durante la vita, a seconda della loro evoluzione spirituale, dello sviluppo delle loro competenze e del cambio del loro compito. Anche a Gesù non è stato dato un nome a caso o per tradizione ma secondo l’indirizzo dell’angelo messaggero che ha rivelato a Giuseppe in sogno di chiamarlo Gesù, Yeshuà’, perché questo nome rappresenta ed esprime il suo compito, essere il salvatore e il sanatore del mondo. Tutta la vita di Gesù è sotto il segno e la luce del suo nome. In ogni passo, parola, miracolo, Gesù ha immancabilmente liberato, salvato, guarito, sanato il suo popolo, sempre. Il suo nome esprime il suo compito e il suo desiderio, e insieme esprime e realizza anche la volontà e il desiderio del Padre dei cieli e del Paraclito Spirito, che è quello di salvare, sanare, guarire risollevare, liberare l’uomo, tutto l’uomo. Il nome di Gesù è una garanzia assoluta, il suono del suo nome è ciò che di più pacificante e tranquillizzante ci sia in cielo e in terra. Gesù sapeva che l’uomo, nell’annunciare il suo nome per farlo conoscere ai popoli, anche con le migliori intenzioni, con il tempo avrebbe potuto correre il rischio terribile di travisare, oscurare, tradire il suo nome stesso e distorcere nel cuore della gente il senso del suo mandato di Messia. Purtroppo, questa distorsione annunciata è la malattia che ha ucciso la fede per tanto tempo, trasformandola in religione, devozionismo, paura e ignoranza. Gesù ha cercato di avvisarci di questo pericolo quando ci ha detto: Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Gesù chiarifica in modo deciso e non interpretabile che il verbo, che lui è venuto a coniugare e a realizzare con la propria vita, per desiderio del Padre, suona, in lingua greca, sòzo, “sano-salvo” e non krìno, “giudico-separo”. Il verbo greco krìno, “distinguo, scelgo, penso, stabilisco, decido, processo, accuso” – da cui il latino cèrno, “separo, distinguo” – affonda le sue radici nell’antico babilonese qaranu, “ammucchiare grano e paglia”, nonché nell’accadico karawu, “separare”. Il verbo di Gesù non è krìno, “giudico-separo-condanno”, ma sòzo, “guarisco, risano, salvo, libero, riscatto”, dall’accadico shalwu, “sano”, da cui deriva anche il latino sàlveo, “sano, guarisco”. Questo verbo implica il concetto di sanità e forza fisica, ma anche di salvezza e riscatto spirituale.

Per come è stato tradito e distorto il Nome e compito di Gesù in questi secoli, presentandolo ai popoli come il terribile giudice sommo, il pauroso signore del tribunale celeste che separa i buoni dai cattivi, che premia e condanna, si sarebbe dovuto chiamarlo non Gesù, il Salvatore-Unitore, ma Krinù, il giudice separatore e condannatore. I signori del tempio hanno preso la sapienza, la dolcezza, la compassione, la tenerezza, la grazia e la graziosità di Gesù e le hanno nascoste ai popoli per poter presentare così la loro personale distorsione di Gesù, Krinù, il giudice separatore-condannatore. Krinù è estremamente più comodo e funzionale di Gesù, per mantenere la gente oppressa, sottomessa, ignorante, impaurita. Per i signori del tempio trasformare Gesù, che salva, sana e unisce, in Krinù, che giudica, separa e condanna, è il modo più efficace per mantenere il dominio e il potere. Era questa distorsione che Gesù voleva evitare nell’annuncio del suo nome e nella realizzazione delle comunità che avrebbero creduto in lui. Comunque sia, è estremamente semplice sapere chi di questa generazione crede in Gesù o in Krinù. Chi serve il Gesù vero, lo serve nel compito di salvare, unire, guarire l’uomo sempre e comunque, chi serve Krinù, lo serve nel compito di giudicare, separare, condannare. Gesù è il Figlio di Dio, Krinù è figlio delle nostre proiezioni religiose e del copione di Satana. Quando Gesù tornerà – e lui è già in viaggio, sarà Gesù tenerissimo e totalmente amore per coloro che l’hanno amato e riconosciuto come Gesù, e si mostrerà Krinù a coloro che come Krinù l’hanno fatto conoscere ai popoli in nome dei propri interessi e vantaggi.

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