Mercoledì 21 Marzo 2018

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Danièle 3,14-20.46.50.91-92.95; Salmo: Danièle 3,52a.52c.53a.54a.55a.56a; Vangelo di Giovanni 8,31-42

Vangelo di Giovanni 8,31-42

In quel tempo, 31 Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33 Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?»
34
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35 Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36 Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37 So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38 Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
39
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40 Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. 41 Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!» 42 Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Libertà

Quanti libri sono stati scritti sulla libertà? Quante guerre sono state combattute in nome della libertà? Quale guerra non è stata combattuta in nome della libertà? Quale parlamento non si identifica direttamente come il tempio della libertà e quale politico non crea la sua immagine come sacerdote del tempio della libertà? Quale costituzione civile è stata redatta senza affondare i suoi principi nella libertà? Quale elenco di diritti umani è compilato senza avere la libertà dell’uomo come vertice e radice? Scienza, cultura, politica, economia, tecnologia, religioni, tutto è ufficialmente a servizio della libertà dell’uomo. Essere liberi è il desiderio principe di tutte le giovani generazioni. Tutto deve essere libero. Libero deve essere il pensiero, libero il mercato, liberi gli affari, libera la religione. Tutto deve essere nella libertà e per la libertà. Come vivere senza la libertà di parola, di espressione, libertà di comunicare, libertà di amare, di viaggiare, di scegliere il proprio destino, libertà di opinione? Quante leggi sono state promulgate per difendere la libertà dell’uomo? Quante parole si sono spese in nome della libertà, per difendere la libertà, per invocare la libertà, per implorare, osannare, celebrare la libertà? Quante rivoluzioni, lotte ideologiche, prigionie in nome della libertà? Quante schiavitù, torture, quanti campi di concentramento, saccheggi, omicidi, massacri, quante devastazioni in nome della libertà, per la libertà, per amore di libertà?
Gesù incontra un gruppo di giudei che si erano dimostrati disponibili alla sua Parola e avevano addirittura creduto in lui e Gesù tenta un approfondimento, un affondo sulla via della conoscenza, e rivela loro che cos’è la libertà, cosa non è la libertà, come si ottiene, si raggiunge, si vive la libertà. Rivela tutto questo non secondo il pensiero, le convenzioni, le convinzioni degli uomini ma secondo il disegno di Dio. Gesù rivela a queste persone la conoscenza della libertà e dice letteralmente: se voi rimanete [greco: mèno] nella Parola quella mia, veramente discepoli [greco: mathetès] miei siete, e conoscerete la verità [greco: alètheia] e la verità libererà [greco: eleutheròo] voi.
L’inizio di tutto il processo che conduce alla libertà e alla liberazione dell’uomo è uno stato spirituale e intellettuale ben preciso, il segreto dei segreti della libertà risiede in un verbo: rimanere, in greco mèno, “rimango saldo, persisto, continuo a sussistere; resto fermo, persevero, resisto”. Etimologicamente questo verbo si collega all’egiziano mn, “restare, essere fermo, essere stabile”, all’accadico manzazu, “attesa, sosta, stazione di sosta”, e all’ebraico menuchàh, “luogo di sosta, luogo di riposo, luogo dove ci si ferma nella pace”. Primo passo verso la libertà, primo passaggio della procedura evangelica per essere liberi, è rimanere, abitare, dimorare stabilmente nella Parola di Gesù e al tempo stesso far sì che la Parola di Gesù abiti, dimori stabilmente in noi. Cosa significa rimanere nella Parola di Gesù? Significa conoscerla, praticarla, navigarci dentro, appassionarsi a lei, innamorarsi di lei, entrare in lei con piacere, con profonda gratificazione e gratitudine, provare grande amore e totale fiducia per lei. Cosa significa far sì che la Parola rimanga in noi? Significa far sì che l’amore e il profondo trasporto per la Parola ci conducano all’assoluta convinzione di sostituire, in ogni frangente della vita, le parole umane, così oscure, sempre giudicanti, tristi, rigurgitanti attaccamento e possesso, vanitose, depresse, false e di cui inzuppiamo i nostri dialoghi interiori, con le parole della Parola, così piene di vita, di gioia, di ispirazione, traboccanti di sapienza, perdono e comprensione. Il secondo passo è una conseguenza del primo. Un uomo che ama la Parola e si innamora talmente di lei al punto di scegliere con decisione di sostituirla, in ogni proprio dialogo interiore, alle parole umane e ingannevoli, diventa un discepolo di Gesù al di là di ogni confessione e appartenenza religiosa. In che senso diventa discepolo? La Parola, con cui il credente in Gesù sostituisce gradualmente nel proprio dialogo interiore tutte le parole umane frutto degli addestramenti e gestite dall’ego, diventa inevitabilmente scelta di vita, azioni, comportamenti, personalità, essenza stessa dell’uomo. È così che la Parola trasforma il credente in Gesù in un discepolo di Gesù. Essere discepoli di Gesù permette il terzo passo verso la libertà, permette di entrare nella forza della conoscenza, permette di avvicinarsi alla verità come Dio la intende e non come l’uomo pretende di possederla. Dall’istante della nascita, la lucidità dell’intelligenza dell’uomo è sottoposta a ogni forma di abuso, lavaggio cerebrale sottoforma di morali, convenzioni, addestramenti, e ogni tipo di bugie e inganni colossali. Il discepolo di Gesù, rimanendo nella Parola e alimentandosi di essa, ha la possibilità di iniziare a seminare nella propria mente e nel proprio spirito i semi della verità secondo Dio e non secondo gli uomini. A questo punto accade il miracolo, il miracolo della libertà, quella vera, quella secondo Dio e la Vita. È la verità e nient’altro che ha il potere di liberare l’uomo. La verità ha il potere di rendere libero l’uomo: il testo usa il verbo greco eleutheròo, anche se generalmente, per esprimere questo stesso concetto il vangelo usa il verbo lýo, “sciolgo, libero”, in tutti i suoi composti. Nei vangeli eleutheròo compare solo due volte: qui e in Giovanni. Cosa significa eleutheròo? “Rendo libero”, ma rispetto a qualcuno. Significa che l’essere senza libertà è dovuto al fatto che si è posseduti da qualcuno, da qualcuno che non vuole il nostro bene, che ci tiene schiavi e ci possiede. Non è propriamente sciogliere da un legaccio di schiavitù, quanto invece liberare da un vincolo che toglie l’appartenenza alla propria essenza spirituale e umana di figli di Dio. Eleutheròo, infatti, etimologicamente significa “essere libero da vincoli tributari”, in quanto appartenente al popolo, cioè alla famiglia. L’originario accadico aladu, “partorire”, è collegato alla radice semitica yld, che riporta all’ebraico yèled, “figlio, generato”, “nato”, e yalàd, “generare”, richiamando il nascere, l’esistere, l’essere appartenenti; l’accadico ellu significa “libero”. Eleutheròo è quindi essere liberati nel senso di tornare ad appartenere a qualcos’altro, a qualcun altro da cui si è stati precedentemente strappati, è uscire dal controllo, dal possesso mortale di qualcuno per rinascere nello stato dell’essere libero.
La liberazione e la libertà che Gesù viene a proporre all’uomo è la libertà dal dominio e dal possesso di Satana, il Maligno, al quale l’uomo si è sottoposto a causa dalle alleanze stipulate con lui, dominio satanico che genera schiavi del peccato, peccato che significa etimologicamente “sbagliare mira rispetto a un centro”, al centro della vita e dell’amore. Gesù dice letteralmente: Amen amen dico a voi che ognuno facente il peccato è schiavo del peccato. Secondo Gesù è la Verità che genera figli liberi, mentre il peccato, il dominio di Satana, genera schiavi. La libertà che Gesù propone non è una libertà generica, è la libertà dal dominio distruttivo di Satana, che si manifesta nel dialogo interiore dell’uomo che rigurgita sete di dominio, vanità, avidità, competizione, conflitto, ira e rancore. Fino a che sarà schiavo del dominio di Satana, l’uomo potrà riempire di libertà le parole della sua bocca ma non il suo cuore, le sue intenzioni ma non le sue azioni.

Pubblicazione "Gloria al Padre"

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