I piani
La gente che incontra Gesù pensa di sapere di dov’è Gesù, è convinta di sapere l’origine della sua provenienza, pensa di poterlo definire e circoscrivere dentro alcune opinioni, convinzioni, idee e preconcetti e per questo esclude che Gesù possa essere il Messia, il Signore della vita e della storia, il Salvatore. I capi del popolo e la gente del popolo si arrogano il “sapere” di dov’è Gesù, il sapere di dove proviene Dio. Questo è il segno della ribellione dell’uomo nei confronti di Dio e della sua alleanza con il diavolo maligno, il segno che l’uomo ha violentemente invertito i piani della conoscenza e tragicamente oscurato ogni propria possibile capacità intellettuale. Come può una creatura arrogarsi la presunzione di conoscere la provenienza del Creatore, se non in un disperato e patetico delirio di onnipotenza? Qual è il grado di evoluzione intellettuale e spirituale di una generazione umana che non conosce il suo Dio, non riconosce il suo Messia, si arroga come un dato scontato e certo la conoscenza della sua origine, come se Dio fosse una sua creazione, una sua proprietà, un suo possesso? È Dio, il Creatore, l’Origine di tutte le cose e di tutte le creature, che può conoscere senza errore la provenienza, il significato, l’essenza di tutto ciò che esiste, non l’uomo, la creatura. Nel momento in cui i capi del popolo e la gente del popolo credono con superbia e arroganza di sapere di dove viene Gesù, circoscrivendo la sua provenienza dentro alcune congetture miopi, pretestuose, inzuppate di pregiudizio e ignoranza, negando la sua divinità e il mandato supremo di Messia, essi rinnegano anche la loro provenienza divina, l’atto creaturale di cui fanno parte e il volto di Dio stesso. In questo modo la creatura umana soffoca in se stessa la conoscenza e l’intelligenza per poter conoscere Dio, se stessa, la vita. Gesù, il Messia, non potrà mai essere conosciuto dall’uomo con il sapere della mente ma solo attraverso la conoscenza dell’amore, dell’esperienza intima del cuore, dell’affetto e della fiducia. Perché? Perché il sapere della mente non apre necessariamente all’amore, mentre la conoscenza nell’amore apre sempre e indispensabilmente anche la mente al sapere. Il sapere non conduce mai alla conoscenza, ma la conoscenza conduce sempre al sapere.