Giovedì 15 Febbraio 2018

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Deuteronòmio 30,15-20; Salmo 1,1-4.6; Vangelo di Luca 9,22-25

Vangelo di Luca 9,22-25

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 22 «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
23 Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24 Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. 25 Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?»

Salvare o perdere?

Un muscolo è fatto per produrre movimento, molti movimenti, ma il muscolo non può essere identificato con il movimento e il movimento non può essere identificato con il muscolo, anche se sono assolutamente connessi e indispensabili l’uno all’altro.
Il cervello dell’uomo è capace di concepire pensieri e idee, concetti e immagini, ma i pensieri, le idee, i concetti, le immagini non sono il cervello, non possono essere identificati con il cervello, anche se sono assolutamente interconnessi e correlati a esso. Il cervello produce i pensieri, una serie di pensieri abituali diventa mentalità, una serie di pensieri secondo una mentalità consueta diventa un modo di pensare e il modo di pensare, con il tempo, diventa un orientamento mentale. È l’orientamento mentale che determina poi completamente la vita dell’uomo.
Gesù è preciso, non dice chi vuole salvare la propria vita, ma letteralmente afferma chi vuole salvare la propria psyché, termine che anche nella lingua italiana non ha mai trovato traduzione ma pura e semplice traslitterazione. In nessun modo psyché è traducibile con vita in quanto la lingua greca ha un termine preciso per esprimere vita-vitalità: zoè. Psyché significa respiro pensante, il principio senziente unico, la mente-cuore-l’interno, il logos, il dialogo interiore mentale-cardiaco emozionale. Si distingue così da un lato dal pnèuma, “spirito”nome deverbativo da pnèo, “alito, soffio, spiro” , che è l’essere spirituale razionale e immortale, l’essenza stessa della persona umana, la dimensione che lo identifica nelle radici dell’energia vitale che gli è stata donata dal Padre, e dall’altro da zoè, “vita”, che è vitalità pura, naturale, è la vita universale comune a tutti gli esseri viventi. Gesù non chiede dunque di rinunciare alla vita, di rinnegare la propria vita ma di rinnegare, respingere, non riconoscere come propria la psyché come noi ce la siamo costruita, completamente dominata e avvolta dall’ego.
Psyché è qui intesa come la somma dei pensieri e delle mentalità, degli orientamenti mentali che determinano le scelte, le emozioni e le azioni e dunque la vita dell’uomo. È la sequenza dei pensieri, è l’orientamento mentale ed emozionale che Gesù chiede all’uomo di rinnegare, non la propria vita che è e rimane un dono meraviglioso di Dio, né la psyché intesa come la capacità dell’uomo di pensare. Gesù chiede all’uomo di rinnegare il proprio modo di pensare e di ricostruirlo sulle fondamenta delle procedure evangeliche per vivere felice, sano, nel benessere e nella pace. Il messaggio di Gesù è letteralmente questo: Chi vuole salvare la psyché di sé (il proprio modo di pensare, quello individuale, costruito, la psyché propria, individuale, costruita autonomamente, seguendo i propri interessi) perderà essa (perderà la psyché, il dono divino fatto all’uomo di avere un cuore-emozionale-pensante), ma chi perderà la psyché di se stesso per causa mia, salverà essa (salverà-sanerà la psyché, il dono divino fatto all’uomo di avere un cuore emozionale-pensante). In realtà non è propriamente scritto perdere la psyché. Il verbo è apòllumi, “mando in rovina, faccio perire, distruggo, perdo, svanisco, perisco”, verbo formato dalla preposizione intensiva apò, unita al verbo òllymi, “faccio perire, guasto; riduco al nulla, consumo, anniento”. Quindi non si tratta semplicemente di morire, ma di “essere distrutto, mandato in rovina, venir perso”, più specificatamente si tratta di “perdersi, perdere tutto, essere vanificato”. Secondo Gesù dunque chi non rinnega il proprio modo di pensare, non fondato sulle procedure evangeliche, vanifica, riduce al nulla, distrugge, butta via tutta la sua vita.

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