Venerdì 22 Dicembre 2017

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Primo libro di Samuèle 1,24-28; Salmo: Primo libro di Samuèle 2,1.4-8d; Vangelo di Luca 1,46-55

Vangelo di Luca 1,46-55

46 In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48 perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49 Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
50 di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
51 Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53 ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
54 Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55 come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Megalùnei

L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, letteralmente è scritto: magnifica tutto l’essere di me il Signore, ed è pieno di gioia lo Spirito di me nel Dio, il Salvatore di me.
Magnifica, in greco megalùnei, tempo presente di megalùno, denominativo di mègas, “faccio crescere, ingrandisco, allargo”, corrispondente alla radice ebraica rwm, “innalzare, fare alto, elevato, eccelso”. Nei vangeli è usato solo da Luca e solo due volte. In aramaico troviamo mawrbo, “fa grande, magnifica”. Maria con questa parola esalta il Signore Dio come unico e il più grande. È un’affermazione di fede meravigliosa che caccia dalla mente sul nascere ogni possibile idolatria.
Tutto l’essere di me, in greco hè psuchè mou. Si parla qui dell’anima razionale, l’anima percettiva/nutritiva, “la mia vita”. Corrisponde all’ebraico nèfesh, “animo come sede dei sentimenti, affetti, desideri”. Letteralmente “gola, desiderio, respiro”. Può essere tradotto con “gola che respira”. È l’uomo nella sua interezza con tutti i suoi bisogni e le potenzialità fisiologiche, psichiche e spirituali. In questo contesto è l’uomo in tutte le sue dimensioni come recita autorevolmente il comandamento di Dio in Deuteronomio 6,5, quando il Signore chiede di essere amato con tutto il cuore, ad anima piena, e con tutte le forze.  
Il Signore, in greco ton kùrion. Il greco Kùrios, in ebraico Adonày, è il nome proprio di Dio, traduce anche il Tetragramma divino YHWH; in aramaico-siriaco è Morìo, “padrone, sovrano, proprietario”. Indica Dio Padre, ma è usato anche per denominare Gesù, il Signore. Kùrios significa quindi “il Signore”, il Signore del mondo, l’autorità, la potenza, comporta sempre l’aspetto della legittimità e dell’autorità. Signore è il primo dei quattro nomi presenti nel cantico con cui Maria non solo definisce Dio e lo esalta, ma soprattutto esprime la sua esperienza di Dio.  
Ed è pieno di gioia, in greco kài egàlliasen. Egàlliasen, aoristo di agalliào, “sono pieno di gioia, giubilo, mi rallegro, sono felice; godo”. La radice ebraica ‘gv porta in sé il concetto di amare, venerare, esaltare, circondare di regalità qualcuno, nel senso di circondarlo di regalità amante perché è un essere così prezioso e bello che crea ammirazione e stupore. Il sumerico-accadico agu indica “corona, aureola, diadema regale”. Assolutamente nulla sulla terra e nella vita dell’uomo manifesta e rivela la presenza di Dio in una persona come la gioia. In Giovanni 15,11 è scritto infatti: Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Lo spirito di me, in greco tò pnèuma mòu. Pnèuma, nome deverbativo di pnèo, “alito, soffio, spiro”. Il verbo pnèo nasce da metatesi di base semitica corrispondente all’accadico panachu, “soffiare”, – la radice accadica pa’u denota il volgersi verso, il girare proprio del vento continuamente in movimento – e alla radice ebraica nfch, “spirare, accendere, ansare”. Il sostantivo pnèuma significa “alito, vento, soffio; respiro, vita; parte spirituale dell’uomo, sede intima dei sentimenti, anima, potenza”, indica lo Spirito stesso. In ebraico è rùach, che non solo traduce “vento, spirito, alito”, ma anche, in termini derivati da tale radice, “abbondanza” e “liberazione”. Lo spirito è l’essenza stessa della persona umana, la dimensione che lo identifica nelle radici dell’energia vitale che gli è stata donata dal Padre.
Nel Dio, in greco epì tò theò. Dio è nome presente fin dalle più remote antichità: presso i Sumeri i nomi dir, dimir, dimer significavano “dio”. Epì, “su, sopra, in aggiunta, alla presenza di, presso, insieme, attraverso, dinanzi”, è preposizione che indica stato in luogo con il significato di contatto nella vicinanza.
Il Salvatore di me, in greco tò sotèri mòu. Sotèr, dal verbo sòzo, “salvo; risano, guarisco; redimo, libero, riscatto”. In ebraico Sotèr corrisponde a Yeshùa, “salvezza, salute, aiuto”, in aramaico a Machyòno, “Salvatore, Datore di vita”. Salvatore è il secondo nome di Dio che incontriamo nelle parole di Maria, è una citazione del capitolo 3,18 di Abacuc: Ma io gioirò nel Signore, esulterò in Dio mio Salvatore. Salvatore in questo caso è il nome stesso, il nome proprio di Gesù, Gesù che è suo Figlio e Signore.
Maria loda, magnifica, ringrazia il Signore per amore e in nome dell’amore per tutto quello che lui continuamente compie nella opera della creazione e nell’opera della riarmonizzazione della creazione. Questo atteggiamento grato e amoroso di Maria nei confronti di Dio, è una lezione di vita di incalcolabile valore per tutta l’umanità. Maria ci insegna che l’errore, il peccato, il male più grande e pericoloso possibile nella vita è pensare male di Dio, che conduce irrimediabilmente allo spegnimento della lode e del ringraziamento. Se l’umanità in quest’istante usasse quest’ispirazione di Maria per non pensare mai più male di Dio di fronte agli eventi della vita, ma solo e sempre a lodarelo e a ringraziarlo, l’umanità in pochi istanti inizierebbe a risplendere di una luce e di una forza meravigliose.

Nota per il lettore
La riflessione Megalùnei è stata tratta dall’opera Shiloh, di Paolo Spoladore, Usiogope, Venezia, 2009, pp. . Megalùnei è anche il titolo del brano contenuto nella stessa opera.

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