Sabato 2 Dicembre 2017

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Danièle 7,15-27; Salmo: Danièle 3,82a.83a.84a-85a.86a.87a; Vangelo di Luca 21,34-36

Vangelo di Luca 21,34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «34 State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35 come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
36 Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

State attenti

Gesù parla spesso di quel giorno, il giorno del suo ritorno, come di un dato certo e acquisito, come di un momento assolutamente previsto e già deciso nel computo del tempo e dell’evoluzione dell’umanità, e tante sono le volte che, con le sue parole, invita l’umanità a rimanere sveglia, attenta alla venuta di quel giorno. Senza mezzi termini Gesù ci invita a non appesantire il cuore e la mente in dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita. Le dissipazioni sono tutto ciò a cui l’uomo dedica energie e impegno, attenzioni e dedizione per ricevere piacere ed emozioni, prestigio e importanza, ma in realtà sono solo realtà che sprecano l’uomo, che sono esse stesse uno spreco e non portano a nulla, consumano energie e svuotano l’uomo nella sua dignità e forza, e a nulla servono per la sua felicità ed evoluzione. Le ubriachezze sono quelle realtà della vita che creano dipendenza, che non fanno altro che asservire l’uomo e schiavizzarlo, costringendolo a una vita senza direzione, fatta di immediati appagamenti alle stimolazioni e alle pulsioni più varie. Gli affanni della vita costituiscono tutto quel complesso di responsabilità, impegni, morali, doveri, aspettative altrui, leggi, intrighi, errori, necessità psichiche e bisogni fisiologici che riempiono il cuore e la mente senza sosta per tutta la vita.
Gesù invita a rimanere svegli e a non lasciarsi appesantire da queste cose per essere leggeri e pronti a quel giorno, il giorno del suo ritorno, che verrà come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Ma come si fa a rimanere svegli e attenti, percettivi e leggeri in mezzo alle dissipazioni, alle ubriachezze e agli affanni della vita? Secondo le procedure evangeliche, il modo per restare svegli e attenti, per non lasciarsi addormentare e appesantire completamente, è la preghiera. Perché la preghiera? Perché non c’è nessun’altra attività che coinvolga così in profondità le dimensioni pneumopsicosomatiche dell’uomo e abbia tanto potere di risvegliare, rendere acuto, intelligente, attento, saggio, perspicace tutto il suo essere. L’attività più preziosa, liberante, maturante, risvegliante ed efficace del pregare è la preghiera di implorazione del perdono divino per i propri debiti contratti nei riguardi dell’amore e la preghiera di lode e di gratitudine per la gloria del nome dell’Eterno Padre, Figlio, Spirito.

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