Lunedì 28 Agosto 2017

Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Parola del giorno
Prima lettera ai Tessalonicési 1,2-5.8b-10; Salmo 149,1-6a.9b; Vangelo di Matteo 23,13-22

Vangelo di Matteo 23,13-22

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: 13 «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. [ 14]
15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
16 Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. 17 Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? 18 E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. 19 Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? 20 Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; 21 e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. 22 E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

Guai

Guai a voi, dice Gesù. È una minaccia? Assolutamente no, è una rivelazione, una rivelazione di come funziona. È come rivelare a una persona, in equilibrio sul cornicione di un palazzo di quaranta piani, che, se compie un solo passo verso il vuoto, si schianterà a terra senza vita. È come rivelare a un uomo, mentre pianta fragole nel suo campo, che non potrà raccogliere frumento, o a un automobilista che, proseguendo a una velocità così elevata, non potrà che schiantarsi alla prossima curva. Non è una minaccia, nemmeno un avvertimento in sé, è una rivelazione, è mostrare l’effetto azione-reazione, è mostrare come funziona, è mostrare dove conduce la via ancor prima di percorrerla tutta. È un aiuto. Il tono di Gesù è duro, ma è un aiuto prezioso, amoroso e solerte.
A chi o a che cosa è rivolto il guai di Gesù? Il mittente di quell’inquietante guai è chiaro. Gesù si sta rivolgendo al gruppo degli scribi e dei farisei da lui apostrofati come ipocriti. In verità Gesù non si rivolge solo a quel gruppo di persone che lui ha davanti agli occhi in quel momento. Rivolge il suo guai a un sistema di pensiero, a un procedimento mentale ben preciso che può essere incarnato da chiunque, nel tempo e nello spazio della vita.
È forse l’ipocrisia questo pericoloso atteggiamento mentale di cui parla Gesù? No. L’ipocrisia ne è solo la prima conseguenza comportamentale. È il pregiudizio il sistema di pensiero che Gesù rivela essere il vero motore del guai. Alla base del pregiudizio, nella sua caratteristica cognitiva, c’è la creazione di gruppi, la distinzione delle persone in categorie, in modo da poter discriminare ciò che è dentro e ciò che è fuori. La separazione fa poi automaticamente considerare legale, sana, auspicabile ogni forma di discriminazione e di favoritismo. È il più usato e antico sistema di semplificazione sociale per il controllo delle masse. La semplice creazione di gruppi provoca l’insorgere del processo di accentuazione delle somiglianze e delle differenze. Le differenze poi, soprattutto, vengono caricate di valore sulla base di motivazioni legate all’ambizione, all’autostima e alla distintività. In questo modo l’altro deve necessariamente essere percepito non solo come diverso, ma come distante, negativo, minaccioso: questa è la caratteristica emotiva del sistema. Il genere, l’età, la professione, la religione, la nazionalità, le idee politiche, il tifo sportivo sono perfette e calcolate divisioni e categorizzazioni per produrre nella mente quella credenza cognitiva squalificante che genera comportamenti ostili e generalizzazioni false e inflessibili, che sono alla base del processo del pregiudizio.
È evidente che la materia prima del sistema del pregiudizio è la stessa materia umana: il pregiudizio si espande e si rafforza nel gruppo attraverso il numero degli individui. Più numeroso è il gruppo, maggiore forza ha il pregiudizio al quale è legato il gruppo; da qui, ecco l’insaziabile sete degli scribi e dei farisei, del sistema del pregiudizio, di fare proseliti, descritta così plasticamente da Gesù: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna [inferno] due volte più di voi. Il proselitismo di qualsiasi tipo non ha mai come scopo il rafforzamento dell’unità e del benessere del gruppo, a favore della vita e degli altri, ma il rafforzamento e il potenziamento della catena del sistema di pensiero legato al pregiudizio.  
Il pregiudizio è difficilmente guaribile perché si comporta come una patologia e crea disarmonie come una sindrome; in realtà, tuttavia, più che derivare da uno stile e un orientamento di pensiero, è il normale prodotto del funzionamento della mente umana. La mente per sua natura, senza l’apporto dello spirito, lavora per associazioni, perciò tende naturalmente a distinguere e a separare. Associare è separare. Separare è bloccare: ecco il vero segreto del pregiudizio, ecco il motivo del duro e pesante guai di Gesù. Il pregiudizio blocca la diffusione della conoscenza e della sapienza, della visione realistica della realtà, dunque blocca l’evoluzione dell’uomo verso il vero benessere, in questo modo mantiene e contiene le persone in uno stato di totale, frustrante insoddisfazione. Questo stato di totale e frustrante insoddisfazione genera e comprime nelle persone ogni forma di aggressività, che deve necessariamente essere controllata da ambienti educativi rigidi e oppressivi e da personalità autoritarie e inflessibili. La repressione stessa, però, sfocia inevitabilmente in rinnovate e marcate propensioni all’aggressività, al conflitto, al forte senso del dovere, al cieco rispetto dell’autorità genitoriale, all’accettazione acritica dell’autorità e delle politiche sociali, creando la percezione mentale secondo cui quelli che trasgrediscono le regole sono i diversi, sono pericolosi e vanno eliminati. A questo punto l’intolleranza non è più solo un disturbo della personalità, ma una scelta tattica, una strategia oculata per bloccare ogni evoluzione e rinnovamento, cioè la metànoia evangelica, e garantire così la gestione del terrore, della paura, dell’incertezza. È in questo modo che, per esempio, la normale paura e il terrore della morte vengono caricati arbitrariamente di valore, gonfiati emotivamente del senso dell’onore e dell’eroismo, per spingere a morire milioni di persone in guerra, nel pregiudizio mentale di fare una cosa sana, santa, sacra, vantaggiosa.
Niente al mondo ha tanto potere di bloccare, su tutti i fronti, la metànoia evangelica come il pregiudizio: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare, dice Gesù. Il pregiudizio blocca la fonte della conoscenza alla sorgente e impedisce ad altre sorgenti di attivarsi per il bene di tutti.
Come conseguenza di tutto questo, il pregiudizio riduce il contatto e il contatto riduce il pregiudizio. Il pregiudizio riduce il contatto con Dio, con se stessi, con gli altri, con la natura, al tempo stesso, però, il contatto con Dio, con se stessi, con gli altri, con la natura riduce il pregiudizio. Ecco perché Gesù, come ultima preghiera, quasi come testamento spirituale, prega il Padre a favore dei suoi discepoli per il bene sovrano tra tutti i beni: il bene dell’unità, dell’unione. Il pregiudizio combatte l’unità, l’unità sconfigge il pregiudizio.

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