Non combattere
Combattere è sempre usare la forza, la procedura tenebrosa di distruzione del Maligno, sempre. Combattere il male, oltre che usare la forza del Maligno, è mettersi al posto di Dio, è la più perversa e velenosa delle forme di idolatria. Mai nel mondo è stato fatto tanto male come quando si è combattuto contro l’ingiustizia, l’eresia, il peccato, il male. L’ingiustizia non ha mai fatto tanto del male come quando si è combattuto per essa. L’eresia non è mai stata così ingannevole e pericolosa come quando si è combattuto contro di essa. Il peccato non si propaga mai così tanto come quando si cerca di combatterlo. Il male non è mai così potente ed efficace come quando lo si combatte. Il fine non giustifica i mezzi. Il fine svela i mezzi. Ogni combattimento, indipendentemente dal motivo per cui è compiuto, agevola, accresce rinforza il male. Se i mezzi sono del nemico, il Maligno, suo è anche il fine. Se i mezzi sono di Dio, suo è anche il fine.
L’ispirazione di Gesù è altamente illogica per le nostre piccole menti e per i nostri limitati processi mentali e teologici. Gesù ci ispira a seminare il bene, mai a combattere il male. Ci ispira a moltiplicare la gratuità, non a combattere l’ambizione, a generare gratitudine, non a combattere il disinteresse, a immergere il cuore nel perdono, non a combattere l’errore e l’errante. Ci ispira a seminare l’amore come figli dell’amore per moltiplicare ovunque la bellezza, la grazia, la gentilezza, il sorriso, non a combattere.
Quando Gesù tornerà sulla terra darà compito ai suoi angeli e arcangeli di combattere e vincere il male, compito che mai ha dato ai suoi figli umani su questa terra. Su questa terra è solo e unicamente la seminagione e la moltiplicazione del bene e dell’amore che può indebolire il male. I figli del Maligno si riconoscono perché combattono, combattono sempre, tutto e tutti. I figli di Dio si riconoscono perché non vogliono combattere e vincere il male, ma vogliono servire l’amore e seminare il bene.