Vita - Tutta la cultura...

Vita

Tutta la cultura, la ritualità e la religiosità dell’antico Egitto ha origine da un libro, il testo più sacro dell’antico Egitto, che è chiamato il Libro dei morti, una raccolta di testi funerari scritti in epoche diverse, contenente formule magico-religiose, inni, preghiere, norme rituali con il compito di guidare e proteggere il defunto nel suo viaggio attraverso la regione dei morti. Il titolo originario della raccolta è Libro per uscire al giorno, e si riferisce alla possibilità per il defunto di uscire durante il giorno dal sepolcro, mediante il corretto impiego di tali formule.
Uno dei testi fondamentali del buddismo tibetano, che ha orientato nei  millenni tutta la filosofia spirituale del buddismo, si chiama il Libro dei morti tibetano o Bardo Thödol, che significa “grande liberazione con l’ascolto”. Il testo si pone l’obiettivo di guidare i defunti – ai quali vengono sussurrate nell’orecchio delle frasi di saggezza – nel loro viaggio nei regni ultramondani.
Questi testi sono solo due esempi, ma gran parte delle tradizioni religiose, rituali, filosofiche, ideologiche, mitologiche del mondo derivano dal culto dei morti, dal culto della morte, o dalla necessità di esorcizzare e sconfiggere la morte.
E in bibbia cosa c’è scritto riguardo alla morte?
Nel libro della Sapienza al capitolo 1,13-14 è scritto letteralmente: Dio non ha creato la morte e non trae piacere dalla rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di sanità-salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra.
Ancora nel libro della Sapienza, al capitolo 2,24 è scritto letteralmente: Dio ha creato l’uomo per il non-morire, a immagine di se stesso, di incorruttibilità l’ha fatto, per l'invidia del diavolo la morte ha messo piede nel mondo, e la (morte) sperimentano coloro che ne (al diavolo) fanno parte.
Se agli occhi mentali dell’uomo e dell’umanità i defunti fanno parte integrante dell’esperienza della vita, davanti a Dio la morte non esiste ed è entrata nel mondo solo ed esclusivamente per invidia del Maligno. In realtà la morte non esiste, esiste solo il morire, come passaggio obbligato dalla dimensione terrestre a quella celeste. Morire che, se l’uomo vivesse le procedure evangeliche, non giungerebbe come una disgrazia, in modo violento, inaspettato, devastante, doloroso, ma solo dopo una vita molto, molto lunga, sana, gioiosa, intelligente, e giungerebbe in totale pace, serenità, tranquillità.
Il sostantivo thànatos, “morte, separazione dal corpo”, quando compare nel vangelo, possiede una valenza diversa nella bocca degli uomini e nella bocca di Gesù, Yeshua, che è Colui che è sanatore-salvatore.
Infatti se gli uomini usano il sostantivo morte per esprimere la fine del vivere, per Gesù assume valenze di un passaggio: Amen amen dico a voi, chi ascolta la mia Parola e ascolta chi mi inviò, ha vita eterna e non va in giudizio, ma è passato dalla morte [greco: thànatos]  alla vita (Giovanni 5,24); Amen amen vi dico: se qualcuno osserva la mia Parola non vedrà affatto morte [greco: thànatos] in eterno (Giovanni 8,51); Ora Gesù avendo ascoltato disse: Questa infermità non è per la morte [greco: thànatos] ma per la gloria di Dio, perché attraverso di essa sia glorificato il figlio di Dio (Giovanni 11,4). Il verbo collegato al sostantivo thànatos è apothnèsko, “morire, separarsi dal corpo”, e anche qui tra gli uomini e Gesù la valenza cambia; gli uomini dicono: è morta, Gesù dice: sta dormendo (Matteo 9, 24).
Nella terminologia evangelica la morte è sempre intesa come un passaggio, non come la fine della strada, come un ponte verso il cielo, non come un abisso verso il nulla. Gli uomini e le donne che credono in Gesù non dovrebbero mai festeggiare la morte o i defunti, perché davanti a Dio la morte non c’è e tanto meno ci sono defunti. In nessuno dei multiversi creati da Dio e in nessuna delle dimensioni vibrazionali del creato ci sono defunti, mai ci sono stati, mai ci saranno. Satana stesso, che ha inventato il morire e l’ha fatto entrare nel mondo, lui che vive separato da Dio nel suo abisso di non-vita, nemmeno lui conoscerà mai la morte, perché nessuno è stato creato per morire e per la morte. Satana e tutti i suoi angeli e tutti gli uomini e le donne che da lui si lasceranno ingannare e sottomettere, dopo il ponte che l’umanità chiama morte, non smetteranno di vivere ma vivranno in un luogo di non-vita, di non-gioia, di non-amore, di non-luce per sempre, per l’eternità separati da Dio. Gesù è chiarissimo e afferma letteralmente: Dio non è dei morti, ma dei viventi; tutti infatti vivono per-con-in lui.

Vangelo di Luca 20,27-38

In quel tempo, 27 si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei - i quali dicono che non c’è risurrezione - e gli posero questa domanda: 28 «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. 29 C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 Allora la prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. 32 Da ultimo morì anche la donna. 33 La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
34 Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36 infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. 38 Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».