Vieni - Per gli uomini...

Vieni

Per gli uomini e le donne della terra la cosa più difficile del mondo non è credere in Dio, ma è in realtà abbandonarsi, abbandonarsi all’amore, all’amore di Dio. La fatica di credere e di fidarsi di Dio è solo una conseguenza meccanica della fatica di abbandonarsi all’amore. Non è la fiducia che crea l’amore, ma è l’amore che crea la fiducia. Perché l’uomo e la donna fanno così fatica ad abbandonarsi all’amore e all’amore di Dio? Perché abbandonarsi all’amore e all’amore di Dio significa smettere di competere, smettere di lottare, smettere di sfidarsi, di scontrarsi, di rivaleggiare, di aggredire, di controllare. Abbandonarsi all’amore e all’amore di Dio significa, in una parola, smettere di combattere, smettere di combattere per sempre. Smettere di combattere è smettere per sempre di voler farla pagare a Dio, a se stessi e agli altri per le ferite che ci sono state provocate. Smettere di combattere è accettare finalmente queste ferite con amore e perdonare, è imparare a chiedere umilmente perdono agli altri delle ferite che abbiamo a nostra volta provocato per sete di vendetta, è iniziare a vivere la compassione. Smettere di combattere permette di abbandonarsi all’amore, e abbandonarsi all’amore permette il fiorire della fiducia, della fede. Gesù sintetizza tutto questo, e molto, molto di più, in quella dolcissima e potentissima parola rivolta a Pietro: Vieni.
Signore Gesù, continua, continua, continua a dirci e a ridirci quella santa e divina parola, vieni, vieni, abbandonati all’amore, abbandonati a me, alla mia Parola, e tutto ti sarà possibile senza combattere, senza aggressività, senza lotta, senza competizione, senza rivaleggiare, senza controllare. Signore Gesù, continua a ripeterci vieni ogni volta che decidiamo di intraprendere quell’inutile, frustrante, sanguinolento combattimento per realizzare i nostri sogni e desideri, per raggiungere i nostri scopi. Signore Gesù, continua a ripeterci vieni, fino a che ci abbandoneremo all’amore, all’amore di Dio sempre e per sempre.

Vangelo di Matteo 14,22-36

Dopo che la folla ebbe mangiato, 22 subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
24
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25 Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26 Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27 Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!»
28
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29 Ed egli disse: «Vieni!» Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!» 31 E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»
32
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33 Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!»
34
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. 35 E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati 36 e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.