Secondo segno ... È questo

Secondo segno

È questo il secondo “segno­miracolo” compiuto da Gesù nel vangelo di Giovanni e avviene di nuovo a Cana, dove – dice il testo – aveva cambiato l’acqua in vino.
Un funzionario al servizio del re cioè di Erode Antipa, che governò sulla Galilea dal 4 a.C. al 39 d.C implora Gesù di scendere con lui a Cafarnao, dove abita, per guarire suo figlio che sta per morire. Gesù non chiede nulla, non spiega delle cose, non fa neanche un passo verso Cafarnao, semplicemente afferma: Va’, tuo figlio vive. Il funzionario crede, senza aver visto alcun prodigio; egli, agli occhi dell’Evangelista, è l’esempio della fede pura, che si fonda esclusivamente sulla Parola di Gesù. È significativo come la fede del funzionario nella Parola di Gesù sia tale che egli non ritorna subito a casa, ma aspetta il giorno dopo.
Quell’uomo credette. La traduzione italiana non rende perfettamente il significato e la forza della costruzione verbale greca. Il testo greco infatti usa qui il tempo aoristo – particolare forma verbale dall’aspetto momentaneo o puntuale – che indica la subitaneità dell’azione. Sarebbe come dire: “di colpo credette”, “all’istante credette”. La risposta di Gesù è subito, la fede pura è subito. Il verbo all’aoristo mostra adesione e aderenza totali e definitivi.
E si mise in cammino, letteralmente se ne andava, verbo di tempo imperfetto per descrivere un viaggio di ritorno ormai privo di tutta la paura, la pressione e l’urgenza precedenti. Ora il funzionario sa che il figlio è guarito, e non è stato necessario che Gesù percorresse quei 30 chilometri in ripida discesa che collegano Cana a Cafarnao – più volte l’uomo chiede infatti a Gesù di scendere con lui. La Parola, il Suono, la Frequenza Madre di ogni salvezza proferita dalle labbra di Gesù attraversa lo spazio e i tempi, le galassie e i cuori e non c’è nulla, proprio nulla in cielo e in terra che non le obbedisca immediatamente.
Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato», letteralmente: Ieri all’ora settima la febbre lo lasciò.
L’ora settima corrisponde alle ore tredici, iniziando il computo dalle sei del mattino. È l’ora di Gesù-Yeshùa-Salvezza, l’ora di Dio, l’ora della pienezza dell’incontro tra la fede pura dell’uomo e la potenza amante e onnipotente di Dio.

Vangelo di Giovanni 4,43-54

In quel tempo, Gesù 43 partì dalla Samarìa per la Galilea. 44 Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. 45 Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
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Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47 Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. 48 Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». 49 Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». 50 Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. 51 Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!» 52 Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». 53 Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
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Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.