Salvezza e guarigione - Per un alpinista...

Salvezza e guarigione

Per un alpinista travolto da una valanga che rimane sepolto ma vivo, per uno che annaspa in acqua e sta per annegare, per chi rimane incastrato ma vivo sotto le macerie, dopo un terremoto, per chiunque è in pericolo e vive uno stato di emergenza dove è a rischio la sua stessa sopravvivenza, la tempestività e la professionalità dei soccorsi sono assolutamente decisive. Coloro che credono in Gesù come il Figlio di Dio – il nome Gesù, Yeshua in ebraico, significa Salvatore e Sanatore – riconoscono in lui il Messia Salvatore, il Soccorritore del mondo, il Redentore dell’umanità. Il Cristianesimo stesso si fonda sulla verità di fede secondo cui Gesù ha redento il mondo e l’umanità con la sua incarnazione, morte e risurrezione. Nel mondo religioso cristiano è consuetudine radicata considerare che Gesù si sia incarnato, sia morto in croce e sia risorto proprio per salvare definitivamente l’umanità dal male e dal peccato e per generare, nella potenza dello Spirito Santo, un nuovo popolo di Dio. Questa consuetudine teologica di concentrare l’azione salvifica di Gesù a partire dalla sua venuta sulla terra ha inesorabilmente portato le menti degli uomini di religione a considerare la venuta di Gesù non solo come il compimento di una particolarissima storia della salvezza, ma anche come lo spartiacque spazio-temporale della storia umana, che dopo Gesù è stata salvata e redenta in modo completamente diverso rispetto all’umanità che è vissuta prima di Gesù. La teologia cristiana si è dovuta arrampicare per secoli sugli specchi delle elucubrazioni mentali per spiegare con una certa logica che anche l’umanità precedente a Gesù è stata comunque salvata da Gesù. Lo spiega considerando la venuta di Gesù come un evento metastorico, un evento cioè che, pur essendo circoscritto a una determinata data temporale, attraversa trasversalmente, nella sua efficacia salvifica, la storia dell’umanità. Ma allora, quando e come Gesù ha salvato l’umanità?
Dai giorni dell’Eden, in cui l’uomo ha compiuto la scelta di separarsi da Dio e di mettersi in rivolta contro di lui, l’uomo ha cominciato a scivolare pericolosamente nel terrificante e letale abisso di Satana, e ha iniziato immediatamente ad avere bisogno di soccorso, protezione, sostegno, guarigione, assistenza, difesa. Senza il soccorso di Dio l’umanità sarebbe stata irrimediabilmente perduta. Ma quando e come il Signore è venuto in soccorso dei suoi figli? Se la regola universale che stabilisce che il miglior soccorso, quello che offre maggior probabilità di sopravvivenza, è quello più tempestivo oltre che, ovviamente, quello più appropriato e professionalmente adeguato, è valida anche nella dimensione dello spirito, allora il Signore non deve e non può certo aver mancato di tempestività. Una cosa è certa, alla domanda sul quando il Signore ha iniziato a salvare e a sanare i suoi figli, la risposta è: fin da subito, dal primo istante, immediatamente. L’azione di salvezza di Gesù è iniziata all’istante, all’istante sono iniziate le sue cure amorose, la sua opera di guarigione dall’interno del cuore umano. Potrebbe mai il Signore aver mancato di tempestività nel soccorrere i suoi figli che, pur volontariamente, si sono allontanati da lui, mettendosi in pericolo? E come Gesù ha salvato l’umanità, in che modo? Attraverso la compassione, la misericordia, il perdono, in una parola, attraverso la potenza smisurata e meravigliosa dell’amore. Il quando di Dio è subito, il come di Dio è amore, sempre, da sempre, per sempre. La morte e la risurrezione di Gesù non compiono l’opera della salvezza e della guarigione dell’uomo, che sono già ovviamente, completamente e potentemente iniziate, ma le rivelano, le rivelano all’uomo. Prima di Gesù l’uomo era già salvo in Gesù, ma non lo sapeva, non poteva esserne consapevole. Gesù è venuto sulla terra per far conoscere all’uomo che può essere salvo e come può essere salvo, che può essere guarito e come può essere guarito. Il vangelo è la summa delle procedure indispensabili per realizzare sulla terra, con l’aiuto dello Spirito, la salvezza e la guarigione dal male velenoso e mortale della ribellione contro Dio, salvezza e guarigione potentemente volute dal Padre e affidate al Figlio nello Spirito Santo.
E come ha risposto l’umanità all’incarnazione di Gesù sulla terra? Indifferenza, totale e assoluta noncuranza dei popoli, ostilità e odio dei potenti, pur essendo stato annunciato e profetizzato per secoli e secoli. E come ha risposto l’umanità alla fragranza dolcissima della conoscenza e della sapienza divine che Gesù è venuto a portare? Ridicolizzandolo con arroganza, definendolo un demonio, un ubriacone amico della feccia dell’umanità, uno scadente ciarlatano, un impostore, un ribelle fomentatore di dissenso, un bestemmiatore. E come ha risposto l’umanità al calore avvolgente e rassicurante della compassione di Gesù, alla mitezza e alla potenza folgorante del suo sguardo? Facendone a pezzi la pelle e la carne a frustate, sbattendogli in testa una corona di spine, sputandogli addosso, prendendolo a bastonate in faccia. E come ha risposto l’umanità all’amore tenerissimo con cui Gesù è venuto a spiegare all’umanità come procedere su questa terra per afferrare con forza la mano di Dio per essere tutti salvati e sanati? Con il tradimento, inchiodandolo mani e piedi a una croce per massacrarlo e ucciderlo. Così ha risposto l’umanità.
Non la morte di Gesù in croce, per mano degli uomini, ha salvato l’umanità, e nemmeno l’infinita tolleranza e pazienza con cui Gesù ha accettato tanta violenza e odio dell’uomo, ma la sua scelta tempestiva e immediata di salvare l’uomo già dal primo istante della sua ribellione. L’amore con cui Gesù ha risposto all’uomo dell’uomo rivela in modo inequivocabile la sua scelta assoluta di salvare l’umanità. La risurrezione non è l’azione miracolosa per eccellenza con la quale Gesù dimostra che è Dio, ma serve ad annunciare all’uomo che, nonostante il trattamento riservatogli, Gesù non ci abbandonerà mai, non lascerà mai che la morte del cuore vinca sulla vita e sull’amore. Gesù non è risorto per vincere la propria morte ma per vincere la nostra morte, la morte che abbiamo nel cuore fin dentro l’anima. Gesù non è morto e risorto per guadagnarsi la fede e la riconoscenza dell’uomo ma per rivelare al mondo che l’amore di Dio non può essere né combattuto né vinto, perché l’amore di Dio è subito, è sempre, è tutto. Gesù, Yeshua, non è solo il Salvatore, è anche il Sanatore dell’uomo, e sicuramente nessuno sarà mai più tempestivo e professionale di lui nel riportare l’umanità tra le braccia del Padre, nella festa senza fine.

Vangelo di Giovanni 20,2-8

In primo giorno della settimana Maria di Màgdala 2 corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!»
3
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
6
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
8
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.