Quattro pilastri dell’universo ... Primo pilastro

Quattro pilastri dell’universo

Primo pilastro. Sempre, ovunque, incessantemente, anticipatamente, incondizionatamente manifestare, cantare, onorare, esaltare, benedire la gloria e il nome di Dio che abita i cieli, esattamente come tutto il creato manifesta, canta, onora, esalta e benedice la gloria e il nome di Dio che abita i cieli. È il pilastro della gratitudine, del ringraziamento incessante, fedele, incondizionato, come orientamento spirituale decisivo dell’uomo.
Secondo pilastro. Tutte le creature, pur nella loro magnificenza, non sono autosufficienti, devono alimentarsi, tutte devono ricevere dalla vita energie a loro dedicate secondo il loro metabolismo. Anche l’uomo, gloria del Dio vivente, non deve mai dimenticare che è creatura, che non è autosufficiente e che deve necessariamente alimentarsi nel corpo, nella psiche e nello spirito. Pregare per il pane del corpo, della psiche e dello spirito è segno di profonda e umile consapevolezza della propria realtà creaturale, di profonda totale fiducia e amorevole abbandono nelle mani di Dio.
Terzo pilastro. Conoscere, praticare, sviluppare, moltiplicare la fonte elettrodebole più potente di tutto ciò che è stato creato: il perdono. Il perdono da chiedere a Dio e da offrire ai fratelli non è una prospettiva, non è una possibilità, ma una scelta definitiva del cuore e dell’anima. Se il perdono è occasionale, non è perdono, è giustificazione. Il perdono o è sempre o non lo è mai. Come la mano è formata dal palmo e dal dorso, così il perdono è formato dal perdono che si chiede a Dio e ai fratelli e dal perdono che si offre ai fratelli. Non esiste altro tipo di perdono. Come non è possibile che un uomo si tragga fuori dalle sabbie mobili tirandosi su per i capelli, così è impossibile perdonarsi. Il perdono si chiede e si offre. Come il respiro polmonare che ci tiene in vita è composto da due movimenti, inspirazione, per raccogliere aria, ed espirazione, per farla uscire, così è il respiro dello spirito. Esso è composto dal movimento dell’inspirazione del perdono, l’umile e accalorata richiesta di perdono, e dal movimento dell’espirazione, la liberante e compassionevole offerta di perdono. Così come è mortale togliere al respiro fisico una delle due azioni, perché chi non inspira non espira e chi non espira non inspira, allo stesso modo avviene per il respiro spirituale del perdono.
Chi non sa e non osa chiedere compassione a Dio, non sa e non riesce a offrirla nemmeno ai fratelli. Chi non vuole offrire compassione ai fratelli, non può osare di ricevere compassione da Dio. Si può forse versare acqua per riempire un vaso già pieno? Se il vaso del nostro cuore non si svuota continuamente e incessantemente, riversando perdono e compassione verso i fratelli che hanno contratto dei debiti con noi, Dio non potrà continuamente e incessantemente riempirlo della sua compassione e del suo perdono.
Quarto pilastro. Satana esiste ed è nemico di Dio e nostro. Il male non è un’entità astratta ma un essere intelligente che combatte contro la bellezza e l’armonia di Dio e delle sue creature. Essere serenamente consapevoli di questa realtà è imparare a chiedere a Dio umilmente e con fiducia di essere dal male protetti. Essere consapevoli di questa realtà permette di uscire dall’illusione e dall’inganno e di predisporsi con forza a chiedere al Signore della vita di essere costantemente strappati dal Maligno e salvati da ogni disarmonia. Chiedere al Padre di essere liberati dal Maligno è l’azione di uno spirito intelligente e saggio.
Questi i quattro pilastri presenti nella preghiera del Padre Nostro.

Vangelo di Luca 11,1-4

1 Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
2
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».