Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 28 Marzo 2024

Cena del Signore

Parola del giorno
Èsodo 12,1-8.11-14; Salmo 115,12-13.15.16b-18; Prima Lettera ai Corìnzi 11,23-26; Vangelo di Giovanni 13,1-15

Salmo 115,12-13.15.16b-18

Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

12 Che cosa renderò al Signore
per tutti i benefici che mi ha fatto?
13 Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

15 Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
16 Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

17 A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
18 Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Vangelo di Giovanni 13,1-15

1 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
6 Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?» 7 Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8 Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!» Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9 Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!» 10 Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11 Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
12 Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13 Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

In questo caso no

In tutto il vangelo, Gesù esprime il suo messaggio di gioia attraverso inviti, indicazioni, procedure, proposte, illuminazioni, ma mai attraverso i verbi e la terminologia del dovere, dell’obbligo, dell’ingiunzione. Il vangelo è il messaggio della gioia e se c’è uno stato dell’anima che non può essere imposto è proprio la gioia. La gioia, la felicità non possono mai essere trasformate in incombenze, costrizioni, obblighi, incarichi, gravami. Gesù non usa mai il verbo del dovere per far conoscere all’uomo la sua proposta, ma in questo punto del vangelo le cose cambiano, in questo caso nelle parole di Gesù rivolte ai suoi discepoli accade qualcosa che non era mai accaduto.
Quella cena è un momento straordinariamente bello, un momento di amore, di condivisione, di nostalgia, di confidenza altissima e intima, di alleanza con il divino che supera tutte le ribellioni dell’umanità. Quella cena incorona principessa umanità con la corona dell’amore fedele e intramontabile di Dio per sempre, e quello che sembra un ultimo saluto intriso di ultime commosse consegne e indicazioni è solo un arrivederci tenerissimo, un arrivederci certo quanto eterno. Il testo esprime tutto questo con le parole: avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
Quella cena è un momento straordinariamente triste e oscuro, perché Satana aveva già convinto Giuda della ragionevolezza e della necessità del suo tradimento e il testo lo esprime così: durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo. È sempre la stessa cena e in quella stessa cena Gesù compie qualcosa di inaspettato e inaccettabile quanto inconoscibile per la mente umana, lui afferma letteralmente: ciò che io faccio, tu non sai [greco: òida] adesso [greco: àrti]; lo conoscerai [greco: ginòsko], ma dopo queste cose
In questa cena, tra energie potenti di luce e tenebre, Gesù compie qualcosa che non era mai accaduto sotto questo cielo. Accade la lavanda dei piedi. Gesù lava i piedi ai suoi discepoli. Gesù compie un gesto di cui i discepoli non capiscono assolutamente né il significato né il motivo, eppure proprio in questo gesto si incontrano come non mai il mondo divino e il mondo umano. Gesù dall’alto della sua perfetta visione e conoscenza di Dio Padre e del Paraclito Spirito, dall’intimo della sua perfetta unione con il Padre e il Paraclito Spirito, che il testo esprime con le parole: sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, Gesù propone l’esperienza della lavanda dei piedi, assolutamente imprevista e incomprensibile per l’uomo. Perché? Perché proprio attraverso questa esperienza l’uomo possa giungere alla visione e all’unità con Dio. Gesù, nella sua visione e conoscenza dell’amore, propone l’esperienza della lavanda perché gli uomini, nell’esperienza della lavanda, acquisiscano la visione e la conoscenza dell’amore.
Questa volta Gesù non fa una proposta, non mostra una prospettiva. Nelle parole di Gesù la lavanda dei piedi non è un’indicazione, una possibilità, ma è un ordine, un dovere assoluto, un obbligo totale, indiscutibile, imprescindibile. Letteralmente dice: se dunque io, il Signore e il Maestro [greco: ho kurios kai ho didascalos] ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete [greco: ophèilo] gli uni degli altri lavare i piedi. La lavanda dei piedi è legata al verbo ophèilo, il verbo del dovere, della necessità, che Gesù, nel vangelo, non usa mai rivolgendosi all’uomo. Questa volta, però, la sua indicazione diventa un dovere assoluto, irrinunciabile. Un dovere assoluto, e non nel senso di dover fare qualcosa per forza, contro voglia e contro la propria libertà, ma piuttosto – e il senso etimologico del verbo lo conferma – di dover rifondere un debito, un debito contratto precedentemente verso qualcuno, è come dover risolvere un’obbligazione finanziaria. L’uomo, dal momento in cui si è ribellato a Dio, è entrato nella dimensione e nel tempo del debito, il debito verso l’amore, verso la bellezza, la grazia, l’unità, la condivisione. Chi non si fa lavare piedi da Gesù e, sul suo esempio, non impara a lavarli ai propri fratelli, rimane nel debito, e nel debito entra sempre di più. Pietro, che non vuole che Gesù gli lavi i piedi, rappresenta la stupidità e l’arroganza, l’ipocrita finta umiltà di colui che, nel suo orgoglio e nella sua ignoranza, non sa che è in debito con l’amore e solo attraverso la lavanda dei piedi si può sdebitare. Su questa terra gli uomini sono tutti debitori nei confronti dell’amore e al tempo stesso sono debitori gli uni gli altri per tutte le ferite inferte reciprocamente e l’unico modo per sdebitarsi è usare amore, perdono, misericordia, compassione nei confronti dei debiti che i fratelli hanno contratto tra loro. 
Ogni volta che una persona non ha compassione per il fratello, non vuole perdonare, non ha misericordia degli altri, è come se decidesse in cuor suo di non condonare il debito al fratello, e in questo modo mantiene se stesso nel debito nei confronti dell’amore. Chi non condona il debito ai fratelli, affonda sempre più nel proprio debito fino a sprofondare nell’abisso di Satana. L’umanità che ha ucciso in croce il Figlio di Dio si è indebitata nei confronti di Dio e dell’amore oltre ogni misura concepibile, ma al tempo stesso è proprio da quella croce, con il sacrificio amante della propria vita, che Gesù ha condonato tutto il debito dell’umanità contratto nei confronti dell’amore, della giustizia, in tutta la storia umana. Il Padre celeste tutto condona all’uomo in nome di suo Figlio Gesù, ma il condono si realizza solo e unicamente quando anche l’uomo condona ogni debito al suo fratello. La lavanda dei piedi realizza questo scambio energetico e purificante dell’amore, dell’amore di Dio verso l’uomo e dell’amore dell’uomo verso il suo prossimo. La lavanda dei piedi è il sacramento principe della nuova chiesa e del nuovo popolo di Dio, perché è il sacramento del condono, dello sdebitamento collettivo e individuale per iniziare l’evoluzione nell’amore. Finché c’è debito reciproco, esistenziale tra gli uomini, non ci possono essere giustizia, condivisione, benessere, pace. La lavanda dei piedi è veramente la realtà indispensabile per l’evoluzione dell’umanità.