Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Durezza del cuore traduce il termine sklerokardìa, composto di due parole, sklèros, che significa “duro, indurito”, e kardìa, che significa “cuore”, inteso sia come organo che pompa il sangue nel corpo, sia come sede centrale delle scelte profonde dell’uomo. Che cos’è dunque la sklerokardìa? La Parola di Dio fa molte volte riferimento a questa particolare condizione in cui può trovarsi un uomo o una donna, la “durezza di cuore”, appunto, che nell’originale greco è chiamata “sklerokardìa”, letteralmente “sclerosi del cuore”. La medicina chiama sclerosi “l’addensamento e aumento di compattezza delle strutture di sostegno di un organo, per aumento quantitativo e retrazione del connettivo fibroso, poco vascolarizzato e costituito da fibre di collagene ispessite, fuse in fasci grossolani”. Questa definizione a noi potrebbe sembrare quasi incomprensibile ma, leggendo queste parole in senso figurato, “sclerosi” può anche significare “perdita di capacità di adattamento ai mutamenti”, da cui “durezza di cuore”, e quindi “mancanza di flessibilità, elasticità”, o ancora “inflessibilità, insensibilità, asprezza, severità, incapacità di essere comprensivi e compassionevoli, ostinazione, caparbietà, cattiveria”. La sklerokardìa è la più terribile delle malattie spirituali e psicofisiche che un uomo e una donna possano contrarre, è la malattia che porta all’indurimento del cuore, all’indurimento e dunque all’impossibilità di utilizzare il cuore come sede profonda delle scelte interiori: un cuore duro e irrigidito impedisce qualsiasi tipo di cambiamento, di mutamento, di metànoia. La sklerokardìa uccide l’uomo da dentro prima della sua morte, lo scardina dalla rete delle vibrazioni energetiche della vita, lo rende cieco, anche se ha occhi per vedere, sordo, anche se ha orecchi per sentire, muto, anche se ha gola e lingua per parlare, completamente stupido, anche se può pensare.
Si può guarire dalla sklerokardìa? In realtà per un cuore ammalato di sklerokardìa, completamente freddo e duro come un blocco di pietra, non c’è cura. La Parola di Dio rivela che un cuore affetto da sklerokardìa può guarire solo attraverso un trapianto, un trapianto di cuore, come promette Dio stesso quando preannuncia la grazia della conversione del cuore, della rigenerazione spirituale, della metànoia resa possibile quando lo Spirito di Gesù opera sulla persona umana: Io darò loro un medesimo cuore, metterò dentro di loro un nuovo spirito, toglierò dal loro corpo il cuore di pietra, e metterò in loro un cuore di carne [...] Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne (Ezechiele 11,19; 36,26).
I farisei che avvicinano Gesù sono gravemente affetti da questa malattia, lo si deduce dalla domanda tendenziosa, artificiosa, che rivolgono a Gesù per farlo cadere in una trappola e metterlo alla prova. Alla base della domanda capziosa rivolta dai farisei a Gesù c’è il riferimento a Deuteronomio 24,1-4 che costituisce l’oggetto di disputa fra le due scuole rabbiniche dominanti a Gerusalemme: quella di Hillel e quella di Shammai. Partendo dallo stesso testo biblico, i maestri della Legge ai tempi di Gesù si azzuffano sui motivi che possono rendere lecito o illecito il divorzio. Ma che cosa dice il brano del Deuteronomio? In esso è scritto: Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa. La diatriba tra le due principali scuole rabbiniche verte sul come interpretare il non trovar grazia ai suoi occhi. Per Shammai e i suoi seguaci è causa di divorzio l’adulterio o qualunque comportamento cattivo nell’ambito sessuale. Per Hillel è motivo di ripudio anche il solo fatto di aver preparato una zuppa scialba o di non aver soddisfatto il più banale dei capricci del marito. I farisei, che sono affetti da sklerokardìa, non si rivolgono a Gesù per modificare e arricchire il loro modo di pensare, per crescere nella conoscenza, per mutare le scelte del loro cuore verso l’amore e la comprensione, ma da Gesù si aspettano solo una risposta legale, fredda e tagliente come una lama, una risposta a sfondo giuridico e quindi facilmente contestabile. Gesù risponde ai farisei ispirando loro la possibilità di un trapianto di cuore, un profondo mutamento interiore, e per questo li invita a sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda delle vibrazioni dello Spirito Paraclito. I farisei rimangono spiazzati, perché Gesù mostra loro come la causa della disputa sulla legge di Mosè, riguardante la vita di coppia, non abbia in realtà nulla a che fare con le motivazioni legali, quanto invece con una malattia dell’anima che si chiama sklerocardìa. È come se Gesù dicesse: se sei affetto da sklerocardìa “puoi scrivere un atto di ripudio e ripudiare”, se sei affetto da sklerokardìa puoi pensare che la separazione sia una soluzione, puoi pensare che dividere sia liberare, puoi pensare che un giudice possa stabilire le regole di un rapporto e, un tribunale la giustizia della condivisione o l’equa distribuzione delle responsabilità. È come se Gesù dicesse: se puoi pensare, o uomo, che la legge salverà l’amore tra le persone, sei ammalato, tanto ammalato, mortalmente ammalato della malattia più invalidante che esista, perché è la malattia che impedisce il cambiamento, la metànoia. Sei ammalato di sklerokardìa. La sklerokardìa è la malattia che trasforma il cuore spirituale di un uomo e di una donna in una lapide finché il loro cuore fisico continuerà a battere nel petto.