Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Mercoledì 10 Maggio 2023

5a settimana di Pasqua

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 15,1-6; Salmo 121,1-4b.5-6; Vangelo di Giovanni 15,1-8

Salmo 121,1-4b.5-6

Andremo con gioia alla casa del Signore.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

1 Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!»
2 Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

3 Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
4 È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

5 Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
6 Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano.

Questo salmo può essere cantato utilizzando la melodia di ANDREMO CON GIOIA ALLA CASA DEL SIGNORE
 

Vangelo di Giovanni 15,1-8

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 1 «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2 Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3 Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4 Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6 Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Vite vera

Gesù si autodefinisce la vite, la vite vera: ciò significa che si autodefinisce come la vita stessa, la sorgente, l’origine della vita.
Il fatto che Gesù sottolinei di essere la vite vera implica la presenza, nella scena della vita, di un altro attore importante da tener presente, il demonio, che, pur non essendo né vita vera né vitale, ha la forza però di proporsi all’uomo come vita, come sorgente di vita e di riferimento. Ma è solo un terribile impostore, un bugiardo mortale.
Dio Padre è l’agricoltore. I tralci sono gli uomini. Lo scopo della vita degli uomini su questa terra è glorificare il nome di Dio Padre. E cosa ci può essere di più grande e magnifico, per glorificare il nome di Dio, che essere felici, essere in pace, respirare dal cuore di Dio la sua energia, per distribuirla sotto forma di pace e di grazia?
Cosa ci può essere di più umano, per glorificare il nome di Dio Padre, che essere abbondanti di gioia, festa, generosità, ricchi di doni, bellezza, benessere vero, serenità e forza divina?
Rimanere uniti alla vite permette di portare molto frutto, un frutto di felicità. L’unità con la vite rende ogni cosa possibile; senza unità con la vite nulla è possibile. Se un individuo o una generazione di individui si stacca da Gesù, in un tempo più o meno breve smette di portare frutto, non glorifica in nessun modo il nome di Dio Padre, si secca e viene gettata via dalla vita stessa.
Rimanere uniti a Gesù non si realizza automaticamente con l’appartenere a una religione invece che a un’altra, non è partecipare a un credo invece che a un altro. Gesù si è incarnato nella storia venti secoli fa, ma anche per chi non ha conosciuto Gesù è stato possibile vivere unito e radicato a Lui pur senza conoscerne il nome e la Parola. Gesù è storico, ma appartenere a Lui e a Lui rimanere uniti è un fatto metastorico, che attraversa il tempo e lo spazio. Qualsiasi persona di questa terra o qualsiasi generazione terrestre, se nel cuore ha amato e adorato intimamente Dio e ha compiuto azioni di giustizia e di pace, gratuità e gratitudine, perdono e misericordia, in armonia con il creato, è vissuta certamente unita e radicata a Gesù anche senza conoscerne il nome. L’uomo, quando rinuncia a Gesù, non rinuncia a un credo o a una religione, ma rinuncia alla vita, alla felicità, all’evoluzione. L’uomo, quando accetta Gesù e rimane unito a Lui e alla sua Parola, sceglie di essere felice e di portare molto frutto per glorificare il nome di Dio nello Spirito.