Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 6 Maggio 2023

4a settimana di Pasqua

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 13,44-52; Salmo 97,1-4; Vangelo di Giovanni 14,7-14

Salmo 97,1-4

Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

1 Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
3
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d'Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
4
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Vangelo di Giovanni 14, 7-14

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 7 «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
8
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11 Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. 12 In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13 E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Unità

Non la forza genera unità, ma l’unità genera forza. Non l’essere forti rende uniti, ma l’essere uniti rende forti. L’unità è il sistema vitale che genera e sviluppa ogni forma di energia. Gesù ci rammenta (Luca 11,18) che perfino Satana, il divisore, il separatore, se vuole raggiungere i suoi obiettivi mortali, in tutto il suo sistema distruttivo non può conoscere separazione e disunione in se stesso e nelle sue file. Un rametto di pianta può fornire una certa resistenza alla trazione e al piegamento, ma un fascio consistente di rametti offre una resistenza molto, molto superiore. Una formica ha di certo il suo peso nell’ecosistema del bosco, ma una colonia di dieci milioni di formiche certamente ne ha un altro. Una formica, separata dal sistema unitario della sua colonia, non ha la stessa forza che può sviluppare unita al suo sistema. Un dito della mano è forte se è unito alla mano stessa e se è in armonia con tutto il movimento del braccio e del corpo, altrimenti non ha forza.
Gesù ci insegna a concepire la preghiera in un modo completamente nuovo e inedito rispetto alla religiosità comune. L’atteggiamento mentale, che concepisce la preghiera come il tentativo di conciliare alla meglio le esigenze e i bisogni umani con la volontà e l’onnipotenza divina – quasi si trattasse di un’azione tesa a imbonire una volontà sovrana e superiore –, segnala una profonda ignoranza rispetto alle forze in gioco nella preghiera. È un atteggiamento che dà ancora per scontato un profondo stato di separazione cardiaca e spirituale tra Dio e l’uomo, un’insuperabile, costituzionale divisione di intenti e prospettive. Quando Gesù indica di chiedere al Padre e di pregare il Padre nel suo nome, non indica gli interlocutori della preghiera in sé, ma il movimento delle energie supreme in atto nella preghiera quando essa si sviluppa dall’unità, dallo stato spirituale di unità.
Di certo la preghiera crea unità con Dio e con le persone con cui si prega, ma nel modo più assoluto è l’unità con Dio e con le persone con cui si prega che determina la forza, la potenza, l’onnipotenza della preghiera. Gesù sa perfettamente, come nessun altro, che la preghiera viene spenta e cancellata da qualsiasi forma di separazione e divisione interiore e relazionale. Per questo l’unità del cuore, l’unità con i fratelli è la condizione prima, il fondamento stesso della preghiera (Matteo 23,24). La preghiera è unità nella sua essenza, nella sua forma ed espressione più alta, è unità nel suo stesso obiettivo. Nulla come l’unità rende potente ed efficace la preghiera (Matteo 18,20) e, al tempo stesso, nulla come la preghiera conduce all’unità.
Chiedere e pregare Dio nel nome di Gesù non significa usare il nome di Gesù per arrivare a Dio: in questa visione c’è ancora separazione, distanza. Significa invece unirsi intimamente, totalmente e completamente a Gesù che è inscindibilmente unito al Padre e allo Spirito Consolatore e Difensore. Significa abbandonarsi totalmente al suono, alla grazia, alla dolcezza, alla gentilezza, all’onnipotenza provvidente del suo nome. Chiedere e pregare, per amore e nell’amore tenerissimo e travolgente del nome di Gesù, crea uno stato di unione interiore con il cuore di Dio che rende la preghiera potente, onnipotente, capace di ogni cosa.
È difficile che tutta la storia umana e la chiesa possano scrivere una preghiera più alta, evoluta, geniale, semplice, potente, sintetica, efficace, unente, illuminante, profonda, rasserenante, pacificante e guarente della preghiera dossologica per Cristo, con Cristo, in Cristo. L’umanità potrebbe conoscere un’evoluzione sociale, scientifica, culturale, spirituale, politica per ora inimmaginabile se solo cominciasse con amore, con abbandono totale e tutta insieme, a riempire il cuore e la mente, il canto e le azioni di questa preghiera, di quest’unica semplicissima, inarrivabile preghiera, la vera e unica sorgente di unità: per Cristo, con Cristo, in Cristo.