Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Martedì 21 Marzo 2023

4a settimana di Quaresima

Parola del giorno
Ezechièle 47,1-9.12; Salmo 45,2-3.5-6.8-9; Vangelo di Giovanni 5,1-16

Salmo 45,2-3.5-6.8-9

Dio è per noi rifugio e fortezza.
Oppure: Con la tua presenza salvaci, Signore.

2 Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
3
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare.

5 Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
6
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.

8 Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
9
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra.

Vangelo di Giovanni 5,1-16

1 Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2 A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, 3 sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
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Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. 6 Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?» 7 Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». 8 Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». 9 E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. 10 Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». 11 Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». 12 Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?» 13 Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
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Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». 15 Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 16 Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Vuoi guarire?

Raccontato solo da Giovanni, questo è il terzo miracolo compiuto da Gesù dopo le nozze di Cana e dopo la guarigione del figlio del funzionario governativo.
La guarigione del paralitico alla piscina di Bethzatha o Bethesda – dall’ebraico Bet Chesed “Casa della Misericordia”, a sua volta dal caldeo Bet Chesda, “Casa della Grazia” – accade in giorno di sabato, un sabato di una festa importante. Gesù sale dalla Galilea a Gerusalemme, compiendo i 900 metri di dislivello in due, tre giorni di cammino. Arriva alla porta delle pecore, la porta attraverso la quale le pecore entravano nelle stalle, per poi accedere alla spianata del tempio per i sacrifici: si tratta quindi di una porta che conduce direttamente al tempio. Qui vi era la piscina di Betzatà con cinque portici, presso la quale giacevano un’infinità di ammalati, ciechi, zoppi, storpi e molti altri, tutti in attesa che l’acqua si agitasse. Secondo una tradizione antichissima, attestata già dai tempi di Melchisedec, ogni tanto un angelo scendeva dal cielo e agitava l’acqua, rendendola miracolosamente terapeutica contro ogni male; la gente naturalmente non vedeva l’angelo, ma intuiva la sua presenza dal solo caratteristico movimento dell’acqua. Quando l’acqua si muoveva – ciò poteva accadere una o due volte la settimana – e quindi diveniva straordinariamente terapeutica, chiunque fosse infermo e avesse avuto la possibilità di scendere per primo nell’acqua, riacquistava senz’altro la salute.
I farisei e i dirigenti del popolo, ovviamente, non credevano affatto alla discesa dell’angelo, ma consideravano la piscina una sorgente comunque dotata di particolari qualità curative, così era anche per i romani e i greci che la usavano. La piscina rappresentava una situazione che i dirigenti del popolo avevano imparato da subito a volgere a loro vantaggio. Infatti da una parte garantiva al potere il controllo, la gestione e il monitoraggio della sofferenza e della povertà, attraverso la sottomissione  del popolo, sotto la pressione di antiche credenze tra religione e magia, dall’altra il vantaggio economico dei dirigenti del tempio che, gestendo la piscina, garantivano l’entrata in acqua, in tempo utile, solo ai malati ricchi e abbienti, riservando loro il posto. I poveri, che non avevano di che pagare, potevano invece aspettare anche molti anni prima che qualche guardiano pietoso si prendesse a cuore la loro sorte e aiutasse uno di loro a scendere nell’acqua per uscirne risanato. Il tempio è la sede del potere e della paralisi spirituale, la piscina è la sede del popolo, il luogo della sottomissione e della sofferenza. 
Gesù sa, sa dell’oscena ingiustizia, sa del mercato, sa dei 38 anni del vecchio senza la carezza di un gesto di pietà, Gesù sa che nel tempio si celebra la festa religiosa e in piscina lo scempio dell’ingiustizia e della solitudine disperante. Gesù si autoesclude dai festeggiamenti, non va al tempio, ma va dove la gente soffre ed è schiacciata.
L’uomo infermo è affetto da una duplice infermità: la propria malattia e la solitudine dei poveri; Gesù prende l’iniziativa e dona una duplice guarigione: la salute e l’amore. Per fare ciò Gesù si separa drasticamente da ogni forma religiosa, che per sua natura è legalista, formale, persecutoria, così avulsa dalla realtà della gente da essere incapace di cogliere la sofferenza dell’uomo e la divinità della presenza messianica del Cristo, di provare gioia di fronte alla vita che rinasce. Gesù si separa da questa religiosità malsana e si sostituisce alla sorgente terapeutica della piscina.
Così come è accaduto al pozzo di Giacobbe, Gesù si sostituisce storicamente a tutto ciò che per l’uomo era sinonimo di salvezza, guarigione, liberazione, risurrezione e vita. Anzi, ci mostra come nel tempo e nel tempio siamo stati noi che abbiamo sostituito lui, che è la Vita, con culture di morte, leggi senza onore, abitudini irrazionali, tradizioni inutili, religioni vuote, leggi e precetti che conducono lontano dall’amore. Gesù si sostituisce all’acqua della piscina e alla legge del sabato, perché desidera liberare l’uomo, ogni uomo, dalla paralisi interiore dell’anima. Questo provoca una reazione ostile e violenta da parte dei dirigenti del popolo, che in Gesù vedono sciogliersi, in un attimo, come neve al sole, il loro potere fondato sull’ignoranza e sulla sottomissione del popolo e, al tempo stesso, vedono sparire ogni possibile vantaggio economico, nella fattispecie, anche quello legato agli introiti della gestione della piscina.
Gesù trasgredisce la legge del sabato in nome dell’amore per l’uomo, i dirigenti del popolo trasgrediscono l’amore per il prossimo in nome della legge del sabato.
Vuoi guarire? – in greco thèlei hyghiès ghenèsthai, letteralmente vuoi sano-salvo diventare dice Gesù all’ammalato.
In verità Gesù non chiede all’ammalato se desidera guarire, diventare sano, chiede qualcosa di molto più profondo ed esteso, rispetto alla guarigione e alla salute. Il verbo ghìnomai, “sono generato, divento” – dall’accadico qinnu, “generazione” – è unito all’aggettivo hyghiès, “sano, in buona salute, robusto, intatto, incolume” ma anche “sincero, fedele, giusto”. L’etimologia di questo aggettivo, di origini sanscrite-indoeuropee, illumina però di ulteriore luce e sapienza il suo significato: hyghiès è formato dalla particella y-, che significa “bene”, unita alla radice gwi-, “vita”. Quindi letteralmente hyghiès significa: “che vive bene”. Ma andando più a fondo, la radice sanscrita gwi è alla base della formazione di bìos, “vita, esistenza”, e di zoè, “vita”, nonché del verbo latino vìvere, “vivere, avere vita, essere vivo”. È quindi “esistenza, modo di vivere, essenza di vita, ogni sostanza per la vita”.
Gesù in realtà chiede: Desideri essere generato nella Vita? Magnifico! Non sono più la tradizione, la legge, la religione che salvano, ora, ciò che salva, lo si trova solo in Gesù Signore, e la guarigione che lui porta e dona è guarigione totale, rigenerazione alla vita, alla vita vera e completa.
Nel tempo in cui i dirigenti dei popoli, per i loro vantaggi economici, stanno decidendo come distruggere l’umanità, i popoli possono ancora allungare la mano e la voce del cuore a Gesù, Signore della Vita, e implorare di essere rigenerati a una vita nuova, completamente nuova. Vincerà chi avrà desiderato più forte.