Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 19 Novembre 2020

33a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Apocalisse 5,1-10; Salmo 149,1-6a.9b; Vangelo di Luca 19,41-44

Salmo 149,1-6a.9b

Il Signore ama il suo popolo.

1 Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
2 Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion.

3 Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
4 Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.

5 Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
6 Le lodi di Dio sulla loro bocca.
9 Questo è un onore per tutti i suoi fedeli.

Vangelo di Luca 19,41-44

In quel tempo, Gesù 41 quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa 42 dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
43
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; 44 distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

Shiloh

Gesù piange. Piange lacrime umane che scendono da occhi divini. Piange su Gerusalemme e per Gerusalemme. Piange su quello che Gerusalemme è e rappresenta. Gerusalemme è la città, la storia, il popolo che Dio ha preparato nei millenni all’appuntamento con quello che porta alla pace, il Figlio, il Dio incarnato che viene ad abitare in mezzo agli uomini. Gerusalemme rappresenta anche l’umanità che ha ridicolizzato e disprezzato quello che porta alla pace. Gesù piange su Gerusalemme città della storia biblica e su Gerusalemme simbolo delle città disperate di questa generazione. Gesù piange, piange perché il non avere riconosciuto il momento, il tempo, l’ora in cui è stata visitata da Dio, dal principe della pace, per Gerusalemme è una tragedia, anche se non lo sa. Se Gerusalemme città e Gerusalemme umanità non hanno saputo comprendere e conoscere il giorno in cui sono state visitate da Dio, cos’altro potranno comprendere e conoscere dell’esistenza e della vita? Quale altra visita potranno apprezzare e condividere, comprendere e amare? Se l’uomo non comprende la visita di Dio, cos’altro potrà comprendere?
Gerusalemme non ha compreso, conosciuto, amato la visita di quello che porta alla pace, Gesù, l’unico volto della pace, lui stesso così si autodefinisce in questa pagina del vangelo. Se Gerusalemme non accetta l’unico volto della pace esistente, non ci saranno altri volti da comprendere e amare. E se Gerusalemme accetterà nella storia altri volti, questi non potranno che essere volti d’impostori ingannevoli e di lupi rapaci. L’ultimo nome che Gesù usa, per definire se stesso prima di entrare nei giorni della sua tortura e uccisione e poi lasciare da risorto questa terra, è quello che porta alla pace. Sarà una coincidenza ma quest’ultimo nome, che Gesù dà a se stesso e in cui raccoglie tutto il suo essere e il suo mandato, è perfettamente identico nel significato al primo nome con cui Gesù, il Messia, è profetizzato nei testi del primo testamento, in Genesi 49,10: Shiloh, che significa appunto, il Principe, il Condottiero della pace.
Gesù, quello che porta alla pace, piange su Gerusalemme e profetizza la sua totale distruzione, perché Gerusalemme, non avendo riconosciuto il Signore della pace, non potrà che riconoscere e seguire il signore della guerra e della distruzione. Gesù non minaccia Gerusalemme umanità ma le rivela esattamente cosa le accadrà e perché.
Quello che porta alla pace sta tornando. Lui sta tornando perché il cuore dell’uomo non ce la fa più a vivere senza la sua pace, non ce la fa più. Ma colui che torna, non torna in una culla, non sarà più possibile coprirlo di ridicolo, di sputi e ingiurie, massacrarlo e torturarlo su una croce fino a ucciderlo. Quello che porta alla pace torna certamente in pace e per la pace, ma nessuna mano umana potrà sfiorarlo, nessun occhio potrà guardarlo con sguardo superbo e indagatore, nessuna catena potrà essere messa ai suoi polsi, nessuna bocca potrà disonorarlo, nessuna mente potrà denigrarlo e farsi domande, nessun ginocchio potrà reggere se non in ginocchio. Quello che porta alla pace sta tornando e il suo vento si alzerà gagliardo e irrefrenabile e spezzerà le pietre di tutto ciò che Gerusalemme ha costruito senza di lui e contro di lui. Il vento gagliardo del Paraclito Santo gonfierà le vele, le vele dell’immensa imbarcazione dell’umanità che crede e ama il Signore, per una navigazione senza fine, magnifica e gloriosa.

Tu sei

Testo e musica di Paolo Spoladore

Tu sei la prima stella del mattino
Tu sei la nostra grande nostalgia
Tu sei il cielo chiaro dopo la paura
Dopo la paura d'esserci perduti
E tornerà la vita in questo mare

Soffierà soffierà il vento forte della vita
Soffierà sulle vele e le gonfierà di Te
Soffierà soffierà il vento forte della vita
Soffierà sulle vele e le gonfierà di Te

Tu sei l'unico volto della pace
Tu sei speranza nelle nostre mani
Tu sei il vento nuovo sulle nostre ali
Sulle nostre ali soffierà la vita
E gonfierà le vele per questo mare

Il brano Tu sei è contenuto negli album Così e Tu sei, Paolo Spoladore, © 1989 e 1999 Usiogope Edizioni.
Nella sezione "Musica per Lodare" disponibile mp3 ascoltabile cliccando ASCOLTA.